Capitolo 5

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Torno a casa con uno strano sapore di amaro in bocca. Non mi sono fermata a studiare a scuola oggi. Un altro secondo passato là dentro e sarei soffocata. Mi consolo con il pensiero che i corsi pomeridiani riprenderanno solo da domani e che quindi non mi sono persa nulla di importante.

Quando apro la porta di casa trovo sorprendentemente mio padre steso sul divano. E' tornato dal lavoro prima del previsto e ciò mi infonde un leggero timore. Non so se in questo momento sono pronta ad affrontare un confronto che si preannuncia inevitabile.

-Ehi- mi saluta dolcemente -Com'è andata oggi?-

Potrei rispondere a questa domanda in tanti modi ma in tutti il finale non sarebbe lieto e di suo gradimento. Noto i suoi occhi desiderosi di ricevere una risposta positiva e rassicurante. So che non vede l'ora che gli dica che è andato tutto a gonfie vele e che mi metta a raccontare ogni fatto nei minimi dettagli come ero solita fare fino a qualche tempo fa. Non sa quanto avrei voglia anche io che la storia si ripetesse e che non fosse cambiato nulla. Purtroppo però i miei desideri vengono ormai spenti ogni volta che sento che le cose possano andare finalmente per il verso giusto.

-Abbiamo un nuovo compagno di classe.- rispondo alla fine versandomi un bicchiere di aranciata che ha lasciato nello spremi agrumi apposta per me.

-E com'è simpatico?-

-E' un tipo- commento in difficoltà

-Che vuol dire un tipo?- insiste alzandosi ed aprendo la credenza. Tira fuori la scatola di biscotti e merendine e la posa sul tavolo di fronte a me. E' il suo modo implicito di ricordarmi dello spuntino del pomeriggio. Sbuffo e afferro il primo pacchetto di dolci che mi capita in mano.

-Sembra un ragazzo intelligente...- bofonchio sedendomi sulla poltrona a gambe incrociate.

-Ma che ha che non va?-

Aspetto qualche secondo prima di rispondere e poi sbotto. Tutte le emozioni accumulate nella giornata vengono a galla in poche parole, che si rivelano essere dirette ed irruente -Mangia di tutto e come un animale. E fa commenti stupidi.-

-E' questo il problema? Non ti piace come mangia?-

-E' complicato.- bisbiglio sgranocchiando il primo oro ciok.

-Almeno lui mangia.- commenta sarcastico

-Ora non iniziare.- ribatto aggrottando la fronte.

Lo vedo camminare lungo il corridoio ed afferrare il mio zaino. -Merda, merda, merda.- ripeto mentalmente. Mi giro a guardarlo mentre ritorna verso di me. Non c'è bisogno che dica nulla, la sua espressione delusa è abbastanza evidente. Nelle mani stringe il mio porta pranzo ancora pieno e le sue labbra sono serrate rigidamente per non esplodere come una furia.

-Non mi sono sentita bene dopo tutte quelle battute e quei pasti enormi e non ce l'ho fatta...- provo a giustificarmi, ma la mia voce mi tradisce sfumando in un leggero balbettio.

-Non voglio sentire spiegazioni Adele. Lo vuoi capire che così ti stai facendo del male?- esclama sbattendo l'insalata sul tavolo.

La reazione inattesa mi prende alla sprovvista e mi fa sussultare. So che ha ragione, ma le cose sono molto più ingarbugliate e difficili di quanto creda. -Non lo faccio apposta- dichiaro abbassando lo sguardo.

Lo sento sospirare a fondo per riprendere la calma. -Lo so, mi dispiace scusa. Ma questa sera non ci sono storie: pasta al sugo e anche il secondo.

-No ti prego la pasta no!- supplico incrociando le mani. Si gira dall'altro lato come se non mi avesse sentito.

Sembra stupido e da bambini udire una protesta del genere ma per chi è passato tra la paura di mettere qualcosa sotto ai denti sa che certi piatti, ingeriti specialmente di sera, possano essere alquanto destabilizzanti. Può apparire come un capriccio insignificante, un problema inutile ed infondato, ma dietro quella protesta vi sono insicurezze, paure, allucinazioni.

Il Sapore della felicitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora