Capitolo 16

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Il giudizio della gente. Quello che gli altri possono pensare e dire di te. E' questo il motivo che spesso muove le nostre azioni rendendo la nostra vita più pesante, frustrante e complicata. Il voler essere sempre all'altezza delle aspettative ed il non voler deludere mai nessuno sono obiettivi che ci prefissiamo solo per paura e che ci poniamo automaticamente senza neanche accorgercene. Paura di allontanare chi amiamo o chi vogliamo conquistare per ricevere in cambio anche solo un sorriso o semplici attenzioni; paura di subire un'umiliazione; paura di non sentirsi abbastanza in questo mondo in continua evoluzione che pretende sempre di più. Si fissano modelli, standard di perfezione a cui aspirare, modi di fare che si stagliano nella società come se fossero parte dell'educazione da impartire da ora in poi alle generazioni future. Bisogna andare al passo con i tempi e seguire la moda se non si vuole essere denominati come "strani" od essere degli esclusi. Ed è questa necessità esterna di trasformazione che crea frustrazione negli animi, animi che si agitano in confusione. Devono decidere se soddisfare bisogni altrui o i propri e capire ciò che è giusto da fare per sopravvivere nel nuovo secolo.

Mia madre in fatto di modernità e di stile è sicuramente al passo con i tempi. Il giudizio per lei è sempre stato alla base della società e delle relazioni umane. Il giudizio, secondo la sua filosofia di vita, o va evitato non attirando l'attenzione, oppure deve essere reso obbligatoriamente positivo.

Uscita dallo studio della psicologa la mia mente è sempre più libera ed accoglie con entusiasmo quella spensieratezza data dalla libertà nel poter comunicare quello che si prova. Un ardore che si sarebbe prolungato però solo fino al sabato mattina.

Con Alexia parliamo tutti i giorni al telefono o su Skype. E' mia madre e la sua mancanza si fa sentire spesso. Il suo sorriso è sempre lucente quando ci vediamo via schermo e così è anche la sua voce, sempre decisa ed acuta. Rimango costantemente estasiata quando mi mostra con entusiasmo i suoi progetti architettonici per edifici e palazzi lussuosi da realizzare nelle vie dell'élite francese ed amo ascoltarla così entusiasta nel descrivere l'idea di una decorazione particolare o di un escamotage progettuale da lei escogitato. Ancora più euforica divento io quando la sento complimentarsi con me per i buoni risultati scolastici e quando si interessa ai gossip e alle novità della mia vita nell'ultimo periodo. Le classiche chiacchierate tra donne: sono questi i momenti di condivisione che adoro di più passare con lei.

E poi ci sono le sue chiamate no, proprio come quella di quel sabato mattina.

Sto studiando per il compito di inglese quando sento squillare il telefono da sopra il comodino. Mi allungo sulla sedia per afferrarlo e rispondo con un sonoro – Ehi pronto mami come stai?-

-Tutto bene te?- risponde fredda

-Bene grazie... stavo studiando ma se vuoi che accendo il computer per vederci non ci sono problemi. Dammi solo cinque minuti che...-

Stavo per aprire lo schermo quando la sua voce asfittica e neutra mi interrompe – No tranquilla, ho solo dieci minuti e poi devo uscire.- Fa una pausa per aspirare la sigaretta. Me la immagino nel suo completo elegante bianco mentre tiene tra le dita la cicca che porta continuamente alle labbra per nascondere il suo nervosismo.

-E' che mi è arrivato sull'email la fattura del pagamento della psicologa questa mattina. E' come sempre una bella cifra...- commenta indispettita. Un tonfo al cuore mi fa rabbrividire. Non so cosa dire. So solo che sto per essere di nuovo pietrificata dai sensi di colpa.

-Comunque- riprende buttando fuori il fumo -Non toccava a tuo padre questa volta?-

-No mamma.- Rispondo mortificata -Tocca a te. Papà ha saldato il pagamento il mese scorso.-

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