Capitolo 2

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La sala è zeppa di persone sedute rispettivamente ai loro tavoli in attesa dell'inizio e soprattutto desiderosa ed impaziente di assaggiare i piatti da me scelti per questo grande evento. Prima di entrare lancio una fugace occhiata verso le cucine. Dalla finestrella ovale della porta riesco a scorgere quelli che saranno i miei colleghi e dipendenti, ma che io preferisco definire come amici, come il mio braccio destro, che mi hanno supportato nelle ore di preparazione e che ancora adesso sono immersi nel loro lavoro. Concentrati, svelti e tempestivi rifiniscono tutto alla perfezione e passano rapidi i piatti ai camerieri. Quest'ultimi, vestiti con la loro divisa nuova e sgargiante, ripongono tutto su carrellini di acciaio inox coperti con un'impeccabile tovaglia bianca dalle rifiniture argentate. Le portate vengono poste con cura e nascoste sotto apposite cloche per tenerle al caldo. Seguo con gli occhi i camerieri scattare verso il grande salone seguendo le indicazioni del capo sala. -Un delicatissimo lavoro di squadra- ecco che cos'è il ristorante. -Non ci posso ancora credere che dopo oggi Manuela ed io coordineremo tutto questo insieme.-

-E' ora- mi comunica Manuela facendomi strada.

Al centro con il microfono in mano, sta parlando suo marito. E' la prima volta che lo vedo in giacca e cravatta. Sono solita ammirarlo a lavoro con il grembiule addosso e la fronte aggrottata, concentrato su come miscelare ogni ingrediente nel modo giusto.

Ora invece appare tranquillo, spensierato, orgoglioso di ciò che ha costruito con fatica ed impegno insieme a sua moglie e a suo figlio.

-Sono orgoglioso di inaugurare l'apertura del nostro secondo locale di ristorazione in questa città. Ringrazio voi tutti che siete qui e che ci avete sostenuto con amore da quando siamo arrivati. E ringrazio ancora di più mia moglie che mi ha supportato in questo progetto da me così desiderato. Ma una parola speciale va a una ragazza con un grande talento ed un grande cuore a cui sono lieto di lasciare la gestione di questa sede in cooperazione con mia moglie. E' ancora un'adolescente, ma la sua passione e il suo interesse verso la cucina, i sapori, le materie prime e verso tutte quelle peculiarità che stanno alla base della ristorazione, sono ammirevoli e sinceri. Sono certo che farà strada in questo campo. E ne sono certo perché proprio come lei e mio figlio mi hanno insegnato, e forse anche grazie al mio stesso percorso da cuoco, se una passione è sincera e forte, se si è veramente disposti a sudare e a faticare per questa, allora sì che una passione può divenire lavoro, carriera e vita.- Un lungo sospiro interrompe il suo discorso. Si volta verso di me ed allunga un braccio – Sono orgoglioso di presentarvi Adele, la nuova capo cucina del "Petit chef"-

Avanzo lentamente a testa alta. Tra i tavoli riconosco molte persone: i miei genitori, le mie amiche, i miei professori, Landon. Ci sorridiamo. Il mio sguardo si perde tra le sue iridi verdi e luminose. Respiro affondo. Ecco, tocca a me. E' il mio momento. Eppure la voce non vuole uscire come se rimanesse incastrata tra le corde vocali. Landon mi fa un occhiolino. -Sei perfetta- riesco a cogliere dal movimento delle sue labbra. Ed è da quella parola che inizio il mio discorso. La mia mente si riempie prima di immagini confuse e di ricordi, e poi si svuota schiarendosi finalmente.

-Perfezione. E' questa che volevamo raggiungere oggi allestendo questo evento. Ma che cos'è veramente la perfezione? E soprattutto esiste sul serio? Qualche mese fa vi avrei risposto di sì, che esiste e che può essere raggiunta, ma ora non ne sono più tanto sicura.

Per me la perfezione è la dose giusta di zucchero nella crema o nel cioccolato; è la cottura della pasta che assolutamente non deve essere né scotta ma né dura da romperti i denti; ed è la lievitazione della pizza abbastanza alta ma allo stesso tempo leggera e facilmente digeribile. Per me la perfezione è una serata con gli amici in cui la testa è libera da pensieri negativi ma piena di risate e complicità. La perfezione per me è la colazione con mio padre con brioche e cappuccino.

Ma non è stato sempre così. C'è stato un periodo in cui il mio mondo perfetto era costituito dal silenzio, dall'ordine in ogni suo dettaglio e dalla precisione in ogni mio gesto, in ogni mio prodotto, in ogni mio pensiero. Ma ben presto ho scoperto che questa non era la perfezione e che tutto ciò che ritenevo impeccabile in realtà era perfettamente sbagliato. Forse non lo era per i professori che correggevano ottimi compiti, per la donna delle pulizie che trovava sempre la mia camera pulita e profumata o per i miei compagni a cui arrivavano giornalmente i compiti svolti da poter consegnare come frutto del loro ardito impegno. Tutto ciò però non era giusto né per me e né per chi mi voleva bene.

La perfezione è soggettiva, è solo un punto di vista. Quello che è bello per me può non esserlo per tante altre persone. Oggi per me questo posto è stupendo, come lo è il progetto che insieme a Manuela e suo marito Pierre abbiamo realizzato. E lo è anche la prospettiva del mio futuro.

Se mi avesse chiesto a settembre come sarebbe stato il mio futuro non so cosa vi avrei risposto. Forse neanche riuscivo a immaginarlo un futuro per me e sicuramente non me ne sarei mai aspettata uno circondata da dolci e da piatti caldi e gustosi.

Ho odiato questo mondo per un po' per poi scoprire di amarlo alla follia. Lo odiavo propri come odiavo me stessa. Ma poi sono rinata, mi sono vista con occhi diversi e tutto è cambiato.

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