XXIV

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Mikhail Theodore Ivanov, Villa Ivanov, New York.

Avevo lasciato Ariel nella stanza dei giochi dei bambini insieme a Maria Maddalena, i suoi tre figli, Lily Rose ed Erin, mentre raggiungevo Dimitri e Andrej nell'ex studio di nostro padre, per completare delle questioni impellenti.

Varcata la soglia, un brivido di freddo mi percorse la schiena; mi allarmai quando notai la serietà delle espressioni dei miei due fratelli.

"Cos'è successo?" Mi stropicciai il viso e mi accomodai sulla poltrona, aprendomi leggermente il cappotto scuro. "Perché queste espressioni?"

Dimitri chiuse il computer e si sistemò l'orologio da polso. "Abbiamo dei problemi." Percepii Andrej avvicinarsi al mio fianco e mi raddrizzai, pronto per ogni evenienza. "Dei grossi problemi e non parlo solo di Ivan, che è diventato intrattabile, maleducato e sempre meno incline a seguire i miei ordini o a parlare con Maria, ma anche della nostra incolumità."

"Che cosa?" Mi allungai verso di lui preoccupato e la mano di Andrej mi strinse la spalla in segno di conforto. "Perché?"

Dimitri guardò brevemente Andrej e mi infuriai per quel loro gioco di sguardi.

"Non ho più sedici anni, sono sposato, vuota il sacco, porca puttana." Mi sollevai dalla sedia e mi appoggiai con le mani sulla scrivania. "Sono tuo fratello, Dimka."

Il maggiore di noi tre si spettinò i capelli e camminò verso il grosso camino spento; si accasciò sopra la struttura in marmo come se un importante peso gli schiacciasse la spina dorsale.

"Maria è incinta."

Io e Andrej imprecammo all'unisono. Non vi era nulla che non andasse nel fatto che Dimitri continuasse a sfornare un erede dopo l'altro, quanto più era pericolosa la situazione in cui stavamo vivendo.

"So cosa pensate." Ma il tono rigido di Dimitri non coincise con l'espressione adorante che gli solcò il volto. "Ma, io non..."— deglutì e si sforzò di terminare il discorso—"io adoro quei piccoli batuffolini e i loro versetti; pensare che Gen e Ella fossero gli ultimi proprio non"—storse la bocca—"non so." Tornò a fronteggiarci e notai come le luci della stanza gli illuminassero gli occhi chiari vivi e splendenti: non avevo mai visto Dimitri così felice in vita sua e d'istinto mi aprii in un sorriso mentre continuava a parlare. "Forse è per come è stata la nostra infanzia o forse perché adoro Maria, ma non riesco a non desiderare un altro piccolino."

Lo abbracciai insieme ad Andrej senza aggiungere altro e poi riempimmo altri tre bicchieri di scotch, per congratularci con il futuro papà.

"Aspetta ad elogiarli, perché quando avranno sedici anni ci faranno dannare." Andrej ingollò il bicchiere e sorrise al fratello. "E non sarai così contento poi."

"E io rimarrò a guardare come vi dannerete."

Dimitri mi fissò con un sopracciglio sollevato in segno di scetticismo.

"Niente figli?"

Quasi sputai tutto l'alcol dal naso a quella domanda.

"Dio, che Ariel me ne scampi." Mi lisciai la camicia nera. "No, no, io e lei fino alla fine, non voglio nessun combina guai, ma soprattuto nessun disturbo nella nostra camera da letto." Storsi il naso. "Nah, io e lei stiamo bene così."

Andrej scoppiò a ridere sorreggendosi la pancia.

"Perché tu pensi al lato pratico, ma prima o poi crescono e non ti disturbano più la notte."

"E quando succederà sarai così decrepito da non reggerti più in piedi, quindi grazie, ma passo." Sorrisi. "Fare lo zio è gratificante, ora che Aleksej ha quasi tre anni anni, Erin anche e quei due gemellini uno, non penso di dover aggiungere qualche pargolo, considerando che tra nove mesi Maria sfornerà una nuova piccola peste."

Malizia |THE NY RUSSIAN MAFIA #3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora