Ariel Audrey Ivanov, Midwest, Stati Uniti D'America medio-occidentale.
Lo sconforto era stato troppo grande per poter rimanere chiusa in quella casa e così, da due settimane a questa parte, avevo preso l'abitudine di fare delle passeggiate nella prateria e fu lì che, in uno di quei giorni, incontrai Kelly e Thomas, i due fratelli di una fattoria non molto lontana.
In principio, avevo deciso di nascondermi dietro le spighe di grano, perché avevo una gran paura che i due potessero porre a serio rischio la salute di Mikhail, ma con il trascorrere dei giorni mi ero trovata sempre più a mio agio a parlare con i due, che avevano su per giù la mia età e abitavano a due chilometri di distanza, così avevo desistito dal nascondermi.
E quella sera, dopo un lungo pomeriggio trascorso nelle praterie, quando ormai il sole aveva concluso il suo lavoro, Thomas decise di accompagnarmi alla mia casetta.
"Non dovresti accompagnarmi, la vostra fattoria è a chilometri di distanza."
"Non ti preoccupare, Ariel." Il ragazzo battè con affettuosità la mano sul manto del cavallo ed iniziammo a camminare verso la piccola abitazione. "Kelly se la caverà e questa bella puledra mi porterà alla fattoria in men che non si dica."
Camminammo in uno strano silenzio per un po', e poi la classica spontaneità di Thomas ci permise di chiacchierare amichevolmente per tutto il decorso; eppure, davanti alla casetta mi bloccai con una punta di ansia.
"Allora, adesso io vado, mio padre non vuole sconosciuti." Percepii un po' di colpa per quella bugia bagnarmi lo stomaco, ma non vi era nessuna alternativa; Thomas era un caro ragazzo del Midwest e non potevo di certo svelare la presenza di Mikhail. "Buona serata, Thom."
Si avvicinò di un passo ed io mi allontanai con un sorriso di scuse; corsi dentro casa e mi appoggiai alla porta, chiudendo gli occhi: che diavolo di idea si era fatto quel ragazzo? Ma non riuscii a interrogarmi ulteriormente su quella situazione, perché la voce infastidita di Mikhail mi trascinò fuori dai miei pensieri.
"Chi era quello?"
Sfarfallai le palpebre instupidita, un po' perché era riuscito a sollevarsi dal letto, un po' perché aveva avuto il coraggio di parlarmi a quel modo dopo settimane che se ne stava segregato all'interno della propria stanza a leggere.
"Nessuno, solo un amico."
Tirai dritta verso la cucina, ma la sua mano si strinse intorno al mio braccio.
"Solo un amico?" Gli occhi azzurri lanciarono saette, ma non indietreggiai di un centimetro. "A che gioco stai giocando, Ariel?"
"Io?" Ringhiai, avvicinandomi a lui e incastrandolo contro la parete. "Io a che gioco sto giocando, Mikhail?" Gli afferrai il mento tra le mani con una rabbia tale, che a stento non lo strozzai. "Mi ignori da due settimane."
"Io non ti sto ignorando."
"Mi stai ignorando! Pensi che non lo sappia?" Lo spinsi di più contro la parete incurante dei suoi lividi. "Pensi che non sappia cosa stai cercando in quei dannati manuali di diritto?!"
Con un groppo alla gola lo spintonai e lui perse un po' l'equilibrio, ma non me ne curai.
"È meglio per te," ammise con un sussurro mentre cercò di riprendere la posizione eretta. "È meglio per te se mi allontano e lo sai."
Con rinnovato vigore lo agguantai per la stupida maglia di flanella e lo sbattei contro il muro; la sua espressione si stracciò dal dolore, ma non fiatò.
"Fai l'uomo!" Gridai. "Fai l'uomo, Mikhail!"
"Tu... Tu non capisci." Vederlo così indifeso mi fece uno strano effetto e di colpo mi allontanai, come se fossi rimasta scottata dalla sua tristezza. "Non capisci."
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Malizia |THE NY RUSSIAN MAFIA #3
Romance[COMPLETAMENTE REVISIONATA✨] * si consiglia la lettura del primo e del secondo libro* Ariel Audrey Rose. Diciotto anni. Un segreto. Una vita sofferente ed una sorella da riscoprire.