Prologo

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Sono intrappolato in un groviglio creato dalla mia mente. Non ci sono delle mura, è vuoto, il centro di questo labirinto sono io, tutto è legato a me. Esso è formato dalle mie paure, dai miei problemi e dalle mie insicurezze.
Da quando sono nato, la vita mi ha sempre messo alla prova, andandomi contro ogni volta. Sono riuscito a sopravvivere solo grazie alla maledizione che alberga in me. Tutte le persone l'hanno definita un orrendo peso, che mi avrebbe inevitabilmente obbligato ad uccidere e successivamente a togliermi la vita.
Però io la pensavo diversamente.
Non ho mai saputo se esserne felice o triste, ma non l'ho mai definito un peso.
Riuscivo a percepire la paura delle persone attraverso gli occhi, quando loro guardavano nei miei. Ero considerato — e lo sono ancora — un mostro, un essere nocivo, che causerà solo problemi e seminerà nient'altro che distruzione. Se l'umanità dovesse scomparire, la colpa sarebbe mia e dei miei simili.

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È notte fonda, la maggior parte delle persone sta dormendo. Io, invece di rimanere allungato nel mio caldo e comodo letto, sto guardando la luna. Questa notte, splende. Nella sua goffa forma circolare riesce ad illuminare le montagne, creando un'atmosfera di pace.
Sento i capelli che si muovono dolcemente sulla mia fronte, per via del vento, anch'esso molto rilassante.
Non è la mia prima notte insonne, farei prima a contare le notti in cui ho dormito veramente.
Mentre guardo il grande cerchio bianco nel cielo, continuo a pensare. A cosa sto pensando? Alla stessa cosa, ormai da anni.
Sto cercando una via per abbandonare questo dannato labirinto che popola la mia mente.
Vorrei abbandonare questa strana sensazione, simile ad una caduta. Mi sembra di cadere da molto tempo, in uno spazio vuoto, di colore rosso.
Non riesco a capire. Inizio a pensare che, forse, l'uscita da questo labirinto non esista.


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