Capitolo 44

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Travaso la crema pasticcera nella sac-à-poche per riempire i bignè. E' la mia terza settimana di lavoro qui al ristorante e Pierre mi assegna ogni volta compiti diversi per darmi il modo di specializzarmi in ogni ambito del mondo della ristorazione. Il pasticcere che mi segue, Giovanni, è un omone grassoccio e tenero. Il suo viso, coperto da una fitta barba nera, nasconde un piccolo e dolce sorriso; dolce proprio come i dessert che prepara con amore e dedizione ogni giorno. E' gentile e caritatevole ma anche molto esigente ed attento ai dettagli. I suoi "capolavori", come lui gli chiama, non devono essere solo gustosi ma anche belli da vedere. -Devono sapere- parole sue- richiamare l'attenzione del cliente, invogliandolo ad assaggiare ed a scegliere quella squisitezza altre mille volte ancora.-

E così seguendo le sue direttive, mi metto all'opera concentrandomi su ogni aspetto della preparazione: dalla scelta accurata degli ingredienti e dal rispetto preciso delle sue dosi, alla perfetta esecuzione per raggiungere la consistenza corretta, fino ad arrivare alla guarnizione impeccabile per regalare un tocco magico al tutto.

Sto riempiendo accuratamente l'ultimo bignè alla crema quando i miei occhi vengono coperti da due mani. Due mani che riconosco immediatamente. Due mani calde e morbide che solitamente mi stringono facendomi dimenticare tutti i brutti ricordi. -Landon sto lavorando!- lo rimprovero ridendo. Non riesco ad arrabbiarmi con lui neanche nelle situazioni più difficili. Si sposta lentamente accanto a me e mi sventola allegramente una busta bianca delle lettere.

-Che cos'è?- chiedo continuando a sorridere.

Noto solo ora le sue gambe muoversi avanti ed indietro e le sue pupille scorrere da una parte all'altra. -E' arrivata- dichiara alla fine – E' arrivata la risposta dall'accademia di fotografia.- La mia espressione diventa subito seria. Mollo la sac-à-poche e fisso attentamente la piccola lettera che stringe tra le mani. In quella lettera è contenuto il suo futuro. In quella lettera è contenuto il destino della nostra storia.

-E che cosa dice?- domando con voce tremante.

-Non lo so. Voglio che la apra tu per me.- afferma passandomela. Allungo la mano per prenderla. Le mie dita scorrono per un po' sulla carta bianca che al tatto appare fresca se non quasi umida. "Come può un piccolo oggetto come questo essere così determinante nella vita di una o più persone?" Se il suo contenuto sarà positivo Landon sprizzerà gioia ovunque. Sarà fiero di sé e del suo lavoro. Diverrà agitato, in fin dei conti si tratta di trasferirsi in un nuovo Paese mettendosi alla prova, ma sarà un'agitazione benefica, un'agitazione che lo porterà a dare il massimo di sé. Realizzerà il suo sogno vivendo un'esperienza fuori dal comune. I suoi genitori, nonostante il dispiacere di non potergli affidare il ruolo di conduttore del sogno di famiglia, saranno comunque orgogliosi di lui, orgogliosi di aver un figlio con un talento speciale diverso dal loro; un figlio che gli mancherà infinitamente ma che gli darà anche tanta felicità e soddisfazione. Ed io? Di me in tutta questa felicità che cosa rimarrà?"

E' questa la domanda che mi interroga mentre apro cautamente la busta. Leggo velocemente le parole battute una dietro l'altra al computer fino ad arrivare a quelle che veramente mi interessano, ovvero quelle che danno il responso al suo più grande desiderio. Improvvisamente quella frase si ingigantisce ai miei occhi come se aumentasse magicamente il suo carattere. Tutto muta in un giro di un secondo. Mi volto verso il bancone da lavoro. I bignè sono enormi ed esplodono di una crema gialla luminosa da cui traspare tutta la sua dolcezza. E poi la glassa zuccherata che li ricopre e che immediatamente mi provoca un effetto di nausea. I profumi presenti nella cucina si amplificano e si mescolano in un odore spiacevole e incontenibile. La testa incomincia a girarmi.

Portate dall'aspetto gigantesco ma succulente vengono spedite nella sala centrale; i cuochi continuano imperterriti il loro lavoro tagliando, cuocendo ed assaggiando; i clienti assaporano voracemente i loro piatti con un frenetico piacere. Davanti a me si mostrano imperturbabili tutti i piatti che vorrei mangiare anche io all'istante e che allo stesso tempo vorrei allontanare dalla mia vista e dal mio pensiero. Voglia contro dovere; bisogno contro dolore. Voglia di avere Landon con me ogni secondo; dovere di lasciarlo andare. Bisogno del suo amore e del suo sostegno; dolore di sapere di non poterlo tenere affianco a me per sempre.

-Allora?- insiste impaziente. Forzo un sorriso dato dalle labbra socchiuse che si distendono appena -Sei stato preso- rispondo poi trattenendo un singhiozzo. Lui esulta e mi abbraccia istintivamente. Mi faccio stringere da quelle braccia come se fosse l'ultima volta. Mi faccio stringere così forte solo per accertarmi che tutto ciò sia reale e soprattutto che lo sia anche io.

-Devo dirlo subito ai miei- aggiunge poi -E devo organizzarmi per l'alloggio e i biglietti, le valige...- la sua eccitazione è incontenibile. La luce nei suoi occhi appare effervescente e tutta la tensione che aveva trattenuto in corpo la lascia sfogare attraverso una valanga di parole.

Io rimango in silenzio e lo osservo. Penso che mi mancherà. Mi mancherà questa sua allegria incontenibile; così come il suo coraggio e la sensazione di libertà che sprigiona con i suoi sorrisi e le sue idee folli. Mi mancherà il contatto del suo corpo contro il mio così come il suo respiro caldo sulla mia pelle. Mi mancheranno le sue labbra premere contro le mie più fine e crespate e mi mancheranno le sue parole di conforto pronunciate al momento giusto.

Una lacrima scorre involontariamente sulla mia guancia -Ma tu stai piangendo- bisbiglia poi notando finalmente il mio viso accigliato.

Vorrei rassicurarlo. Vorrei dirgli che sono felice ed orgogliosa di lui e che io ci sarò sempre a sostenerlo. Vorrei dirgli tutto ciò ed altre milioni di cose ma non riesco a tenere a freno la paura ed i pensieri più negativi. Sento che senza di lui non ce la farò. Sento che come lui se ne andrà sprofonderò di nuovo. Sento che sto per essere abbandonata un'altra volta per ritrovarmi in quel tunnel buio e senza speranza da cui purtroppo non sono mai uscita.

Gli odori della cucina colpiscono sempre più aggressivi il mio olfatto aumentando la mia sensazione di nausea. Il volto di Landon, da gioioso ed elettrizzato si fa compassionevole ed amareggiato. Non riesco a guardarlo negli occhi. Non riesco ad impedire che le mie ansie possano rattristirlo. Il senso di colpa sale e un nuovo incendio riscoppia nella mia testa. Era da tanto tempo che non percepivo quella puzza di bruciato, così come il calore delle sue fiamme, ed ora che è ricomparso mi sembra di essere tornata al punto di partenza.

Scuoto la testa in preda al panico. Non posso rimanere un secondo di più in questo posto. -Scusate- bisbiglio tra le lacrime. Ignoro la voce di Landon che mi segue, così come le sue mani che cercano di afferrarmi. Lo caccio con uno strattone e corro velocemente verso l'uscita.

Continuo a correre. Non sento niente, non provo nulla. La mia testa continua a bruciare. Le fiamme sono alte e difficili da spegnere. Non c'è più ossigeno ma solo fumo, il solito fumo nero e denso che non mi permette né di respirare né di vedere nulla. Arrivo a casa con il volto falciato dalle lacrime e senza più fiato. Mi butto sul letto e chiudo gli occhi. Mi rivedo scappare da un luogo che stavo cominciando a considerare casa. Mi rivedo in preda al panico di ritrovarmi di nuovo sola.

-E di me che cosa rimarrà?- mi stavo chiedendo mentre aprivo la lettera. Ora, mentre l'incendio veniva domato dal silenzio e da profondi respiri, trovo una risposta: cosa può rimanere di me se non cenere?

Il Sapore della felicitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora