La Vigilia di Natale arrivò serena e circondata da una strana sensazione di pace e tranquillità. Con i miei genitori addobbammo la casa da cima a fondo ad incominciare con il grande albero di Natale, ornato da palline blu ed argentate e coronato da una punta a stella lucente. Appendemmo luci giallastre fuori alle finestre e comprammo alcuni pupazzi e statuette da esporre nel vialetto. Tutto ora sapeva di allegria. Tutto ora aveva acquisito una strana magia che mi riportava ai vecchi tempi quando eravamo ancora una famiglia unita e quando mia nonna paterna, ancora in vita, si presentava davanti alla porta di ingresso con una scatola di biscotti con le gocce di cioccolato fatti in casa. Biscotti che anche mia madre, quando ero appena una bambina, sgranocchiava insieme a me davanti al dolce tepore del fuoco e stringendo in mano o una tazza di latte o di tè fumante. Mi mancava quel sapore dolce e delicato dei biscotti, così come il loro aroma alla cannella e la loro friabilità che si abbandonava in bocca. Per questo per la colazione di Natale, tirai di nuovo giù dallo scaffale il libro di ricette di mia nonna che ancora costudivo con cura. Preparai l'impasto la mattina presto e quando i miei genitori scesero separati dalle loro rispettive camere, trovarono sulla tavola apparecchiata un vassoio di cookies fumanti. Mio padre rise. Era una risata di gioia con cui scaricava tutta l'ansia accumulata nei giorni passati. Mia madre semplicemente sorrise e si portò con un'espressione amorevole le mani sul naso e la bocca per celare l'emozione.
-Mi sentivo in vena- avevo affermato sfilandomi i guantoni da cucina -Avevo nostalgia di ciò e della vecchia me.-
Ci sedemmo attorno al tavolo ed afferrai, sotto gli occhi stupiti ed eccitati di entrambi, un paio delle mie creazioni. Li appoggiai su un tovagliolo e spezzando la prima a metà, la lasciai sprofondare nel latte con un leggero sussulto. Afferrai il cucchiaino e, dopo un paio di secondi, estrassi la parte galleggiante e la portai alla bocca. Il liquido caldo aveva ammorbidito la pasta che ora, morbida e sottile, si disfaceva in bocca sciogliendo le gocce di cioccolato, che calde mi sporcarono le labbra. Erano un'esplosione di dolcezza. Quelle piccole gemme chiare ed appena maculate nascondevano nella loro semplicità una bontà ammaliante. La loro forma perfettamente rotonda, il loro profumo irresistibile ed il loro aroma sopraffino, mi riportarono con la mente e con i sensi ai momenti speciali dell'infanzia. Mi riportarono insomma allo stato di pace e di allegria di quando ero bambina.
-Sono favolosi chérie!- aveva esclamato mia madre prendendone un altro dal piatto.
Le feste Natalizie trascorsero troppo velocemente portandosi con loro un po' di nostalgia e di rimpianti. Non gustai tutte le portate preparate da me, da mio padre e dai nonni francesi che ci vennero a trovare, ma provai a sforzarmi aumentando le dosi dei piatti che più mi riusciva semplice mangiare.
In quei giorni di festa non persi l'occasione né di rivedere Landon ed i miei amici, né di chiacchierare ed uscire a fare spese con mia madre. Landon, nonostante i chiarimenti con Pierre, era cosciente che suo padre covava ancora in sé un senso di rancore verso quel figlio che non aveva intenzione di seguire la sua strada.
Mia madre invece, mantenendo sempre il suo comportamento rigido e preciso, si sforzò di limitare le discussioni con Antonio e di recuperare con me il tempo perduto. Girammo per la città e mi comprò libri e vestiti a più non posso, e trascorremmo ore davanti al tepore della fiamma del cammino a spettegolare sulle nuove coppie amorose di quest'anno: quella di Vittorio ed Evelin che erano sempre più affiatati, quella di Charlotte e Martino che ogni tanto vacillava, e quella mia e di Landon. Le raccontai in particolare della sua domanda all'accademia di fotografia e alla reazione del padre.
-Non è facile accettare per i figli un futuro diverso da quello sicuro e prosperoso che ci si era prefissati.- aveva costatato portandosi la tazzina di caffè alle labbra. Ne sorseggiò un sorso e chiudendo gli occhi esclamò: -Quanto mi era mancato l'aroma del caffè italiano.-
-Vorrei che si rendesse solo conto delle capacità immense che ha suo figlio.- ribadii il discorso
-Ma secondo me lui le riconosce- convenne Alexia – Ma è troppo presuntuoso per ammetterlo. E' una caratteristica di noi francesi.-
Sorridemmo entrambe -E tu che ne pensi? Se verrà accettato vivrete per parecchio tempo a tanti chilometri di distanza. Non lo avrai più qui con te.-
Abbassai lo sguardo -Non lo so. Credo che ce la faremo comunque. Ai giorni d'oggi, con i mezzi tecnologici che abbiamo riusciremo a rimanere sempre in contatto. –
-Hai ragione.- confermò accarezzandomi la schiena -Ce la farete.-
***
E poi arrivò anche Capodanno che festeggiammo allegramente con la famiglia di Landon. Indossai un vestito dorato che si abbinava ai miei capelli flavi; ed un paio di tacchi alti dodici centimetri sui quali a malapena riuscivo a restare in equilibrio. Eravamo intorno al tavolo quando sorpresi mia madre a discutere allegramente con Pierre.
-Sua figlia ha un talento eccezionale nel mondo della cucina. Per non parlare della sua educazione e della sua bellezza. Avete messo al mondo una creatura splendida- si congratula con Alexia sfoggiando un ampio sorriso.
-Sono onorata- risponde lei facendo roteare tra le mani il calice di vino rosso – Anche suo figlio non è da meno. Adele parla continuamente di Landon, della sua dolcezza e della sua simpatia. E' veramente un ragazzo d'oro.- si interrompe un attimo per riprendere fiato -E poi ho visto le foto che ha scattato ad Adele. Sono incantevoli! Sono sicura che diventerà un fotografo di successo.-
Pierre abbassa la testa e beve un sorso di vino senza proferire parola.
-Sa- riprende mia madre portandosi con il busto in avanti -Quando Adele era piccola praticava danza classica come me. Sognavo grandi cose per lei. Sognavo che intraprendesse quella carriera da ballerina alla quale avevo rinunciato. Ma poi è cresciuta e ha percorso la sua strada. Rimasi stravolta quando mi confessò che non voleva più danzare, ma poi l'ho vista all'opera in cucina, tra i fornelli. L'ho vista diventare forte e sicura di se rendendomi ancora più fiera di lei. L'ho vista ed ho pensato subito "questa è la ragazza decisa e coraggiosa che desideravo che diventasse". Non c'è orgoglio più grande di avere un figlio capace di intraprendere con perseveranza e maturità le proprie scelte?-
Pierre volge lo sguardo verso Landon intento a scattare foto ai parenti. Sorride e poi ritorna a guardare mia madre. -E' già, non c'è orgoglio più grande.-
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Il Sapore della felicità
Teen FictionIl romanzo che vi propongo è un viaggio verso la ricerca di se stessi e della propria identità attraverso un percorso fatto di salite e discese, esperienze e riflessioni. Nel mio scritto ho cercato di ricordare i bisogni e le bellezze della vita, co...