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ANGOLO AUTRICE: avete sofferto abbastanza 😉

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Ariel Audrey Ivanov, Midwest, Stati Uniti D'America Medio-Occidentali.

Non riuscivo a stare ferma. Per me era impossibile non pensare a Mikhail. Non pensare al piano che in tre settimane i fratelli Ivanov avevano messo in atto per tirarlo fuori dall'inferno. Osservai con apprensione la prateria verde del Midwest, che si estendeva dal piccolo porticato della casa che Dimitri aveva comprato per far trascorrere a Mikhail la lunga convalescenza, lontano dalla città e da Chicago.

Rimasi in silenzio per qualche secondo, ma non udii nessun rombo, nessun segno che un elicottero fosse in avvicinamento; nessun segno da quarantotto ore.

Chiusi la porta della piccola casetta dispersa nel nulla più assoluto a chiave e mi coricai nel letto matrimoniale della stanza principale. Abbracciai il cuscino e repressi un singhiozzo: dovevo resistere, dovevo riuscirci. Lily Rose nelle ultime tre settimane mi aveva addestrato senza sosta per tutti i possibili scenari in cui avrei potuto trovare Mikhail, ma ero a pezzi, mentalmente e sentimentalmente a pezzi, e non sapevo se sarei stata in grado di aiutarlo come avrei dovuto.

Fu verso le tre del mattino, dopo un'ennesima notte insonne, che udii il classico rombo dell'elicottero. Sgusciai fuori dal letto alla velocità della luce e spalancai la porta d'ingresso, giusto in tempo per osservare l'atterraggio del grosso veivolo e una decina di uomini saltare giù dallo stesso, trasportando una barella verso l'ingresso della piccola casetta.

Mi feci da parte per permettere il passaggio e ordinai ai soldati di posizionarlo con cautela sul letto della camera in fondo a destra. Non avevo avuto il coraggio di guardare il ragazzo sdraiato all'interno del presidio medico. Chiusi gli occhi per qualche secondo e poi mi concentrai su Andrej, sporco di sangue, con un graffio alla tempia destra e pallido come la luna che popolava quella distesa buia infinita.

"Cielo, entrate." Gli appoggiai una mano sulla spalla. "Ti metterò qualche punto."

Ma Andrej scosse con vigore la testa e si stropicciò il viso. "Dobbiamo tornare immediatamente, Dimitri ci vuole lì."

Annuii, cercando di tenere a freno le lacrime.

"D'accordo." Deglutii con forza e tentai di sorridere, ma non ci riuscii.

"Sei forte, Ariel." Andrej con un fischio richiamò gli uomini, che si allontanarono dalla casa in sincrona determinazione, per dirigersi di nuovo verso il velivolo. "E lui ha sofferto molto, ma non tornare indietro prima che non sia tutto concluso, Dimitri si è raccomandato su questo punto." Sospirò. "Una volta a settimana vi invieremo medicine e spesa, non allontanatevi da questa prateria, non sappiamo quanto Chicago si sia esteso."

Mi spettinò i capelli e si voltò per raggiungere il grosso elicottero.

"Andrej!" I suoi occhi azzurri screziati di verde si puntarono di nuovo su di me. "Grazie per tutto, salutami Lily e gli altri."

Annuì e sparì sull'elicottero, che decollò nella coltre nera che incombeva sulla prateria. Avevano deciso che la convalescenza di Mikhail dovesse avvenire in una delle tante praterie del Midwest, luogo in cui sarebbe stato quasi impossibile localizzarci, ma quell'ubicazione era un'arma a doppio taglio: non vi era nulla intorno a noi, solo erba, animali e Dio solo sapeva quali; nessun ospedale o nessuna struttura a cui affiliarci.

Chiusi la porta dietro di me, la bloccai con il catenaccio e con gli infissi interni, sospirai sconfitta appoggiandomi ad essa e mi lisciai la vestaglietta bianca. Non mi ero accorta di aver accolto gli uomini della Drakta solo con la camicia da notte, ma ero così sconvolta, che non mi sarebbe stato difficile accoglierli anche in mutande. Udii un blando lamento provenire dalla stanza che io e Lily avevamo istituito a mo' di pronto soccorso e la raggiunsi di volata.

Malizia |THE NY RUSSIAN MAFIA #3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora