VII

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Mikhail Theodore Ivanov, appartamento periferia di New York, New York.

Dimitri irruppe nell'appartamento come un caterpillar ed ingoiai il quarto bicchiere di scotch per eludere il suo sguardo furioso. Era famoso per quello sguardo: la morte che ti perseguitava, così avrebbe dovuto intitolare il quadro che li rappresentava, il pittore che avrebbe avuto la gioia di dipingerli.

"Cosa cazzo ti è venuto in mente, Misha?" Tuonò, scuotendomi dalla giacca. "Cazzo." Sembrava che per la famiglia Ivanov il miglior modo di ricevere informazioni fosse scuotersi a vicenda come dei sacchi di paglia. "Tu e Ivan cosa cazzo avete in quel fottuto cervello?" Il suo ringhio animalesco mi sbatacchiò le membra contro le ossa. "Prega qualsiasi cazzo di divinità in cui credi e ringraziami che sono arrivato prima di Andrej o a quest'ora saresti polvere per i mobili, cazzo."

Nonostante la vista fosse annebbiata dall'alcol, cercai di scrutarlo oltre i ciuffi di capelli che mi ricadevano sulla fronte; tentavo di comprendere la serietà della situazione, ma non era compito semplice dopo il quarto scotch. In quel momento odiavo Ariel; odiavo Ariel più di quanto odiassi la mia stupida ingenuità e questo perché era stata lei, quella fottuta rossa dalle labbra carnose, a prendere il mio futuro e gettarlo a fanculo. Perché vi era un solo e singolo modo per porre rimedio al disastro. Un solo incubo e i miei fratelli non avrebbero di certo tentennato ad utilizzarlo.

"Non sono un fottuto ginecologo." Il mio ultimo brandello di lucidità tentò di ribellarsi all'idea di doversi mettere le manette e incatenare ad una donna che al momento odiava. "Come cazzo potevo saperlo?"

"Magari potevi tenere il tuo fottuto uccello nei pantaloni, coglione."

La voce che si aggiunse alle nostre mi fece rabbrividire e di conseguenza mi plasmai quanto più possibile contro lo schienale del divano. Avrei fatto qualsiasi azione pur di porre quanta più distanza tra me e Andrej.

"Però hai pensato bene di aggiungere merda alla merda che già dobbiamo affrontare. Perché non bastava solo che quelle teste di cazzo di Chicago ci stessero con il fiato sul collo, che la mafia cinese avesse deciso di festeggiare il capodanno a New York, facendoci, con molta probabilità, saltare tutti per aria; no, il nostro fratellino, con grande astuzia, ha deciso di scopare la mia futura cognata, dopo che Ivan ci ha quasi voltato le spalle!" Andrej sbraitò, trattenuto a stento dalla minuta figura di Lily Rose, palesemente a disagio nella diatriba. "Dimmi quanto cazzo puoi essere coglione?"

Mi portai le mani al volto e reclinai la testa all'indietro, sospirando. "Lasciami stare."

"Sospira pezzo di merda, perché se ti metto le mani addosso -

"Tu cosa fai?!" Scattai in piedi e Dimitri mi spinse con poca grazia sul divano. "Che cazzo vuoi fare, Rej?!"

Cercai di sollevarmi di nuovo, ma quel pezzo di merda del boss della Drakta continuò a tenermi sotto tiro.

"Male." Gli occhi azzurro-verde di Andrej si ridussero a due fessure. "Molto male e non mi fermerò solo perché sei sangue del mio sangue."

Questa volta, Dimitri non fu in grado di bloccare il mio scatto e, agguantato il bicchiere, lo scagliai con prepotenza contro la parete di fronte.

"Dannazione! Non ne sapevo un cazzo!" Urlai. "Non ho mai scopato nessuna vergine piagnucolona! Mai in tutta la mia vita e credimi, Andrej, non avrei di certo voluto iniziare a diciotto anni, venendo meno al regolamento della Drakta!"

Lily Rose sbiancò e con apprensione posò i suoi occhi verdi sul compagno, che invece era intento a studiarmi con scrupolosa perizia.

"Mikhail, sai cosa vuol dire non è vero?" Dimitri prese di nuovo parola e il tono solenne con cui iniziò quel discorso non mi piacque per nulla. "C'è un solo modo."

Malizia |THE NY RUSSIAN MAFIA #3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora