XII

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Ariel Audrey Deep, Villa Ivanov, New York.

Questa volta quando le nostre labbra si sfiorarono fu un gesto delicato, quasi reverenziale da parte di Mikhail. Era come se si stesse prendendo tutto il tempo del mondo per assaporare quell'attimo, quel nuovo piccolo gesto che denotava l'inizio di un percorso. Mi deliziai con le sue calde labbra e prima che me lo potessi impedire, mi sbilanciai verso di lui e strinsi la camicia bianca tra le dita. Il suo braccio destro scivolò intorno alla mia vita e la sua mano sinistra si perse tra i miei capelli. Il bacio divenne più lento, sensuale e profondo, tanto che dovetti fare mente locale della circostanza in cui stesse avvenendo, per evitare di strappargli lo smoking dal corpo.

"Beh, Ariel, sarai stata anche vergine, ma di sicuro non una suora," mi sussurrò all'orecchio quando ci staccammo per riprendere fiato e mi appoggiò con la schiena contro l'albero.

"Decisamente."

Mi accasciai contro il suo petto e per la prima volta decisi di smettere di lottare, chiusi gli occhi e assaporai l'aroma dolce e confortante del profumo di Mikhail.

"Hai già idea del dove vorresti vivere?" Il suo sussurro dolce fu una ventata d'aria fresca, le sue mani fantasmi, stucchevoli promesse, ad accarezzarmi le spalle nude. "Perché ho davvero intenzione di fare in modo che il nostro matrimonio funzioni."

Sospirai e mi cullai in quella promessa, ma poi la situazione si ribaltò alla velocità della luce: ci furono degli spari provenienti dalla nostra destra, delle grida dalla villa; fui in grado di intravedere Dimitri e Andrej correre verso di noi, prima che Mikhail riuscisse a schiacciarmi contro l'albero e puntare due pistole al nemico.

"Finalmente riscuotete l'onore del vostro Consigliere?" Inclinò la testa e lo vidi sorridere. "È così che Chicago ringrazia un uomo che si è sacrificato per loro? Dopo un mese di assenza?"

A quel punto fu il turno di Andrej, che con un ghigno poco rassicurante fece volteggiare un paio di coltellini tra le mani e si avvicinò ai due.

Ora comprendevo le allusioni di Luca: erano davvero la mafia russa e non ero dentro un film, tutto questo stava diventando la mia vita.

"Già." Notai la somiglianza tra Andrej e Mikhail come se fosse un'insegna luminosa appiccicata sopra la loro testa: avevano la stessa sfumatura di follia, la stessa esaltante ed eccitante sfumatura di follia. "Siete venuti qui per raggiungerlo?"

Andrej caricò una delle due mani, pronto a lanciare il coltellino contro gli intrusi.

"State fermi o spariamo," disse uno dei due assalitori e questa volta a rispondere fu Dimitri; pareva quasi che i tre fratelli avessero studiato le battute a memoria e stessero facendo un balletto intorno alla loro preda.
"Qualcosa mi dice che non siete venuti qui per ucciderci." Il boss di New York incrociò le mani al petto e senza armi a disposizione avanzò di un passo. "Perché avete deciso di rovinarci la fottuta festa di fidanzamento di nostro fratello?"

La cosa?! La mia mente urlò in risposta e Mikhail fece giusto in tempo a voltarsi verso di me con un'espressione deliziosamente colpevole.

"Il piccolo psicopatico si sposa?" Disse l'altro intruso. "E scommetto che la puttana sia la succulenta rossa dietro le sue spalle."

A quel punto ne avevo fin sopra i capelli di quei dannati uomini fintamente alfa, così decisi di sgusciare fuori dal mio nascondiglio.

"Ehi, tu!" Gli urlai, anche se Mikhail cercò di trattenermi per un polso, quasi confuso dal mio scoppio di carattere. "Ti hanno mai detto che incontravano tua madre quando le puttane della Drakta andavano a lavorare?"

Malizia |THE NY RUSSIAN MAFIA #3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora