Capitolo 38

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In attesa delle imminenti feste Natalizie mia madre ed io convivevamo nella stessa casa anche se, a dire il vero, era come se fossimo più lontane di prima. Ci parlavamo a stento e solo per lo stretto necessario; si potrebbe affermare che tra di noi vigeva una tensione quasi palpabile. Mio padre era la Svizzera. Durante i pasti tentava, con battutine o notizie di attualità, di smorzare il silenzio ed il clima d'astio che circondava la tavola, ma per quanto i suoi sforzi fossero sinceri e sentiti, i nostri animi feriti non si lasciavano andare alle sue benevolenze. Mangiavo a stento, come se mi stessi preparando mentalmente ad una possibile abbuffata per il pranzo di Natale; la verità era che volevo indurre mia madre a reagire verso il mio stato di malessere. Volevo che mi compatisse con la stessa intensità con cui io ero intenzionata a causarle così tanto dispiacere. Le mie energie erano sempre meno ed il freddo penetrava sempre più intensamente nelle ossa. L'unica cosa che mi manteneva in piedi era la caparbietà ed il desiderio costante di farcela a tutti i costi.

Landon era estremamente preoccupato per me anche se non lo voleva ammettere.

Stesi sul suo divano mi stringeva forte tra le sue braccia e mi rimboccava continuamente il plaid di pile bianco per paura che mi potessi ammalare.

-Sto bene, non ti preoccupare.- lo tranquillizzo quando per la decima volta consecutiva mi ricopre i piedi scalzi con la coperta.

-Non voglio che ti prendi qualche raffreddore per Natale. Voglio che la mia ragazza sia in perfetta forma per la festività più bella dell'anno.- commenta dandomi un buffetto sul naso.

Stringo gli occhi e sorrido compiaciuta. La sua voce riesce ad essere sempre adulante e dolce facendomi arrossire.

-Sei sicura di voler lavorare per mio padre?- chiede conferma accarezzandomi i capelli.

-Si, perché me lo domandi?-

-Non lo so... è che l'hai rifiutato per così tante volte che ormai nessuno ci sperava più.-

-Tranquillo- ribadisco serrando le labbra – Mi sono resa conto di quanto il mio aiuto possa essere fondamentale per mio padre. Mi serve questo posto.-

-Va bene- sibila schioccandomi un bacio sulle labbra. Il suo calore, le sue attenzioni, le sue coccole, sono la medicina più efficace ai miei dolori.

-Mio padre mi ha detto che se per te va bene potresti iniziare dopo le vacanze di Natale.-

-E' perfetto- affermo entusiasta.

-Bene- mormora imprimendo di nuovo e lentamente la sua bocca sulla mia.

-Bene- ripeto io ricambiando il suo gesto.

I nostri nasi si sfiorano scherzosamente. Un momento di intimità prezioso che viene però interrotto all'improvviso dal trambusto della porta di casa che si richiude violentemente.

Suo padre entra a passo felpato nella stanza senza perdere tempo a svestirsi di giubbotto e cappello. In mano tiene una busta delle lettere. Non riesco a capire precisamente di che cosa si tratti ma da come la sventola davanti agli occhi del figlio, deve contenere qualcosa di grave. Il suo volto è rosso e gonfio e le sue labbra tremano appena. Non riesco a comprendere se sia sul punto di esplodere di ira o in un pianto di sconforto.

-Mi vuoi spiegare che cos'è questa?- domanda a Landon avvicinandosi a noi.

Riesco a leggere appena una scritta di inglese incisa sulla busta. Landon si alza e l'afferra con prepotenza. La apre e leggendola mormora tenue il suo contenuto: -E' la risposta alla mia domanda all'accademia di fotografia di Londra. Dicono che hanno ricevuto la mia proposta e che mi faranno sapere a breve.-

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