III

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Mikhail Theodore Ivanov, Appartamento periferia di New York, New York.

Passai la bottiglia di birra a Diego e presi una manciata di patatine, mentre con un'occhiata tenni sotto controllo la porta della stanza degli ospiti: era lì che avevo portato Ariel, anche se contro la sua volontà.

Mio fratello Dimitri, ma sopratutto Andrej, mi avevano chiesto di non lasciarla ritornare in hotel, perché se qualcuno conosceva la pericolosità delle dinamiche famigliari abbastanza bene da volerne stare alla larga quelli eravamo noi e la situazione doveva essere arginata al più presto o avrebbe dato luogo ad un problema interno, ancor maggiore della diatriba con Chicago.

Non potevamo permettercelo.

"Misha, puoi non distrarti? Ti ho battuto per la fottutissima volta."

Diego Rocios era uno dei ragazzi che frequentava la palestra della Drakta e che sarebbe diventato presto uno tra i nostri soldati più fidati, nonché mio migliore amico e unico che conoscesse la storia di Ariel per intero. L'unico di cui mi fidassi a pieno, quasi un mio quarto fratello.

"Chiudi la bocca, Diego." Appoggiai il joystick sul tavolino di fronte e mi passai una mano tra i capelli. "Non ho la testa."

"Dimmi." Prese un altro sorso di birra. "È per caso colpa della rossa chiusa in quella camera?"

Gli strappai la bottiglia dalle mani e ne ingollai un quarto tutto d'un fiato.

"No." Sbuffai. "Non solo, è che non vorrei che ci fosse." Guardai l'appartamento sopra la palestra che Andrej aveva utilizzato per qualche giorno, quando era fuggito dal Rosemary insieme a Lily e sospirai; non era di certo così che avrei voluto trascorrere il sabato sera. "Non quando devono arrivare gli altri."

"Oh, Austin."

"Non solo." Sorrisi sardonico e terminai la birra. "Non solo, mio caro Diego."

Ariel Audrey Deep, camera dell'appartamento della periferia di New York, New York

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Ariel Audrey Deep, camera dell'appartamento della periferia di New York, New York.

Mi avevano rinchiuso in quell'appartamento per tutto il giorno, ed iniziavo ad odiare il rumore unito al vociare che proveniva dalla stanza adiacente. Mikhail Ivanov aveva dato un festino e aveva saggiamente deciso di tenermi chiusa in quelle quattro pareti.

Mi sollevai dal letto e decisi di recarmi in cucina; lo stomaco mi brontolava ormai da un paio d'ore e tra le mie priorità non vi era di certo quella di morire di fame, prigioniera o non prigioniera che fossi. Quando spalancai la porta della camera da letto e mi inoltrai nel soggiorno, tutti gli urli e
le imprecazioni cessarono, ma senza degnare alcun ragazzo di uno sguardo, con una sola occhiata ero riuscita a contarne cinque e piuttosto brilli, mi addentrai nella cucina.

"Misha! È lei la tua nuova ragazza?!"

"Ehi, rossa, ti va di fare un giro?"

Non diedi peso a quei commenti e mi incamminai verso il frigo, insofferente anche della bassa temperatura e dei miei piedi scalzi.

Malizia |THE NY RUSSIAN MAFIA #3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora