CAPITOLO 28

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Entrai nella sua macchina, il caldo mi avvolse. <<Sei vuoi accendo l aria condizionata>> disse lui iniziando a mettere in moto l auto. <<No No, abbasso il finestrino>> le dissi io. D'altronde, con l aria condizionata avrebbe fatto troppo freddo e io mi sarei ritrovata a chiederle di spegnere e accenderla , sia per il troppo freddo che per il troppo caldo.

E alla fine mi sarei fatta vedere come una pazza che non sa quello che vuole. La mia intenzione non era quella. La sua auto profumava di Pino, sapete? Di quei profumi nauseanti che si mettono in macchina a forma di albero. I sedili erano comodi e morbidi, rivestiti da dei coprisedili grigi. Era pulita, neanche una briciola di cibo stazionava. Non parlammo molto in macchina io e Jacob.

Anche perché l idea di andare a casa sua m imbarazzava molto. Guardavo dal finestrino, i negozi, le persone che camminavano, famiglie composta da madre e padre che tenevano per mano le loro bambine piccole. Avrei voluto tanto essere la bambina che teneva per mano quel signore, non sapeva quanto era fortunata e quanto lo sarebbe stata ancora.

Jacob teneva gli occhi dritti sulla strada, non mi accorgevo neanche se mi stava guardando o no perché ero intenta a pensare. Entrammo in una stradina tutta fatta di pietroline davvero fastidiose, che facevano ballare l auto e mi facevano sbattere al vetro. Nel giro di 2 minuti avevamo percorso parecchia strada fino a ritrovarci davanti ad una casetta bianca come il latte davvero bellissima,

E un giardino davvero bello, pieno di fiori e alberi. Pensai "Ci doveva anche a buttare sua madre con lui" dato i fiori che risaltavano tanto. Lui parcheggió la macchina dentro al garage. <<Eccoci qua, questa è la mia dimora>> mi disse lui. Anche se questa cosa qua mi sapeva un pó di killer e film horror, casa perfetta, immersa nel nulla più totale e silenzio. Dannazione a me e ai miei film mentali.

Entrammo subito dal garage, la porta in vernice bianca portava direttamente alla cucina, ad una cucina tutta ben luminata, le pareti anch'esse bianche come il latte. I mobili della cucina erano di un grigio acceso, ed erano a L, tutto molto pulito, neanche un piatto sporco nel lavello.

<<Vieni, ti mostro il resto della casa>> disse lui mentre appoggiava le chiavi dell auto sopra il tavolo in marmo della cucina. Lo seguíí verso quello che molto ovvio doveva essere il soggiorno. Era una stanza grandissima, le pareti erano di color carne, color salmone ecco, stazionato al centro c era un divano in pelle, bianco.

Davanti al divano una tv gigante, non sapevo bene quanti pollici avesse perché non me ne intendevo. Però, fidatevi quando vi dico che era talmente grande da coprirmi. In un angolo, c era un mobile in legno marrone, con delle foto sopra, erano presenti sempre due bambini in ogni foto che vedevo, non le chiesi niente, non era il momento.

C era una foto grande dove raffigurava un uomo che a occhio doveva avere massimo sui 35 anni, aveva i capelli neri, alcuni capelli bianchi stavano già spuntando, aveva poche rughe che già si stavano formando sulla fronte, portava una camicia bianca, con una cravatta nera, assomigliava moltissimo a Jacob...immagino doveva essere suo padre. Non le chiesi niente neanche su questo fatto.

<<Vieni, non essere timida, fai come se fossi a casa tua. ti mostro le altre camere>> mi disse lui prendendomi la mano e accompagnandomi verso delle scale a chiocciola che portavano su. Entrammo in una bellissima stanza, con le pareti blu, delle stelle fosforescenti attaccate al soffitto, sembrava la stanza di un bambino.

Un letto grande appoggiato al muro, ricoperto da una morbidissima coperta bianca. Una piccola libreria stazionava in fondo, verso la fine della stanza. Piena di libri. <<siediti, non ti mangio mica.>> Mi disse lui invitandomi a sedermi sul letto. Imbarazzata e piano come se quel letto fosse di porcellana, mi sedetti.

<<tutto questo è tuo? Perché blu?>> chiesi io. <<intendi il letto? Si hahhaha è mio. Blu, perché da piccolo io e mio padre andavamo di notte a pescare, io mi sdraiavo sempre sotto il cielo stellato. Così ho voluto fare la mia camera un ricordo.>> disse lui con il cuore in gola, vedevo i suoi occhi andare verso il basso mentre raccontava.

Ero stata una stupida a chiederglielo. <<ma no, intendevo la casa...scusa se ho toccato un argomento molto forte.>> dissi io. Lui mi prese la mano. <<Non potevi saperlo.>> disse lui. <<comunque, si è casa mia. Mia madre abita a soli due quartieri da qua>> disse lui. <<sei stato Tu a  piantare quei fiori?>> chiesi io. <<Certo, oltre a professore so fare anche il giardiniere>> disse lui guardandomi di traverso, facendo uno sguardo da "so fare tutto"

Solo, poverino. Aveva dovuto sopportare tutto questo da solo. <<Vieni, ti mostro il bagno. Il giro ancora non è finito.>> disse lui prendendomi la mano. Finimmo in un altra stanza posta nello stesso corridoio della camera da letto. Era il bagno. Tutto ricoperto da piastrelle bianche con dei fiori stampati sopra, era molto grande, grande quanto una stanza. Vi era presente una vasca idromassaggio e una vasca normale, erano nere, nero lucido.

Naturalmente c erano il lavabo e altre cose del bagno. Però, ero più attratta dalla vasca idromassaggio che altro. Era molto bella. <<Questa invece è per rilassarsi. Quindi, non metterti problemi se vorrai usarla, potrai usarla quando vorrai. mi chiedi come funziona e te lo mostro.>> disse lui puntando alla vasca idromassaggio. Quello che disse mi fece pensare che forse non dovevo restare lì solo per un giorno.

<<Scusa, perché quanto ci dovrei stare qua.>> dissi io. <<per adesso starai qua per molto dato il brutto momento che hai passato.>> disse lui. What? COSA HO APPENA SENTITO?

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Ciao a tutti😪sono stata molto indietro, ho avuto molte cose da fare, spero possiate perdonarmi con questo nuovo capitolo. Pubblicheró il continuo stasera❤ho dedicato molto alla parte descrittiva💖

Malata di te -COMPLETA-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora