Colui che non ha imparato a dire "Lei e nessun'altra", sa forse cos'è l'amore?
Vincent Van Gogh
Due giorni dopo...
DEMET
Vagavo per l'hotel cercando di evitare i due fratelli Yaman, un'altra volta. Erano due giorni che sgattaiolavo da una stanza all'altra per evitare che il loro sguardo cadesse su di me ancora una volta.
Il signor Can voleva dei resoconti per la prossima serata del Ruby, dato che la precedente aveva riscosso molto successo.
Non sapevo cosa altro fare per non incontrarlo. L'ultima volta che eravamo stati insieme era stato difficile stargli accanto, il cuore mi batteva fortissimo, per poco credetti che lui potesse sentirlo.
Le sue mani su di me bruciavano come se fossero di fuoco.
Non potevo stargli accanto in quel modo, non potevo provare quelle cose per lui, non potevo essere debole proprio in quel modo.
Sentirmi così vulnerabile non mi piaceva, mi avrebbe spazzata via con la prima parola sbagliata e sarebbe successo in fretta.
Non potevo concedergli quel potere, mi sarei fatta troppo male.
-Demet- Saltai dalla paura.
-Calmati, sono io- Lana sorrise.
-Scusa- Mormorai.
-Il signor Can ti sta cercando per tutto l'hotel e come al solito la signora Deren è infuriata, dice che non ti vede da stamattina- Sembrava dispiaciuta.
-Ma è possibile? Questo Hotel non va avanti senza di me? Come facevate prima di me eh?- Lana mi guardava pietrificata, forse stupita dalle mie parole.
-E il signor Can? Non riesce a stare due minuti senza controllarmi? Come ha fatto fino ad ora? Per caso ha iniziato a lavorare solo adesso?- Stavo parlando a vanvera, come tutte le volte in cui non sapevo cosa inventarmi.
-Si in effetti non riesco a stare senza di te- Oh cazzo, quella voce..
Mi girai verso di lui dopo lo sguardo di Lana su di me.
Aveva le braccia incrociate ed era appoggiato con la spalla destra al muro, aveva l'asticella degli occhiali da sole fra i denti e non poteva essere più sexy di così.
Mi sorrideva come se non avessi detto quella marea di stupidaggini poco prima, volevo sprofondare dalla vergogna.
-Andiamo, devo parlarti- Continuò sorridendo.
-Non posso, ho molto da fare- Presi le lenzuola da terra.
-Muoviti Demet, nel mio ufficio- Si girò e iniziò a camminare.
-D'accordo arrivo- Sbuffai.
Lo seguii nel suo ufficio, sentii le risate di Lana in sottofondo, mi girai per farle la linguaccia.
Ormai tutti, persino i muri in quel posto avevano capito che stavo evitando Can.
Mi chiese di accomodarmi ad una delle due sedie davanti alla scrivania, mentre lui fece il giro sedendosi al suo posto. Gli si addiceva l'aria da capo.
Scossi la testa e tornai sulla terra, dovevo smetterla con quei pensieri o sarei diventata pazza.
-Perché mi stai evitando...di nuovo?- Chiese tranquillo.
-Non la sto evitando- Feci spallucce guardando le mie mani.
-D'accordo, ammesso che io mi stia sbagliando, perché da quando siamo tornati dalla baita ti comporti in modo diverso?- Chiese ancora.
-Cerco di essere professionale- Lo guardai.
-Demet, ti rendi conto che tra noi due non c'è mai stato niente di professionale?- Se la rise, ed in effetti aveva ragione, avevamo iniziato proprio male.
-Sto cercando di dimenticarlo- Guardai il pavimento.
Lui annuì.
-Se ti riferisci al bar io...- Cercò di spiegarsi, ma lo interruppi, quello era lui e non potevamo farci niente, nessuno poteva farci niente.
-Non voglio parlarne, siamo qui per discutere di lavoro- Cercai di essere impassibile e di non far trasparire alcuna emozione.
-Demet anche questo riguarda il lavoro, non voglio che tra noi ci siano...- Provò ancora una volta, ma non lo lasciai finire.
-Tra me e lei non c'è niente, assolutamente niente- Lo guardai dritto negli occhi, e quelle parole mi fecero più male di quanto potessi mai aspettarmi.
Lui mi guardò, aveva cambiato espressione, io guardai altrove, non avevo voglia di incontrare il suo sguardo ancora una volta.
-Ho condiviso molto con te- Abbassò il tono, ed io potetti sentire la sincerità con cui mi stava dicendo che si era fidato, che per lui era difficile ma si era fidato di me, che avevo deciso di deluderlo proprio in quel momento.
-Penso che lei abbia sbagliato- Feci spallucce guardando un punto inesistente di significato dietro di lui.
-D'accordo, allora che mi dici della baita? So che hai provato qualcosa anche tu- Cercò di riprendersi in qualche modo, nel suo discorso.
-Signor Can alla baita non è successo assolutamente niente, l'ho aiutata a trovare una cosa importante per lei. Basta, non c'è altro.- Tornai a guardarlo per poi distogliere lo sguardo.
Mi veniva da piangere, ma era la cosa giusta da fare quella.-Sei sicura?- Voleva sentirsi dire che stavo mentendo, e volevo farlo anche io, ma non ci riuscii. Non potevo soffrire in quel modo per uno come lui, che mi avrebbe rimpiazzata alla prima occasione.
Quella frase mi irritò, non poteva insistere così tanto.
-Si, non voglio niente da lei e non abbiamo niente di cui parlare, sono stanca della sua continua insistenza. Non voglio più parlare di altro se non di lavoro. Tra me e lei non c'è stato niente, non c'è e mai ci sarà, questo è tutto quello che c'è da sapere sul capitolo Can e Demet che ho appena sigillato. Sono stanca di continuare a parlare di una cosa così frivola e priva di fondamento, lei per me non rappresenta niente, se non il mio stipendio- Mi alterai.
Lo guardai, era immobile, fissava un punto indefinito nella stanza, proprio dritto davanti a sé. Il suo sguardo era vuoto, e solo allora mi resi conto di quello che gli avevo detto.
Avrebbe risposto male, in altre occasioni, ma era troppo turbato per farlo.
-Puoi andare- Disse.
-Signor Can..- Mi alzai.
-Abbiamo finito, puoi andare- Ripeté con una calma che mi lasciò esterrefatta.
Uscii dal suo ufficio, ma con la testa bassa e gli occhi lucidi, avevo commesso l'ennesimo errore, ma non potevo farci molto, ormai avevo preso la mia decisione e avevo ferito i suoi sentimenti.
Sapevo bene che dopo quella conversazione i rapporti si sarebbero raffreddati e che molto probabilmente avrebbe alzato un muro tra me e lui.
Era quello che volevo infondo, o forse era quello che credevo di volere.
Non ci stavo capendo niente, eppure la voglia di ritornare da lui ed essere stretta dalle sue braccia era irrefrenabile.
Nonostante sapessi che avrei sofferto, nonostante sapessi che ci saremmo fatti del male. Lui si era messo in gioco, io no, non ero ancora disposta a farlo o forse sì, ma mi imponevo di restare ferma sul posto e non fare niente.
Quella sorta di autodifesa che avevo provato a mettere in atto mi si era ritorta contro nel preciso istante in cui i miei occhi erano affondati nei suoi, color nocciola.
Percepii la delusione che provava al sentirmi pronunciare parole che non erano mie, erano dettate dalla vulnerabilità del momento.
La paura di affrontare la realtà mi avveva sempre contraddistinta dal resto delle ragazze della mia età, ma stavolta avevo esagerato...
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Più forte dell'amore -Can Yaman-
FanfictionCan è un uomo con la testa sulle spalle, ha un'etica e non ha intenzione infrangere i suoi valori. 25 anni, e nonostante la giovane età gestisce fluentemente tre hotel di lusso sparsi per la Turchia. Ha una passione irrefrenabile per la fotografia...