XV

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Ariel Audrey Deep, NY university campus, New York.

Erano trascorsi tre mesi da quel nefasto avvenimento e non vi era stata sera in cui non mi addormentassi con l'espressione vitrea di Ivan a danzarmi di fronte al viso; forse, solo ultimamente il ricordo aveva iniziato a dissolversi.

Per Mikhail il periodo di transizione fu più difficile, trascorse ben più della metà del primo semestre alla villa, preoccupandosi per le condizioni di suo fratello; avevo compreso la sua necessità e avevo anche deciso di lasciargli un po' di spazio, ma quello strano calore che iniziavo a provare nel petto, ogni qualvolta ritornava alla nostra piccola abitazione, situata all'interno del campus, aveva iniziato a scombussolarmi.

"E così ti devi sposare?" Michelle mi strappò con prepotenza dai miei pensieri. "Ci puoi dire chi è il fortunato, oppure vuoi tenerlo segreto?"

Michelle era la classica tipa da college americano: cheerleader fino al midollo, bionda platinata, ciglia lunghe quattro chilometri e sorriso sgargiante contornato da del lipgloss pesca.

"Sì, mi devo sposare, ma ancora non abbiamo deciso la data." Giocherellai con il purè di patate e occhieggiai il grosso anello sull'anulare sinistro. "Non abbiamo fretta."

Le sorrisi e ricambiai gli sguardi curiosi delle sue amiche.

"E allora perché decidere di sposarvi?" Indagò di nuovo. "Forse i soldi? A giudicare dalla grandezza del diamante ne deve avere parecchi."

Chiusi la mano di scatto, spinsi lo sguardo oltre l'imponente porta a vetri della mensa e fu in quel momento che lo vidi: Mikhail Ivanov, il futuro uomo che sarebbe diventato il più ambito in tutta la New York University. Fu una scena da film, perché tutta la mensa prestò attenzione al nuovo arrivato, che con nonchalance si sistemò il colletto del giubbotto in pelle, sollevandosi sul capo gli occhiali da sole dalla montatura a tartaruga.

"Mio Dio."

Deglutii e nascosi le mani sotto al tavolo. Avevo bisogno di un diversivo o quella sensazione fastidiosa mi avrebbe mangiata viva uno di questi giorni.

"E lui dove si era nascosto?"

Michelle si protese oltre il tavolo mettendo in mostra la mercanzia, ma Mikhail non la degnò di uno sguardo; tutt'altro, con studiata tranquillità, si accomodò al mio fianco e si protese verso di me. Lo schiocco del bacio si udì a chilometri di distanza e le mie guance si arroventarono di colpo. Ringraziai mentalmente qualche buonanima che decise di ritornare ai propri affari, smettendo quindi di tenere la propria attenzione puntata su di noi.

"Tesoro, mi sei mancata." Con il gomito sul tavolo chiuse di nuovo la distanza e solleticò le mie labbra con le proprie. A quel gesto plateale il mio cuore fece un salto carpiato all'interno della cassa toracica. "Tutto bene?" I suoi occhi azzurri scintillarono dal divertimento e per poco non mi ingozzai con la mia stessa saliva. Dalla notte in cui avevamo provato ad andare a letto insieme ed era risultato altamente disastroso, Mikhail non mi aveva più toccata, a parte il bacio interrotto da due mafiosi, ma Dio solo sapeva quanto avrei desiderato che quelle mani accarezzassero di nuovo la pelle del mio corpo. "Sai, amore"—si allungò verso il mio piatto e la zaffata del suo profumo mi stordì—"nelle ultime ventiquattro ore ti ho per caso ricordato quanto sia fortunato ad averti messo quell'anello al dito?"

Con deliberata lentezza si portò un po' del purè alla bocca e leccò le labbra; i miei occhi traditori rimasero calamitati sul movimento impudico della sua lingua e non diedi segni di vita.

"Che carini." Fu la voce dell'amica di Michelle a riportarmi alla realtà. "Sei il suo ragazzo?"

Cercando di allontanare dalla mente l'immagine dei movimenti della lingua di Mikhail, mi protesi verso il bicchiere d'acqua. Avevo bisogno di schiarirmi le idee e quando le mie labbra toccarono il liquido fresco, quasi sospirai dal piacere.

"Sarò suo marito." I due occhi azzurri erano limpidi e sereni. "Ora, se non vi dispiace, avrei bisogno di parlare con la mia fidanzata."

Ancora intontita dalla sua performance, mi sollevai in automatico dalla sedia della mensa e lo seguii verso l'esterno.

"Qualcosa non va?"

Mi strinsi il giubbotto di jeans al corpo, perché aveva iniziato a tirare un venticello piuttosto insistente.

"Oh, la tua vocina, mi era mancata, sai?" Arrossii per l'imbarazzo e Mikhail ridacchiò. "Comunque, non mi piace quella Michelle." Si girò verso di me e mi appoggiò le mani sulle spalle. "È fastidiosa."

Trattenni un risolino.

"È solo una tua ammiratrice." Buttai lì con nonchalance, ma il suo sorrisetto da furfante mi suggerì tutt'altro. "Che c'è?"

Sollevò le mani al cielo e scoppiò a ridere.

"Oh nulla, tesoro." Poi la sua prestanza fisica fu così soffocante, che dovetti appoggiarmi al muro dietro di me e lo stronzo sorrise trionfante. "Ma, ho visto come hai rischiato di strozzarti con la saliva." La sua mano tracciò pigra i contorni del mio collo. "E non mi è dispiaciuto per nulla."

"Non vuol dire nulla." Gli agguantai la mano a mezza altezza e lui intrecciò le dita alle mie in risposta, sempre con quel ghigno arrogante. "Comunque, come sta tuo fratello?"

La sua espressione gioviale si spense un po' e d'istinto aumentò la presa intorno alle mie dita; soprappensiero, iniziò ad accarezzarmi le nocche con una nuova dolcezza e dovetti concentrarmi per non lasciare quella strana emozione libera di danzare nel mio corpo.

"Lily Rose lo sta tenendo d'occhio, ma per ora sembra essersi ripreso. Dimitri gli ha vietato di uscire e fare altro che non sia scuola-casa casa-scuola con i nostri bodyguard, ma è sempre più intenzionato a spedirlo in Russia."

Annuii.

"Capisco e fa bene."

Poi mi morsicai il labbro inferiore, indecisa se chiedergli o meno quello che mi frullava nella testa da un po' di giorni. Tre mesi prima mia sorella mi aveva raccontato di Erin, ogni singolo dettaglio della loro storia e per quanto la mia reazione fosse stata infantile all'inizio, avevo percepito che parte della gelosia provata nei loro confronti si fosse dissipata totalmente; forse, anche per l'aiuto di Mikhail, che in questo momento mi squadrava come se rappresentassi un'equazione matematica di difficile risoluzione.

"Dimmi, Ariel." Mi sistemò una ciocca di capelli rossi dietro l'orecchio senza allontanare le nostre mani e trattenni il fiato quando i suoi polpastrelli sfiorarono la mia pelle. "Dimmi tutto."

Scivolai a disagio sul piede destro e tergiversai qualche secondo, ma poi presi un grosso respiro e decisi di proporgli la mia folle idea.

"In questi tre mesi sei sempre andato alla villa per accertarti delle condizioni di Ivan ed io in qualche modo ho colto il pretesto per stare un po' con mia sorella, ma vorrei spingermi oltre." Sorrisi timida e l'espressione orgogliosa di Mikhail mi indusse a vuotare il sacco. "Mi piacerebbe che lei e la sua bambina venissero a casa nostra un pomeriggio." La mia sicurezza tentennò una volta che rivelai il piano. "Con tuo fratello, ovvio. Avrei chiesto anche a Maria e ai suoi figli, ma sono troppi e abbiamo solo, seppur fin troppo all'avanguardia e lussuoso, un bilocale."

Iniziai a parlare a ruota libera senza concentrarmi sul significato delle parole e quando Mikhail mi prese il viso tra le mani, scoppiando in una grassa risata, chiusi la bocca di scatto.

"Va benissimo, non preoccuparti." Poi mi baciò la punta del naso ed io dovetti concentrarmi il più possibile per non tirarlo dalla camicia bianca verso di me. "Maria non se la prenderà, tranquilla." Mi accarezzò le guance. "Questo pomeriggio rimango a lezione, ma poi devo scappare alla villa e mi metterò d'accordo con Andrej."

Sorrisi riconoscente.

"Grazie, Mikhail." Mi guardai intorno. "Forse dobbiamo rientrare."

ANGOLO AUTRICE🤩:
Come sta andando bellezze??!! Vi sembra che la storia stia procedendo bene? Perché di colpi di scene ce ne saranno!!!'

Malizia |THE NY RUSSIAN MAFIA #3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora