DEMET
Restare lì, ferma, immobile, sotto il suo tocco, era l'unica cosa che ero riuscita a fare, non volevo aprire gli occhi, non volevo vederlo, non volevo soffrire.
Sperai andasse via in fretta, così da poter aprire finalmente gli occhi, ma non fu così.
Mi rilassai ancor di più, se possibile sotto il suo tocco delicato.
Non farlo pensai, ma era troppo tardi.
Il mio cuore cominciò ad accelerare, come se qualcuno avesse dato lui il permesso di azzardare una simile mossa.
Ascoltai ogni sua singola parola, rendendomi conto di quando fosse dispiaciuto, di quanto si fosse reso conto di aver sbagliato, ma lui non aveva tutte le colpe ed io lo sapevo perfettamente, sapevo che la colpa in parte era anche la mia.
Avevo scoperto, nei giorni precedenti la verità, ma ero troppo orgogliosa per poter tornare sui miei passi, e comunque la verità non mi era piaciuta.
Ero tornata in hotel per prendere alcune cose che avevo lasciato negli spogliatoi, avevo deciso di farlo quando sapevo che Can non fosse presente.
Al suo posto, c'era però Serkay.
Aveva fatto la scelta giusta, tornare in hotel quando suo fratello non c'era. Sarebbe finita male per lui altrimenti, questo lo sapeva bene.
Sentii accidentalmente la sua chiamata, nella quale spiegava a sua madre che Can sospettava e non poco. Non capii subito di cosa, infondo ero arrivata da poco ed ero troppo presa dal fatto che lui fosse tornato in hotel.
Aveva assunto delle guardie del corpo e un uomo che mi seguisse ovunque io andassi. Era per questo che sapeva di me e Guliz, del gran bazar e del bar.
Tirai un sospiro di sollievo, avevo finalmente trovato pace, lui aveva tutte quelle informazioni grazie a quell'uomo. Mi sentii improvvisamente stupida e sorrisi, come se tutto fosse tornato alla normalità.
Ma quella sensazione svanì fin troppo in fretta...
Riflettendoci una seconda volta mi resi conto però che Can aveva assunto un uomo per seguirmi giorno e notte, senza dirmi niente e senza chiedermi il permesso. Ero ancora più infuriata se possibile.
Mi aveva mentito sul serio, su una faccenda tanto importante, scoprii in seguito che Serkay e sua madre stavano sul serio tramando qualcosa, non riuscii a capire cosa, andò via subito dopo aver preso la sua giacca dalla sedia.
Quella mattina avevo ripreso il controllo dei miei sentimenti, non avevo idea di cosa fare o dire dopo aver ascoltato le sue parole.
Avevamo commesso degli errori, ma non ero certa di quello che avrei voluto fare.
Non sapevo se essere più sconvolta per il ritorno di Serkay o per il piano che stava architettando con sua madre e sicuramente anche con Ceyda.
Non sapevo cosa pensare, erano riusciti, ancora una volta a confondermi, ancor di più di quanto già non lo fossi.
Aprii gli occhi fissando la finestra accanto a me, presi ad accarezzargli il braccio, mi era mancato quel contatto fra di noi. Nonostante tutto sentire il suo calore era qualcosa di fantastico per me.
Mille brividi pervasero il mio corpo in quel momento, mi era mancato da morire il suo calore.
Sentii il suo sguardo bruciare su di me.
Iniziai a giocare con le dita della sua mano, come se fosse normale dopo tutto quello che era successo tra di noi in quel periodo, che a mio avviso sembrava infinito.
Lui non parlò, mi lasciò continuare, come se tutto mi fosse dovuto in quel momento. Certamente non era così, ma per lui forse si.
Intrecciai per un secondo le nostre dita, per poi interrompere quel contatto fin troppo intimo per noi.
Lo sentii emettere un sospiro, come se fino ad allora avesse dimenticato di respirare.
-Ciao- Dissi semplicemente, senza guardarlo. Tenendo stretto a me solo il suo braccio, come se fosse un peluche.
-Ciao- Sussurrò, aveva la voce rotta, non potevo sopportarlo.
Lui era l'uomo più forte che avessi mai conosciuto, non poteva stare male, non in quel modo.
Certe volte mi dimenticavo che anche lui aveva un cuore, dei sentimenti e anche lui, come me stava male.
Lo guardai, dopo aver preso coraggio. Dovevo farlo, lo dovevo ad entrambi.
Mi sorrise, come se quel sorriso potesse nascondere i suoi occhi lucidi, il rossore dovuto al pianto, lo riconoscevo. Sapevo bene che aveva pianto e che in quel momento l'emozione prevaleva su tutto.
Gli sorrisi debolmente.
Nessuno dei due parlò, in quel momento nessuno poteva dire niente, assolutamente niente.
Improvvisamente mi abbracciò, dal nulla.
Glielo concessi, aveva bisogno di quel contatto tanto quanto me. Mi abbandonai al suo abbraccio, beandomi del suo profumo di colonia, mischiato al suo shampoo preferito.
Mi venne quasi da sorridere, quei capelli effetto bagnato che gli ricadevano sulle spalle...
-Come ti senti?- Mi disse allontanandosi.
Sembravamo due sconosciuti, non c'era cosa più brutta di quella.
La mia mente aveva azzerato tutto alla sua vista, come se niente fosse accaduto, come se niente di quello che era successo tra di noi aveva importanza in quel momento.
-Bene, ti ringrazio, tu? Come stai?- Gli chiesi cercando di evitare il suo sguardo.
Sollevò un angolo della bocca.
-Solo tu puoi preoccuparti degli altri pur trovandoti in una stanza d'ospedale- Rise un po'.
Risi anche io, era ridicolo in effetti, ma ero fatta così, non potevo farci molto.
-Sto bene, mi sono preoccupato parecchio per te- Sussurrò.
Ingoiai il magone che mi si era formato giusto in gola, sentirglielo dire era ancora peggio di quel che pensavo.
Immaginarlo d'altronde era un conto, sentirglielo dire era una batosta.
-Non devi, sto bene- Sorrisi prendendogli la mano, cercando di rassicurarlo.
-Sono io che dovrei stringere la tua Demo, non il contrario- Era imbarazzato, potevo capirlo.
I sensi di colpa lo stavano attanagliando, più di quanto pensassi.
-Allora fallo- Sussurrai prima che potessi mordermi la lingua.
Non lo fece, mi guardò solamente, come se avesse capito che mi era sfuggito di bocca. Il mio sorriso avvalorò però la mia tesi, tanto da fargli stringere lentamente la mia mano.
Prese un respiro profondo.
-Mi dispiace Demet- Disse come se potesse scoppiare da un momento all'altro.
Annuii, lo sapevo, mi sentivo come lui in quel momento.
Ci guardammo negli occhi, probabilmente più intensamente di quanto potessimo solo pensare.
-Mi arrendo Can- Gli dissi, mollando la presa dalla sua mano.
Lui annuì, come se non fosse tanto stupito dalle mie parole, come se si aspettasse quella risposta o qualcosa del genere.
Ma non aveva capito, non aveva compreso le mie ragioni.
STAI LEGGENDO
Più forte dell'amore -Can Yaman-
FanfictionCan è un uomo con la testa sulle spalle, ha un'etica e non ha intenzione infrangere i suoi valori. 25 anni, e nonostante la giovane età gestisce fluentemente tre hotel di lusso sparsi per la Turchia. Ha una passione irrefrenabile per la fotografia...