{46} La notte

2.7K 180 75
                                    

Era stata la notte più lunga della mia vita, non avevo mai passato la notte in un posto che non definissi casa.

M a quanto avevo appreso c'era una prima volta per tutto.

La sera prima l'infermiera era passata a ricordarmi della presenza di due uomini in sala d'aspetto, disse che uno di loro non si era mai mosso di lì, mentre l'altro tornava di tanto in tanto per sapere di me.

Sapevo bene che Can non avrebbe mai lasciato l'ospedale prima di vedermi, o forse anche dopo avermi vista.

Ma al contempo non avevo voglia di vederlo o di sentirlo, volevo restare sola, in quella calma apparente. In quella pace dei sensi.

-Signorina il signore è ancora qui fuori, non ha intenzione di andare via prima di averla vista- Disse come se volesse far leva sui miei sentimenti.

La guardai, inespressiva, come da quando mi ero risvegliata.

-Non voglio vedere nessuno, sono ancora molto scossa- Non era una bugia, ero ancora scossa dall'accaduto, nonostante fossero passate diverse ore.

La donna annuì sorridendomi debolmente.

Mi sentivo come se fossi divisa in due, corpo e anima. Il mio corpo non rispondeva dei miei pensieri e viceversa.

Entrambi però sapevano di non voler vedere Lui. Era ancora troppo presto, ero ancora troppo scossa.

Mi aspettai di vedere Guliz comparire da un momento all'altro, ma probabilmente nemmeno a lei, come alla signora Deren interessava molto di me e di come stessi.

Sentii improvvisamente delle urla dal corridoio. Conoscevo quella voce come se fosse la mia.

Sapevo che era infuriato per la mia scelta di non vederlo, sapevo quanto stesse soffrendo, perché era la stessa sofferenza che io avevo provato quando Ilker mi aveva detto che Lui stava male.

Solo che per lui era reale, era un dolore persistente che attanagliava persino il cuore. Lo sapevo, e nonostante questo ero troppo egoista per permettergli di vedermi, di rassicurarsi, di sapere che stavo bene e che non avevo bisogno di niente.

CAN

Avevo passato la notte in quella dannata sala d'aspetto. Nonostante le continue lamentele delle infermiere, nonostante il chiaro avviso dei medici che giravano per il reparto. Non avevo intenzione di andare via.

Non l'avrei lasciata, non ancora una volta.

Non voleva vedermi, erano state queste le ultime parole che mi aveva rivolto l'infermiera. Sulle prime restai in silenzio, ma quando quelle stesse parole servirono a far leva sul mio dolore, per fare in modo che io andassi via non ci vidi più.

-Io da questo posto non mi muovo, chiami chi vuole- Urlai.

Lei fece qualche passo indietro, dopo aver avuto un sussulto per la paura. Annuì solamente, mi aspettavo la sicurezza di lì a qualche momento, ma stranamente così non fu.

Avevo dormito su una di quelle sedie in plastica, avevo chiesto ad Ilker di occuparsi degli hotel e delle cose di cui riusciva ad occuparsi.

Continuava a ripetermi che non potevo mettere la mia vita in pausa, ma potevo farlo, forse me ne sarei pentito per la valanga di lavoro che avrei avuto in seguito, ma in quel momento non mi importava d'altro.

Quella mattina pensai bene di introdurmi nella stanza di Demet, era da sola in quel posto, in quella stanza dalle pareti bianche e blu.

Mi fece male vederla in quello stato, le avevano ormai tolto tutti quei fili, risvegliandosi aveva le facoltà e le capacità di alimentarsi da sola.

Sorrisi vedendola dormire tranquilla, era tutto quello che avevo sempre desiderato, eppure il suo viso sembrava così sereno anche senza la mia presenza.

Mi sedetti sul letto, cercando di muoverlo il meno possibile, non avevo intenzione di svegliarla.

Le accarezzai il braccio nudo, scoperto dalle mezze maniche del pigiama.

Era assurdo vederla a maniche corte quando ormai mancavano due settimane e mezzo al Natale, la sua festa preferita in assoluto.

Nonna Defne mi aveva già chiamato una decina di volte, dopo aver saputo l'amore di Demet per il Natale aveva deciso di invitarci per un bel pranzo, non saremmo stati solo noi tre, aveva delle soprese in serbo per noi.

Non riuscii a dirle che tra me e Demet era tutto finito, risposi solo che ci avremmo pensato più in là.

Era elettrizzata al solo pensiero di rivederla, provava un amore smisurato per lei, si era affezionata in davvero pochissimo tempo, e come darle torto, lo avevo fatto anche io.

Guardai Demet sorridere, sotto il mio tocco delicato, le stavo accarezzando il braccio nel modo più delicato che conoscessi.

-Se solo sapessi quanto ti amo- Sussurrai, come se non volessi farlo sentire a nessuno, nessuno se non lei.

La vidi girarsi, ma continuare a dormire tranquilla, come se niente fosse cambiato attorno a lei.

Sospirai, sapevo che non lo avessi fatto in quel momento non avrei più trovato il coraggio per ammettere le mie colpe.

-Non sono uno di quelli a cui piace tornare sui suoi passi, o uno che si scusa per tutto. Sono un vigliacco a dirla tutta, preferisco parlare ora che non stai ascoltando, solo per illudermi di averlo fatto, di essere stato onesto con te. Avevi ragione tu, non ti sei fidata del mio amore, questo è vero. Ma non ho fatto niente per fare in modo che tu potessi avere fiducia nel mio amore. Abbiamo sbagliato fin dall'inizio, ho sbagliato, e mi dispiace tanto, perché mi rendo conto solo ora di quello che ho perso, di quello che ho lasciato andare. Mi sento male al solo pensiero di poterti perdere per davvero, perché nonostante tutto so di non averti persa sul serio, solo in parte. Vorrei solo avere il coraggio di dirti tutto questo Demo, vorrei avere il coraggio di ricominciare da capo, di darci un'opportunità migliore di quella che ci siamo lasciati alle spalle-

 Continuai a sussurrare, un po' per la paura, un po' per non svegliarla.

Non si mosse nemmeno di un millimetro, strinse solo il mio braccio al suo petto, provocandomi un sorriso.

Il mio braccio possente, intrappolato fra le braccia sottili e fragili di quella donna, che era tutto, avevo imparato, tranne che fragile.

La vidi poi, aprire lentamente gli occhi, guardare dritto davanti a sé, quasi come se non si fosse accorta della mia presenza. Prese ad accarezzarmi lentamente il braccio, come se fare quel gesto le fosse mancato più di qualsiasi altra cosa.

Continuò a fissare la finestra, come se io non fossi in quella stanza, come se tutto quello che provasse, fosse lontano anni luce da me, da lei e... da noi.







✨Sono tornata❤️✨

Più forte dell'amore -Can Yaman-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora