Capitolo 1

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Un ritmico martellare proveniva dall'esterno della caverna buia.

L'umidità s'infiltrava sotto ai vestiti di una donna seduta contro alla parete. Un tremore scosse appena il suo corpo e lei appoggiò la mano sulla testa della bambina che dormiva sulle sue gambe. Abbassò gli occhi su di lei, sui capelli biondi che le nascondevano il viso, e le spostò i capelli.

Uno scricchiolio ruppe il silenzio e la fece voltare di scatto verso l'ingresso.

«Leto, resta qui.» si tese verso il piccolo che aveva raggiunto a gattoni l'apertura, incurante della ghiaia sotto alle ginocchia protette solo da un paio di pantaloni leggeri.

Leto guardò la madre un istante, ma poi riportò l'attenzione verso l'esterno.

«Lo so che vuoi uscire, Leto... ma sono ancora alla nostra ricerca.» sospirò la donna, più per se stessa che per lui. Leto scalciò, infastidito. «Sta' buono, o sveglierai Aurora.»

Leto mugolò. Si voltò verso di lei e gattonò verso la madre, mettendo le piccole mani sulle sue gambe.

«Che diamine mi è saltato in mente...» mormorò con un sospiro e passandosi la mano sul viso...

***

Il sole splendeva alto nel cielo. Sotto di lui, l'intera piazza del paese era gremita di bambini che si rincorrevano tra le risate. Alcuni si lanciavano un cerchio ed un gruppetto giocava con una palla di stracci.

«Mamma, posso dirti una cosa?» chiese una bambina, portando gli occhi di un azzurro intenso sulla donna che le stava davanti. «Mamma, mamma, mamma, mamma, maaaaammaaa!»

La gonna beige della bimba si sollevò quando corse davanti alla donna e si fermò tra i suoi piedi, puntando i pugni sui fianchi coperti dal corpetto verde. La donna si bloccò di scatto, imprecando a mezza voce, e la mano corse alla schiena del bambino che dormiva appoggiato alla sua spalla. Nonostante la brusca fermata, la bocca del piccolo rimase socchiusa con un rivolo di bava che inzuppava l'abito della madre.

«Aurora! Quante volte ti ho detto che non devi fermarti davanti ai piedi delle persone!» la rimproverò la donna, seria ma con una punta di esasperazione che trapelava dalla voce. «E basta ripetere di continuo la stessa parola.»

«Ma è importante, mamma!» ribatté la piccola, con lo sguardo deciso e sfrontato.

La donna sospirò e sentì una mano appoggiarsi sulla sua spalla.

«Non iniziare a rimproverarla prima di sentire cosa vuole dire, Thymeria...» cercò di calmarla l'uomo che le stava accanto, appoggiando la mano sulla schiena della moglie.

I due adulti sembravano essere l'uno l'opposto dell'altro: lui alto, con i capelli mori e gli occhi scuri, lei gli arrivava alle spalle, con i capelli biondi e gli occhi azzurri; lei con un abito a fiori chiaro, sotto al quale indossava una blusa bianca, lui vestito di un farsetto nero dagli spallacci imbottiti neri e verdi e pantaloni neri.

«Solo perché non era in mezzo alle tue gambe, Arys...» sbuffò Thymeria, spostando poi lo sguardo sulla bimba. «Allora, signorinella... cosa succede?»

«La maetra ha detto che tutti devono andare alla piazza dopo la messa della sera.» disse la bimba tutta d'un fiato. «Tutti, tranne i bambini. Dice che il re ha qualcosa d'importante da dire.»

Arys si piegò verso la bimba, dandole un bacio sul capo dorato, e poi si rialzò con lei in braccio.

«Non mancheremo, tesoro.» rispose Arys, stringendo bene le braccia sotto alla bimba. «Cos'hai fatto con la maestra?»

La disfatta di FlorisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora