<<ehi, ma dico ti ha dato completamente di volta il cervello!>> le dissi io mentre Carol mi dava una mano a rialzarmi. <<Lui è mio. Non voglio ripetertelo più! Siamo intesi? Alla prossima penso che non potrai più aggirarti per questo college>> disse lei con delle pupille così dilatate che sembrava proprio una pazza a vederla.
Io che "stare zitta" non era il mio forte, e neanche doveva esserlo dato la crudeltà con cui mi diceva quelle parole l'affrontai con Carol che mi diceva di andare via e di lasciar perdere. <<Senti, non so cosa ti ho potuto fare di così tanto male. Ma ormai quello che tu ritieni di tua appartenenza non ti vuole, lo devi lasciar andare, vedrai, ci saranno altri.
Una seconda cosa, io non sono cattiva, ma una cosa te la voglio dire. Non avvicinarti più a me, hai capito? Non mi fai paura, la prossima che se ne andrá da qua di certo sarai tu e non io.>> le dissi, raccogliendo il mio zaino da terra e affrettandomi ad andare a mangiare qualcosa perché la fame stava prendendo soppravento.
<<Sei stata eccezionale!>> mi disse Carol mentre, mi mettevo a sedere col mio piatto. Oggi servivano hamburger con insalata e dei pomodorini. << "io non sono cattiva, ma una cosa te la voglio dire. Non avvicinarti più a me, hai capito? Non mi fai paura" >> M'imitó Bonnie. Mi vedevano come una dura anche se, quella ragazza un pochino mi spaventava.
Finimmo di pranzare, avevamo la sera libera, potevamo fare quel che volevamo. Andammo verso il dormitorio, ma la porta era stata scassinata dal momento che io l avevo chiusa a chiave una volta uscita per andare a lezione. Aprí quella dannata porta, i muri della stanza erano tutti dipinti di rosso, con delle scritte, come fosse sangue.
"Ti ho avvertita" era questo il messaggio. Sapevo benissimo chi era stata. Emily, quella brutta psicopatica. I miei vestiti erano tutti rotti, e buttati a terra, la doccia in bagno, piena di sangue che sicuramente doveva essere finto, di quel sangue che usavano a teatro per fare le scene. Si sentiva perché puzzava di vernice e colorante.
<<Ora basta. Ha esagerato!>> vidi il vestito che mi avevano regalato i miei zii alle feste, tutto distrutto e imbrattato di quella vernice rossa. <<Abby, dove vai!>> urló Carol. Sapevo benissimo dove andare, da lui. Da dove tutto era iniziato. Corsi più veloce che potei, prima che andasse a casa. Lui era fuori con la macchina in moto. Aprí lo sportello e mi sedetti.
<<che ci fai qui?>> mi chiese Jacob. <<devo parlarti>> dissi io. Lui mi lanció un occhiata, spostando gli occhi verso i sedili di dietro. Mi voltai e, c era una signora seduta dietro. Avrà avuto intorno ai 50 anni, aveva dei capelli lunghi bellissimi, e indosso portava un vestito arancione che da seduta non si riusciva a vedere dove le arrivava. Portava degli occhiali da vista, e nelle mani teneva un Tablet ricoperto da una custodia bianca.
Pensai fosse sua madre. <<chi è questa ragazza Jacob?>> chiese lei, studiandomi e guardandomi dall alto in basso. <<Mamma, lei è Abby, una mia collega. Ora scusaci, arrivo tra poco.>> disse lui guardandomi come se dovessi stare al gioco. <<buonasera signora.>> dissi io mentendo. <<Mi spieghi che è successo? Per fortuna che hai rettoil gioco. Mia madre si accorge di tutto sai?>> disse lui avviandoci verso il bosco.
Arrivai al dunque. <<ce un problema. Quella tua amica Emily mi sta rovinando. Oggi, mi ha spinta, facendomi cadere, mi ha anche minacciata e adesso ha anche scassinato la porta della mia stanza, e con del sangue finto ha scritto sulle pareti "ti ho avvertita", rovinandomi e tagliando tutti i miei vestiti. Dopo ha imbrattato tutta la doccia del bagno.
O fai qualcosa, o sarò costretta ad andare via. Non accetto una pazza che vuole rovinarmi la borsa di studio.>> le raccontai io. Lui, si sedette su una pietra che era lì mentre passeggiavamo. <<purtroppo, È una ragazza con molti disturbi. Lo so, perché dopo la nostra rottura, lei ha iniziato a dare di matto. Ha iniziato a stolkerarmi ogni giorno, e a scattarmi foto anche quando dormivo. Mi mandava messaggi sempre con su scritto "torna con me" o "stiamo insieme mel hai detto ieri" e non era vero. Io vedevo questo suo atteggiamento, la vedevo quando mi scattava le foto, e anche quando mi seguiva. Ma,
Pensavo fosse una cosa, che non durasse tanto. Invece, un giorno andai a casa sua, dissi a sua madre che dovevo dare una cosa a Emily e, lei mi fece entrare, appena aprí la porta della sua stanza, vidi quello che, non volevo immaginare. Miliardi di mie foto ricoprivano le pareti della camera. Dei cerchi rossi, fatti con un pennarello evidenziavano le ragazze con cui mi vedeva per farli del male. Lei era lì, per terra che cantava una canzoncina per bambini, si era ferita le mani con del vetro che continuava a tenere.
Sua madre decise di portarla in ospedale, la quale la misero in un reparto di psichiatria. Dopo 4 anni è tornata, ma non sta bene. Se non sarà rinchiusa farà male non solo a se stessa ma anche agli altri.>> Jacob si era sfogato per la prima volta con me. <<È una cosa davvero inquietante. Ma, cosa le è successo? È sempre stata così?>> chiesi io curiosa.
<<Certo che no, un incidente l ha segnata per sempre. Aveva 11 anni quando suo padre prese della benzina e un accendino e brució i bulli che perseguitavano Emily. Emily che era solo una bambina, e non capiva la differenza tra il bene e il male, cominció a farla pagare per primo al gatto della vicina che ogni giorno andava nel prato di casa sua e faceva i suoi bisogni nei suoi fiori che naturalmente si rovinavano. Dall ora sua madre mi disse che Emily non fu stata la stessa bambina buona e allegra di sempre.>> continuó Jacob.
<<vedrai, tutto si risolverà. Entró domani lei, sarà fuori da qui, e non ti recherá più fastidio. Te lo prometto.>> prese le mie mani e le avvicinó alla sua bocca calda, baciandole.
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Ciao❤
Avresti mai potuto immaginare una Emily tanto crudele e da un passato molto brutto? No, infatti neanche io😢
Jacob, riuscirá ad allontanare Emily?💙
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Malata di te -COMPLETA-
RomanceI pensieri, m' incasinavano la testa. Penso di essere sempre stata così, apparivo felice fuori ma, dentro avevo un sacco di domande che mi tormentavano. Ero forte, o almeno lo davo a vedere..e poi? Di notte bastava un piccolo pensiero a farmi piang...