Un infermiera entró nella mia stanza, dandomi i risultati per cui mi ero sentita male. <<Vedo, che sei in forma oggi.>> non mi lasció neanche rispondere che subito inizió a sfogliare nei fogli che aveva in mano fermati da una graffetta. <<Sei entrata in uno stato confusionale>> Bhe, questo penso che anche io lo sapevo.
<<Hai avuto un attacco di panico>> disse lei. <<Già, non mi meraviglio.>> le dissi prendendo il bicchiere che conteneva del succo d arancia da sopra il mio comodino bianco. L infermiera mi diede i miei esami e con un sorriso mi disse <<può tornare a Casa, solo... non deve stressarsi più del dovuto se no, è fortunata che ancora non li sia venuto un crollo emotivo>>
Mi disse quell infermiera così giovane e bella. Avrà avuto sui 20 anni. Capelli rossi e lunghi, sguardo dolce e al tempo stesso sexi e seducente questo solo agli occhi maschili. Portava il classico camice bianco, delle ciabattine blu, e una specie di carta attaccata alla tasca della sua camicia rivelava chi era. Infermiera Johanna Clark.
Chissà cosa avevano visto quei occhi qui all ospedale, e chissà quante emozioni avevano provato magari solo nel vedere un bambino nascere. Le sorrisi anche se avrei tanto voluto "andare a casa" come mi aveva detto l infermiera. Mi staccarono gli aflebo, finalmente anche perché, mi facevano male le braccia a tenere quelle cose attaccate alle vene.
Indosso avevo una specie di camice blu trasparente dove probabilmente si vedevano le mie mutande color fucsia acceso e il mio raggiseno anch esso intonato. Mia madre mi passó una busta bianca che mi aveva portato con all interno dei vestiti puliti. Profumavano di ammorbidente. Mia madre era stata zitta tutto il tempo da quando l infermiera mi aveva dato i risultati, neanche una parola usciva dalla sua bocca.
E come non capirla? Anche io avrei reagito così se a mia figlia avessero dato la stessa notizia delle altre volte. L infermiera, intanto era uscita fuori dalla porta. Ed io con le poche forze che mi erano rimaste mi vestí e non badai neanche a quello che mi misi. Dei pantaloncini in jeans e una canottiera nera, ai miei piedi indossai delle ciabattine bianche e uscí da quel ospedale.
C'era un caldo asfissiante. Fuori c'era la macchina di mia madre, una pejó bianca e all interno le mie due amiche ad aspettarmi. <<Abby! Finalmente!.>> Mi sedetti davanti ancora un pó debole. Mia madre mise in moto a macchina. C'era silenzio, nessuno parlava. Si sentiva solo la radio dell auto che
Mandava in onda la partita di calcio. Italia vs Spagna. Al momento erano 1-5, doveva essere una partita importante dato che c'erano molti silenzi e pause per far concentrare le due squadre.per vincere forse quello che doveva essere uno scudetto? Non ne capivo molto di sport, sopratutto il calcio per me era come un compito di matematica.
Mia madre non parlava. Decisi di attaccare io discorso <<Allora, mamma cosa farai una volta che mi lascerai al college?>> Lei battè due dita nel volante, aspettando che il semaforo cambiasse colore e passasse al verde. Si giró verso di me col viso stanco, però si poteva percepire quella sensazione, tipo come se fosse arrabbiata e da un momento al altro mi stesse per sgridare. Cosa avró fatto? Mi chiesi.
Apparte andare alla festa, cosa che lei spero non sappia, e sentirmi male, non avevo fatto altro che poteva smettere di parlarmi. <<Tu, non andrai più in quel college.>> disse lei fissandomi negli occhi. <<Come scusa? Per quale motivo! Lì, ho le mie amiche, ho lo studio.>> guardai le mie amiche che sembravano sapere della decisione presa da mia madre nonostante io fossi grande e vacinata da fare le mie scelte.
<<Su, andiamo, ti stai frequentando con un ragazzo. Per questo che ti sei sentita male, per cosa ti saresti dovuta sentir male? Per i compiti? Per la prof che ti ha dato un brutto voto? Abby, ti conosco da quando sei bambina e...Le delusioni, il cuore spezzato t'indeboliscono fino ad arrivare a questo punto.>> Mi disse lei con gli occhi lucidi. Per fortuna, non sapeva quale ragazzo fosse...
<<Mamma, è tutto apposto. Quel ragazzo non si farà più vedere. Io, non voglio vederlo. Ti voglio bene lo sai. Ma privarmi del college, le mie amiche, sono grande, Abbastanza grande da affrontare tutto, anche cose più grandi di me se è necessario. Perché è la mia vita e voglio viverla.>> Lei mi prese la mano e mi abbracció, eravamo al college ferme.
Carol aveva lacrime che con la sua mano puliva. Bonnie invece aveva un faccia da sonno e nonostante volessero dormire, tutti e due erano state al mio fianco. Questa era vera amicizia. <<voglio solo che tu stia bene, nient altro. Dopo tutto quello che abbiamo passato ce lo meritiamo. Tu prima di me, perché i miei sbagli, ho già passato la tristezza. Solo quando sei venuta tu al mondo, questa tristezza è svanita, vedevo solo te, dovevo proteggerti da tutto, avrei voluto che non provassi sentimenti, cossichè potessi vivere una vita piena di felicità e che lungo il tuo percorso non ci sarebbero state delusioni. Solo questo. Questa è la mia felicità, vederti felice, vederti ridere e stare bene.>> Mi disse mia madre.
Erano parole che mi entravano nel profondo del cuore, perché se non ci fosse stata lei io non me la sarei saputa cavare. Diedi un bacio sulla guancia di mia madre ancora bagnata dalle lacrime. <<ed io, non voglio che piangi perché hai un cuore grande proprio come il mio. Cosa mi hai insegnato? A mettere da parte la tristezza, e ad essere forte per combattere contro questa vita che purtroppo ci ha spiazzate e ci ha rese donne deboli.>> Le presi la mano mentre cercavo di ricucirli la ferita sul cuore che portava. <<Siamo forti, siamo nate con un armatura indosso che nessuno potrà togliercela.>> Lei sorrise.
Mi lasciò al college. Volevo tanto bene a mia madre, era la donna che in questa vita mi aveva dato tutta se stessa, ed ora toccava a me. <<ogni qualvolta che avrete notizie di quel Jacob, o anche solo lui cercherà di arrivare a me per parlarmi, voglio che non me lo diciate, perché da oggi non sarà più come gli altri vogliono che io sia.>> dissi a Carol e bonnie che camminavano al mio fianco mentre vedevo mia madre andare via con la macchina.
●●●●●●●●●●●●●●●●●●●●●●●●●●●●●
Ciao a tutte, finalmente sono riuscita a finire questo capitolo in pace. Spero vi piaccia. In questo capitolo ho scritto anche alcune cose che vorrei che mia madre mi dicesse...quindi sono cose personali e che mi toccano molto. E chi vorrebbe un amicizia così? Delle Amiche che ti stanno accanto nonostante tutto e tutti. Questa è vera amicizia. Tra Jacob ed Abby sarà finita così??
STAI LEGGENDO
Malata di te -COMPLETA-
RomanceI pensieri, m' incasinavano la testa. Penso di essere sempre stata così, apparivo felice fuori ma, dentro avevo un sacco di domande che mi tormentavano. Ero forte, o almeno lo davo a vedere..e poi? Di notte bastava un piccolo pensiero a farmi piang...