Ariel Audrey Ivanov, NY university campus, New York.
Fu il lunedì della settimana seguente allo spring break, che mi imbattei in un ragazzone all'interno del lungo corridoio bianco, che si dirigeva alle aule dell'autopsia dell'ospedale affiliato all'Università di New York.
"Sei tu, Ariel?"
Lo scrutai per bene, ma non lo riconobbi, così raddrizzai la schiena e sollevai il mento.
"Sì, qualcosa non va?" Ero la fottuta moglie di Mikhail Theodore Ivanov ed era ora di tirare di nuovo fuori il carattere della vecchia Ariel. "Allora?"
Inarcai un sopracciglio e giocherellai con una ciocca rossa che mi era ricaduta di fronte al volto.
"B-Beh."
Il tizio indietreggiò di un passo ed io avanzai, sperando in una imitazione di Mikhail piuttosto convincente.
"Sì?" Atteggiai la bocca in un adorabile broncio e lo agguantai per la camicia. "Volevi dirmi qualcosa?" Sfarfallai le palpebre e mi morsi il labbro inferiore. "Allora?" Gongolai con una vocina infantile.
"Emily, Emily ti cerca."
Mi scostai bruscamente e per poco il ragazzo non inciampò nei suoi stessi piedi.
"Oh mi cerca, dici?" Scoppiai a ridere e lo sorpassai con una spallata, per poi girarmi di nuovo nella sua direzione e fissarlo da sopra la spalla. "Allora dille di tirare fuori le palle e di venire da me."
Mi incamminai con la mia ritrovata sicurezza e determinazione alla lezione di anatomia patologica. Quando finalmente anche quello strazio si fu concluso, con un sorrisino impertinente cercai Mikhail tra la folla della mensa. Lo trovai addossato al muro dell'angolo a ovest, intento a tener banco con i suoi amici; visto che non si accorse della mia presenza, presi la palla al balzo per mangiarmelo con gli occhi: era così sexy con la camicia bianca arrotolata fino ai gomiti, i capelli biondi cenere spettinati e quegli adorabili tatuaggi che spuntavano dal colletto della camicia e dai risvolti. Mentre io quella mattina avevo deciso di indossare dei pantaloni a zampa cobalto, un crop top bianco, una camicia larga della medesima sfumatura dei pantaloni ed i capelli arrotolati in uno chignon incasinato, lui era il prototipo del ragazzo che ti faceva girare la testa ad un solo cenno. Sollevò la gli occhi proprio quando mi trovai a due tavoli di distanza ed il suo sguardo mi bruciò la pelle.
"Ciao a tutti," salutai e mi posizionai tra Mikhail e Diego, accomodandomi sul grembo di mio marito, che iniziò a domandarmi come avessi trascorso le prime ore della giornata. "Noiosetta."
"Perché non c'ero io."
"Può darsi." Sorrisi civettuola. "Come può essere di no."
Elusi volutamente l'incontro con il ragazzo ed il messaggio di Emily.
"Elle! Elle!" Fu Chris a chiamarmi qualche minuto dopo e con interesse riportai la mia attenzione al gruppo. "Ho delle novità."
"Sì?"
Il biondo si allungò sul tavolo e mi prese una mano, tirandomi verso di lui con gesto cospiratorio.
"Ho bisogno di un aiuto." Utilizzò un tono di voce volutamente basso e per poco non scoppiai a ridere. "Per la missione X."
Spalancai le labbra in una grossa 'o' e gli strizzai l'occhio, poiché il weekend precedente Mikhail aveva di nuovo ospitato tutta la combriccola a casa nostra e questa volta ero riuscita a venire a conoscenza di tantissimi dettagli circa la vita privata dei ragazzi; in quell'occasione avevo acquisito anche il titolo di fata madrina delle scopate: non che mi dovessi vantare del soprannome, ma mi piaceva far parte del gruppo di Mikhail.
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Malizia |THE NY RUSSIAN MAFIA #3
Romance[COMPLETAMENTE REVISIONATA✨] * si consiglia la lettura del primo e del secondo libro* Ariel Audrey Rose. Diciotto anni. Un segreto. Una vita sofferente ed una sorella da riscoprire.