Capitolo 45

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Cenere, come sabbia al vento, viene spazzata via. Non rimane più nulla se non una strada grigia e sterrata. Mi guardo attorno. Di fronte a me si apre solo la vista della mia casa. E' la casa in cui sono nata e cresciuta, eppure ora mi appare così diversa e sconosciuta, così grigia e cupa. Le mura bianche hanno assunto un colorito di terra bruciata e le piante che ornano il vialetto sono ora secche e rovinate dal vento. E' un vento caldo quello che mi scompiglia i capelli, un vento caldo e forte che alzando tutta la polvere mi sporca le braccia nude ed il viso pallido.

Alleggia uno strano silenzio nell'aria. Accenno qualche passo in avanti scrutando quel posto così familiare ma al contempo così oscuro. Improvvisamente odo una sirena. Mi guardo intorno ma non riesco a capire da dove provenga. Attorno a me non c'è nulla, eppure quella sirena la sento forte e sempre più vicina. Non me la sto immaginando, la sento veramente e, come il rumore di un martello pneumatico, penetra assordante nelle mie orecchie.

Percepisco qualcosa pungermi il braccio. -Ahi- bisbiglio portandomi una mano sul punto ferito. -Una zanzara- penso. Eppure faceva più male di un pizzico di zanzara.

Le mie gambe vengono percorse da uno strano formicolio. Avverto la sensazione che qualcuno mi stia toccando e non capisco come sia possibile. Sono mani sconosciute che mi afferrano per i piedi e sotto le ascelle. Le mie gambe si fanno per un attimo leggere, così come la mia schiena che si abbandona a sé. Casco a terra e il mio fondoschiena attutisce al suolo spostando qualche ciottolo. Cerco di rialzarmi ma sono troppo debole; all'improvviso mi mancano le forte. Poi un'altra mano sulla fronte che mi sposta i capelli dal viso. Questa la riconosco, è la mano tiepida e piccola di mia madre. -Mamma?- la chiamo alzando lo sguardo. Il cielo è di un grigio pesto; sembra quasi che stia per scoppiare una tempesta.

-Chérie- sento pronunciare tra i singhiozzi -Perché lo hai fatto mon chérie?- dice ancora

-Fatto cosa?- -Mamma!- la chiamo disperatamente -Maman!- Il suono della mia voce si perde come un eco in volo.

Provo a rialzarmi e finalmente, aiutandomi con la spinta delle braccia, riesco a sollevarmi da terra. Con fatica procedo verso casa. Apro la porta rimanendo inebriata dalla fragranza della cannella. E' un profumo familiare, misto al cioccolato e all' odore tipico dell' impasto dolce che cuoce al forno. Mi avvicino alla cucina. Sento canticchiare una canzoncina allegra di sottofondo.

-Sono pronti nonna?- domanda una vocina.

-Quasi tesoro. Altri due minuti. Intanto corri a prendere alla nonna il latte dal frigo.- Solo ora la noto. Una piccola testolina bionda che scatta veloce ed esuberante verso il frigo. Lo apre e con un sorriso a labbra aperte afferra la bottiglia del latte con entrambe le mani. Ritorna così, in fretta e furia, accanto al bancone della cucina e stende in alto le braccia. Due mani più grandi e rugose le rubano dolcemente la bottiglia. Al polso due braccialetti dorati tintinnano dolcemente. Porto lo sguardo più in alto e come per magia davanti ai miei occhi compare una donna dai capelli corti e imbiancati dal tempo. Indossa una gonna a fiori bianchi e neri ed una maglietta verde chiaro. Due grandi occhiali tondi le incorniciano il viso olivastro e le sue labbra di un rosa acceso si incurvano appena per fischiettare. -Nonna!- esclamo con sorpresa. Era poco più di un anno che non la vedevo. Morta per una brutta malattia al fegato non ce l'aveva fatta a insegnarmi le ultime ricette più complesse e articolate, ma mi aveva lasciato comunque la sua eredità in libri speciali di cucina a cui affidarmi. –E' morta in tempo.- penso -In tempo per non vedermi ridotta così, chissà cosa avrebbe pensato di me adesso.- Probabilmente mi avrebbe dato un bello scrollone e mi avrebbe detto di svegliarmi e che questa non era la vita che meritavo di vivere.

Svegliarmi. Solo ora capisco che sto sognando e che tutto quello che vedo non è reale. Eppure quel pungichio e quelle mani sembravano toccarmi veramente.

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