{52} Ti amo

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Lo sentii alzarsi dalla sedia...

-Sai che c'è?- Balzai per la paura, voltandomi verso di lui.

Aveva le mani sui fianchi e gli occhi iniettati di sangue, a causa della rabbia.

-Visto che stai per andartene, perché diciamocelo apertamente sei una codarda, vorrei dirti tutto quello penso una volta per tutte, perché sono stanco, stanco di tutto- Continuò ad urlare.

Sospirai pianissimo, così piano che nemmeno io ero sicura di averlo fatto.

-Sai cosa ho capito in tutto questo tempo? Che tu per me non provi niente, altrimenti non staresti per partire, che non ti è mai importato di me, di noi. Hai scelto di non riprovarci perché sei una codarda, perché non sai e non saprai mai cos'è l'amore. Hai deciso di chiuderti in te stessa, d'accordo. Forse era meglio se quel giorno in quel cazzo di bar non ci entravo proprio. Sei stata l'errore più grande della mia vita forse, o forse no. Perché io a differenza tua non ho paura di esprimere i miei sentimenti, non ho paura di dirti che ti amo, e che ho seriamente pensato di aver trovato la donna della mia vita, la madre dei miei figli. Evidentemente ho sbagliato, ho sempre sbagliato in fatto di donne. Ma adesso vai, vai via e scappa dai tuoi problemi e dai tuoi sentimenti, perché quello sbagliato sono io, tranquilla- Tornò a sedersi una volta finito il suo discorso.

Le lacrime mi ricadevano copiose sul viso.

La rabbia e la violenza con cui aveva pronunciato quelle parole mi era arrivata dritta la cuore.

Lui mi amava, amava una ragazzina come me, che aveva avuto paura nel momento in cui doveva confessare i suoi sentimenti.

L'orgoglio prese il sopravvento, come troppe volte ormai gli stavo permettendo di fare.

-Addio Can- Dissi, e mi aveva sentito.

Non potevo vederlo, perché ero di spalle, ma ero sicura del fatto che il suo viso perfetto era stato solcato da una lacrime, l'unica che non era riuscito a reprimere.

Corsi verso l'ascensore, asciugandomi le lacrime, che continuavano a ascendere sulle mie guance.

Dopo le sue parole ce l'avevo solo con me stessa, per il modo in cui avevo affrontato le cose, ma ormai non avevo scelta, non potevo tornare indietro, avevo preso una decisione e quella sarebbe stata.

-Si Serkay è stato trattenuto, ci sarà il processo a breve, ma ci sono diverse accuse contro di lui, anche perché ci sono collegamenti con Pinar- Sentii Ilker, appena le porte dell'ascensore si aprirono.

Per fortuna era di spalle, non avevo alcuna voglia di spiegargli il motivo delle mie lacrime, a malapena avevo voglia di andare via da quel posto.

Mi sarebbe bastato un angolo buio e vuoto dove poter piangere.

Uscendo dall'hotel andai a sbattere contro qualcuno, come di consuetudine.

-Dannazione fai attenzio... Demet, va tutto bene mia cara?- La signora Deren, l'ultima persona al mondo da cui mi sarei aspettata quelle parole.

Scossi la testa, mi abbracciò immediatamente, non seppi ben definire il perché di quel comportamento, ma a quel punto non mi importava di niente, dovevo solo andare via.

Mi condusse furi l'hotel, proprio nel bar in cui avevo conosciuto Can.

Mi sentii morire, volevo sprofondare, quella sedia, la sedie su cui era seduto.

Il cameriere disse a Deren che potevamo accomodarci al tavolo sulla sinistra, proprio dove ero seduta io quel giorno.

Tutto in quel posto mi ricordava di Can.

Più forte dell'amore -Can Yaman-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora