Mi prendo qualche secondo per respirare e per rilassarmi prima di aprire delicatamente la porta del ristorane di Pierre. Il locale è ancora vuoto. Dalle grandi vetrate si possono solo scorgere i camerieri che iniziano ad apparecchiare i primi tavoli e gli chef che si attrezzano di giacca e cappello per realizzare le loro magie. Entro cautamente e saluto con un cenno della mano il personale che notandomi mi sorride cordialmente.
Avanzo lentamente, un po' intimorita di entrare in quella macchina perfetta in cui io rappresento un cavo estraneo, o per meglio dire, un'aggiunta fuori programma che deve essere in grado di dotare il grosso meccanismo di un briciolo di velocità in più.
Sono troppo concentrata ad osservare come uno dei camerieri posiziona ordinatamente ogni posata ed ogni bicchiere sul tavolo, quando vengo colta di sorpresa dalle braccia robuste di Landon che mi cinghiano la vita. Mi schiocca un buffetto sul collo ed io rido leggermente in imbarazzo. Improvvisamente tutti hanno interrotto il loro lavoro e ci guardano di sottecchi sorridendo teneramente. Ai loro occhi appariamo come la classica coppia giovanile e spensierata pronta a vivere appassionatamente la sua prima e vera storia d'amore. Ai loro occhi appariamo come la rappresentazione vivente del ricordo della loro serena adolescenza ormai conclusa ma che lascia dentro di loro nostalgici ed allegri rammenti.
-Vieni- mi invita Landon stringendomi la mano -Ti faccio vedere dove puoi cambiarti.- Lo seguo continuando a scrutarmi intorno come se fosse la prima volta che mettessi piede in questo posto. Cerco di memorizzare accuratamene ogni dettaglio per prevenire casi di urgenza. Lo spogliatoio in cui Landon mi conduce si trova dietro le cucine. E' un piccolo ambiente a pianta quadrata in cui donne e uomini si alternano per indossare la divisa da lavoro. Manuela ci raggiunge poco dopo con il mio grembiule ed il resto della divisa in mano: -Pierre sta svolgendo alcune faccende importanti prima dell'apertura, ma mi ha detto di darti questa. Eviterai così di sporcarti i tuoi vestiti puliti.- Il viso leggermente paffuto di Manuela si colora di una luce solare che si riflette nelle mie retini grigie. -E' ammirevole da parte tua venire a lavorare qui.- aggiunge poco dopo -Non tutti nella tua situazione lo avrebbero fatto.- La sua espressione è vera e sincera e dai suoi occhi traspare tutta la fiducia e la buona opinione che detiene in me. Ricambio il sorriso nervosamente e socchiudo la porta per spogliarmi. Controllo premurosamente la taglia dei capi prima di indossarli. Sono tutte xs, eppure aprendole mi sembrano enormi per un fisico snello e fine come il mio. Di fatti indossandoli noto che i pantaloni mi vanno leggermente larghi in vita e che la giacca crea due bombette d'aria sulle spalle. Raccolgo i capelli in una lunga coda di cavallo e sorseggio un goccio d'acqua dalla bottiglia che tengo in borsa prima di uscire. Mi guardo allo specchio riposto sulla parete della stanza. -Ce la posso fare- ripeto a me stessa -Sono nata per questo.-
Esco di lì per entrare a passo svelto nelle cucine. Landon è già all'opera accanto a suo padre, il quale mi saluta festosamente agitando la mano. Alzo gli occhi verso l'orologio. E' già mezzogiorno e tutti incominciano a prendere i loro posti. Gettando lo sguardo verso la grande sala noto che molti tavoli hanno il cartellino della prenotazione. Odo delle voci che parlano di due compleanni in programma, con pasti completi e torte già stabilite e preparate. Le palpitazioni del mio cuore aumentano quando noto i primi clienti entrare. Una clientela che aumenta ogni minuto in più. Tutti si mettono all'opera azionando la grande macchina. Si incominciano a percepire i tintinnii delle prime casseruole e delle cucchiarelle che passano veloci da una mano all'altra fino a cascare, una volta utilizzate, nel lavandino. Resto con la mente sospesa nel vuoto, indecisa su come agire. Sento i primi aromi diffondersi nella cucina, così come noto i primi piatti prendere forma. Colori, espressioni, cibi e miscele diverse si mescolano creando l'atmosfera tipica dei ristoranti in cui ogni lavorante si dà da fare per concludere con successo il proprio servizio. Rimango ferma, persa nella velocità e nell'astretta della grande macchina fino a quando Pierre, afferrandomi delicatamente per la manica della giacca mi conduce accanto a un bancone. -Ti affido a lei- esclama a gran voce per farsi sentire – Si chiama Graziella e si occupa delle portate principali.- Graziella è una donna dalla corporatura tozza e robusta. La giacca le si stringe attorno le braccia e al busto mettendole in risalto il seno prosperoso. Colgo una manifestazione di gentilezza e di benvenuto sul suo volto, manifestazione che dura però solo un attimo per tornare poi concentrata sul suo lavoro. -Serve il trito di verdure per il ragù di carne- scandisce appena avvicinandomi il tagliere. Guardo la carota, il sedano e la cipollina riposte lì accanto. Deglutisco ed in un secondo colgo al volo ciò che devo fare, entrando anche io a far parte della grande macchina. Mi inserisco con destrezza e rapidità preparando velocemente il soffritto per il sugo. Verso poi il macinato che attutisce nella grande pentola con un tonfo energizzante. Lo lascio cucinare qualche minuto e poi lo bagno appena un po' con il vino. Dopo averlo lasciato evaporare per alcuni secondi, aggiungo la passata di pomodoro. La carne si colora di un rosso fuoco intenso ed invitante che mescolo cautamente e con forza per farla rapprendere. La cottura richiede parecchi minuti e molta pazienza ma per fortuna l'ordinazione è per gli invitati della festa di compleanno che verranno all'una. Proseguo allora con altri piatti e richieste, continuando a curare comunque la consistenza del sugo ed aggiungendo poco alla volta sale e pepe.
Ogni tanto per prendere aria, mi scanso dai fornelli gettando un occhio verso i tavoli pieni. Mi soffermo a scrutare come il cliente indeciso ed ammirato sfoglia il menù. Ogni piatto lo attira per un motivo preciso che può essere legato all'amore verso una particolare o tradizionale ricetta; al sapore prelibato dato da particolari ingredienti; o alla voglia di sperimentare nuove portate dagli accostamenti più insoliti. -E' difficile essere un cliente.- ammetto mentre lo osservo -Ogni volta che ci si siede in un ristorante si è sottoposti ad infinite scelte: se cedere agli antipasti sfiziosi o se passare subito alla portata principale per paura di non riuscire a gustarsela come si deve; se prediligere un ricco piatto di pasta o prendere direttamente il secondo di pesce o di carne, oppure ordinare entrambi; se lasciarsi trasportare dai ricordi seguendo la tradizione o se convincersi a provare qualcosa di nuovo. Per non parlare dell'azione finale, nonché quella più difficile di tutte: trovare un angolino dello stomaco ancora vuoto per ospitare un dolce. Un dolce cui scelta anche questa volta non sarebbe stata facile, ma che sicuramente avrebbe coronato in qualche modo quel pranzo o quella cena perfetta.
E' l'una precisa quando il festeggiato entra in sala con i suoi parenti e amici. Li noto sfilare nel salone uno dietro l'altro in perfetto ordine ed eleganza, per poi sedersi chiassosamente al loro tavolo. Il ragù è quasi pronto, ma abbiamo ancora un po' di tempo per concludere la preparazione del primo smorzando la fame con gli antipasti, che già impiattati, vengono spediti a tutta velocità dagli affamati desideratori. Graziella ed io mettiamo a bollire l'acqua della pasta per cuocere le tagliatelle. Il loro splash nella pentola mi schizza appena e mi fa sorridere. Erano secoli che non sorridevo all'udire quel rumore.
Quando il tempo di cottura giunge al termine scoliamo le tagliatelle ed incominciamo ad impiattarle. Il sugo di carne cala leggero su quelle strisce giallognole e dense, dotandole di un aspetto e di un odore sopraffini. Non mi serve assaggiare per conoscerne il sapore, riconosco perfettamente solo ammirando il piatto, che l'insieme è perfetto. Il gusto saporito del ragù che si mescola con l'aroma delle verdure; le tagliatelle leggermente al dente, che vengono succhiate in preda alla frenesia del piacere, e che vengono massaggiate per un po' dal palato per assaporarne la loro bontà. Conosco alla perfezione la felicità data dal loro sapore.
Quando tutti i piatti sono pronti vengono portati anch'essi in sala. Mi prendo un momento per osservare la reazione del festeggiato. E' un uomo sulla trentina, dalla corporatura abbastanza vigorosa e dai colori scuri. Fa girare la sua forchetta nel piatto per portare alla bocca la prima rotella di pasta e quando questa attutisce al palato, i suoi occhi si chiudono in un'espressione di estasi, mentre la sua mano gesticola in aria per indicare l'appagamento del suo piacere. Si pulisce appena le labbra con il tovagliolo per poi continuare allegramente a finire la sua porzione. Porzione che per sua sfortuna dura troppo poco.
***
Esco dal ristorante che è pomeriggio inoltrato ormai. Sono stanca morta e sento l'esigenza di un bel bagno caldo.
-Sei stata brava oggi- si congratula con me Pierre accarezzandomi la nuca -Graziella mi ha detto che le hai dato un grande aiuto.-
-E' stato un lavoro di squadra- commento fiera
Mi sorride amorevolmente -Sapevo che non mi avresti deluso.-
Quella frase, quella fiducia e quella riconoscenza che traspirano dalle sue parole mi danno un'energia nuova e diversa. Quella frase si riversa in me con una sola conclusione -Sei brava Adele- dice una voce -Sii fiera di te.-
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Il Sapore della felicità
Ficção AdolescenteIl romanzo che vi propongo è un viaggio verso la ricerca di se stessi e della propria identità attraverso un percorso fatto di salite e discese, esperienze e riflessioni. Nel mio scritto ho cercato di ricordare i bisogni e le bellezze della vita, co...