Ariel Audrey Deep, NY university campus, New York.
Arrancai lungo il vialetto della nostra abitazione, illuminato solo da qualche lampione e ringraziai che a Mikhail fosse venuta in mente quell'ubicazione per la nostra casa, o probabilmente non sarei mai arrivata a destinazione.
Mi afflosciai sulla ringhiera bianca in pieno stile americano e non feci in tempo a tirare fuori le chiavi, che il ragazzo mi raggiunse, mi tappò la bocca con la mano e mi lanciò per terra con violenza. Percepii chiaramente il contatto del mio fianco contro l'asfalto e quasi imprecai per il mio povero cappotto.
Iniziai a scalciare come un animale in gabbia, ma lo stronzo, molto più prestante di me, mi arpionò per il collo per l'ennesima volta e mi schiacciò la guancia contro il freddo cemento del marciapiede zigrinato. Questa volta il panico non fece breccia nella mia mente e con movimenti studiati riuscii a muovere le labbra quel tanto necessario per morsicargli le mani.
Il bastardo uggiolò dal dolore e senza distrarmi utilizzai quel suo momento di debolezza: gli tirai un bel calcio nei gioielli di famiglia, più uno nello stomaco, giusto per sicurezza, e scappai. Ignorando le tremende fitte di dolore che facevano tremare il mio povero corpo, salii i gradini in silenzio, perché il vicinato non doveva sapere ed iniziai a tempestare la porta di pugni. Fu quando le gambe non mi ressero più, che il tale Diego o Rob? Chi se lo ricordava? Aprì la porta e gli crollai tra le braccia.
"Oh, porca puttana." Lo udii imprecare discretamente. "Mikhail, porca puttana, Mikhail."
Tutto intorno a me si confuse per qualche istante, fino a quando delle braccia forti non mi trasportarono sul divano tra le imprecazioni del parterre maschile.
"Ariel." La voce di Mikhail esplose tra il dolore. "Ariel, guardami." Mi scrollò dalle spalle ma poi le sue mani si fermarono sulle mie guance. "Ariel, forza." Mentre cercai di sollevare le palpebre, udii qualche ordine rivolto ai suoi amici, che probabilmente erano parte dei soldati della Drakta. "Così, da brava, tesoro."
"Mikhail," gracchiai con fatica. "Mikhail." Ripresami un pochino dallo shock, gli agguantai i polsi e mi persi nel mare azzurro, costellato da puro terrore. "No-No-Non gli ho detto nie-niente, sono scappata." Tremai. "Non-Non avrei potuto dirgli niente. Non ti avrei mai tradito, io-io..."
"Sh, Ariel, ti credo." Mi accarezzò la testa. "Non ho mai pensato che potessi rivelare nulla, tesoro."
Ma ancora una volta la situazione si ribaltò e quattro uomini piombarono in casa, balzando contro gli amici di Mikhail e ingaggiando un corpo a corpo con numerosi coltelli. Il quinto si proiettò su Mikhail, lo mise fuori gioco con un pugno allo stomaco ed uno alla tempia, per poi avventarsi su di me senza pietà.
"Mi-Mi-Mikhail."
Cercai di liberarmi dalla presa dell'assalitore, ma nel nostro soggiorno regnava una gran confusione, tanto che era quasi impossibile distinguere i grugniti dagli affondi.
"Signorinella." Il tizio che aveva messo fuori gioco Mikhail mi arpionò i capelli e mi sorrise sinistro. "Mi vorrei presentare, sono il nuovo Cosigliere di Chicago."
Sempre tenendomi per i capelli mi trasportò tra le stanze del nostro bilocale e scelse come destinazione la camera da letto. A causa del trattamento che mi aveva riservato il suo compare qualche minuto prima, non riuscii a ribellarmi. Le fitte alla nuca si persero con il dolore diffuso delle mie ossa e non fui in grado di reagire nemmeno quando chiuse la porta a chiave dietro di noi.
"E adesso, signurinella, credo sia meglio per entrambi che collabori, ah." Mi lanciò con poca grazia contro il letto e mi sollevò la testa tirandomi per la coda scompigliata. "Cume sì bell' piccirella, ma sprecata." Sorrise e tirato fuori un paio di manette mi indicò il letto. Non mi mossi e il suo sorriso scemò. "Non rendiamo le cose difficili per nessuno, forza."
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Malizia |THE NY RUSSIAN MAFIA #3
Romance[COMPLETAMENTE REVISIONATA✨] * si consiglia la lettura del primo e del secondo libro* Ariel Audrey Rose. Diciotto anni. Un segreto. Una vita sofferente ed una sorella da riscoprire.