XIII

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Ariel Audrey Deep, giardino di Villa Ivanov, New York.

Durante il percorso a ritroso mi imbattei in un corpo malconcio sdraiato nel giardino, in un angolo nascosto dietro l'ingresso della villa e ad una veloce occhiata potei supporre si trattasse di un ragazzo sui sedici anni. Colta da quell'intuizione, mi avvicinai e mi resi conto che il corpo fosse quello di Ivan e non solo: quel ragazzo era pallido, troppo pallido e blu per una persona nel fiore degli anni.

Mi allarmai e con velocità i miei occhi caddero sul suo petto, quasi immobile. Il respiro produceva dei fastidiosi rantoli ed i suoi occhi erano sbarrati, fissi davanti a sé e statici. Mi catapultai sul corpo del ragazzo e con una mano tremante cercai il battito: quasi assente, se non per un flebile tamburellare.

"Mikhail!" Urlai in preda al panico. "Mikhail!" Mi sollevai la gonna e uscii dall'alcova creata dalla siepe con il muro di mattoni. "Mikhail!"

Tutti e tre i fratelli si voltarono nella mia direzione e sbiancarono alla vista della mia preoccupazione.

"Ariel?"

"Non-Non abbiamo tempo, sta-sta morendo..." E alle mie parole iniziarono a correre verso di me. "Ivan, lui è... Io non..."

"Chiama Lily Rose." Dimitri mi prese per la spalla. "Vai dritta da Lily Rose e non destare sospetti, intesi?"

Annuii con la testa leggera e le gambe che minacciavano di liquefarsi sul terreno, perché seppur il sangue non mi desse fastidio, l'idea che Ivan fosse in fin di vita mi destabilizzava parecchio.

"Ariel, puoi farcela." Il tono sicuro di Mikhail mi diede la forza necessaria per rientrare nella villa, sorridere ai pochi ospiti che si fermarono a congratularsi con me e dirigermi verso Maria e Lily Rose.

"Ariel? Cielo, Ariel, tutto bene?" Maria si portò una mano alla bocca. "Sei bianca come un cencio, è successo altro oltre alla sparatoria?" Mi domandò come se fosse normale che una sparatoria si svolgesse nel bel mezzo di una festa di fidanzamento. "Ariel?"

"Lily Rose," sussurrai per non perdere il controllo; entrambe le donne mi fissarono stralunate. "Lily Rose, ti vuole Dimitri..." Le due si spaventarono e la mia voce si spezzò. "Ivan... io credo che Ivan..."

E Lily Rose scattò verso l'uscita mentre Maria mi passò un bicchiere d'acqua gelata.

"Tesoro, io mi occupo degli ospiti." Nonostante la voce ferma mi accorsi delle sue mani tremanti e del leggero velo di sudore che le imperlava la fronte. "Ma tu vai dritta in camera di Mikhail."

Iniziò a zigzagare tra le persone, salutandole affettuosamente e ringraziandola per la loro presenza. Fu un mistero il come riuscii a percorrere i corridoi della villa e raggiungere la stanza di Mikhail, ma in qualche astrusa maniera il mio cervello aveva compreso i comandi di Maria e aveva eseguito l'ordine in maniera impeccabile.

Quando mi chiusi la porta alle spalle, optai per una doccia fredda e fu proprio all'interno della vasca che mi scovò il terzo dei fratelli Ivanov: con le lacrime e il trucco sbavato, lo sguardo perso, le braccia intorno alle gambe e i brividi che mi sconquassavano ad ondate sempre più ravvicinate.

"Ariel?" Mikhail si chinò con lentezza sul bordo della vasca per non farmi spaventare. "Ariel?" Voltai la testa e osservai i suoi occhi azzurri come se fossero l'unico appiglio che mi avrebbe permesso di rimanere intatta e di non disintegrarmi all'istante. "Ariel, sta bene."

Notai le occhiaie pesanti e la pelle tesa, bianca, ma non fui in grado di rispondere.

"L'abbiamo preso in tempo." Mi accarezzò la guancia con le nocche e mi scostò i capelli rossi, per sistemarmeli dietro l'orecchio destro. "Non ti devi preoccupare, grazie a te siamo arrivati in tempo."

Malizia |THE NY RUSSIAN MAFIA #3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora