Sospirò quando lo vide seduto alla sua scrivania con quella busta da lettere fra le mani.
La girava e la rigirava nervosamente senza mai aprirla.
-Signore sua figlia è appena arrivata- La donna che aveva accompagnato Demet fino all'ufficio anticipò la sua entrata.
Lui si alzò ad una velocità che sembrava impossibile.
-Buongiorno cara- Sorrise, il suo viso si era illuminato nel preciso istante in cui i suoi occhi avevano incontrato quelli della ragazza.
-Buongiorno- Demet era ancora un po' impacciata.
-Per favore, lasciaci soli- Il signor Yagiz parlò a quella che aveva tutta l'aria di essere la sua assistente.
La donna annuì ed uscì dalla stanza richiudendosi la porta alle spalle.
L'uomo fece cenno a Demet di accomodarsi e lei sorrise debolmente accontentandolo.
-Come stai?- Chiese muovendo nervosamente la gamba.
-Io bene, lei.. scusami. Tu?- Si passò una mano fra i capelli imbarazzata.
-Va tutto bene- Cercò di tranquillizzarla.
Ci riuscì, non come era capace di fare Can, ma ci riuscì.
Si guardarono per qualche secondo, nessuno dei due sapeva cosa dire o cosa fare, continuavano a fissare la busta sperando che l'altro dicesse qualcosa.
A prendere parola alla fine fu il signor Yagiz.
-Apriamo?- Disse asciugando una lacrima sfuggita al suo controllo.
La ragazza annuì immediatamente.
Sospirarono entrambi, agitati e confusi com'erano.
L'uomo aprì la busta e saltò le righe che reputava inutili in quel momento. Si passò una mano sul viso e le lacrime presero a scendere velocemente, una seguita dall'altra.
Passò il foglio alla ragazza che fece lo stesso e passò direttamente al risultato.
L'uomo che aveva davanti ai suoi occhi era suo padre, era reale. Esisteva e le era stato portato via per quasi diciannove anni.
Lui si alzò dalla sedia e cominciò a camminare nervosamente per la stanza.
La ragazza si alzò dalla sedia, impacciata e tremante com'era.
Un miscuglio di emozioni regnava in lei, non aveva idea di come si sentisse, se avesse potuto avrebbe vomitato tutte quelle emozioni per poi darsi una calmata e pensare con lucidità.
Avrebbe solo voluto rifugiarsi fra le grandi braccia del suo Can, sentirsi dire che tutto sarebbe andato bene e che in quel momento non contava altro se non loro due.
-Posso abbracciarti?- Chiese l'uomo fissandola con uno sguardo quasi di supplica.
Lei annuì, fra le lacrime.
Non c'era più spazio per altro. Era suo padre quello e lei avrebbe finalmente avuto un punto di riferimento, qualcuno che le avrebbe detto la verità, qualcuno che si era impegnato a trovarla per lunghi anni, ma che non era mai riuscito a rintracciarla a causa di sua madre.
Non era un caso, il fatto che si fosse fatto vivo solo in quel momento. Quando le acque si erano appena calmate e la madre di Demet non rappresentava più un problema.
-Mi dispiace tanto- Pianse lui.
-Avrei dovuto farlo prima, mi dispiace-
Demet scosse la testa.
-Mi hai già dato tutte le spiegazioni, non eri tenuto a dirmi cos'hai passato e lo hai fatto.- Si allontanò per poterlo guardare in viso.
-Voglio solo che le cose d'ora in poi vadano per il meglio, voglio recuperare quello che purtroppo ho dovuto lasciare andare- I singhiozzi non gli permettevano di parlare in modo tranquillo.
La ragazza gli sorrise, forse era ancora in tempo, forse poteva ancora trovare la sua stabilità.
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Le settimane passavano, le cose pian piano stavano regolarizzandosi, senza troppi sforzi.
La sera precedente Demet l'aveva passata a casa di Yagiz e Ginevra.
L'unica cosa che potevano fare era provare a trovare un equilibrio, quello che era sempre mancato nelle loro vite.
Le cose andavano meglio con Ginevra, che da donna comprensiva qual era aveva ben compreso che Demet non ce l'avesse con lei, ma era solo arrabbiata per non averlo saputo prima.
La donna aveva capito subito che quella fosse la figlia di suo marito, c'erano troppe cose che coincidevano alla perfezione (oltre al cognome), ma non se la sentiva di intaccare ancor di più la vita di quella ragazza, poi... di sicuro non le competeva intromettersi in una situazione del genere.
Avevano parlato a lungo e a dirla tutta sembravano proprio una famiglia, una bellissima famiglia.
Demet aveva iniziato a lavorare da poco più di una settimana nell'azienda di suo padre, si occupava dei set pubblicitari.
Non le dispiaceva lavorare in quel posto, aveva trovato il modo di stare accanto a suo padre e di lavorare fianco a fianco.
L'ambiente lavorativo era diverso rispetto a quello del Ruby, lì la rispettavano in quanto figlia del capo e a lei questo non piaceva affatto.
Non aveva infatti perso occasione di mettersi alla prova e di dimostrare a se stessa in primis e poi ai suoi colleghi quanto valeva.
Insomma le cose stavano andando piuttosto bene.
Al Ruby invece...
Beh, Can aveva trovato una sostituta a Demet, ma le cose non andavano bene come sperava.
Erano sommersi di lavoro e Ilker non c'era quasi mai, impegnato com'era con l'hotel di Bursa che stava causando non pochi problemi.
I due faticavano a trovare del tempo per stare insieme, soprattutto ora che Demet aveva preso un piccolo appartamentino non troppo lontano dall'agenzia di suo padre.
Non era il massimo, aspirava sicuramente a qualcosa di meglio, ma al momento doveva accontentarsi.
Il signor Yagiz le aveva proposto di stare da lui e Ginevra, ma Demet aveva prontamente rifiutato, nonostante cercasse di creare un rapporto con loro non voleva dipenderne.
Era ormai troppo grande per recuperare quel tipo di rapporto che molto probabilmente avrebbe voluto suo padre.
Can non vedeva la sua Demet da ormai tre giorni, non avevano avuto tempo se non per una breve telefonata.
La ragazza era troppo presa dalla situazione che stava affrontando e Can non voleva in nessun modo irrompere in quella tranquillità, ma allo stesso tempo non riusciva a gestire quella lontananza.
Avrebbe retto ancora per poco, sapeva che per lei era difficile, sapeva che stava provando a recuperare il rapporto con suo padre e cucire le ferite lasciate da sua madre e sua nonna... ma allo stesso modo avrebbe voluto passare del tempo con la sua ragazza.
Che ultimamente sembrava fin troppo impegnata.
Quella sera si sarebbero visti e molto probabilmente ne avrebbero parlato.
Demet non stava nella pelle, a differenza di quello che poteva pensare Can, lui gli era mancato, davvero tanto.
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Più forte dell'amore -Can Yaman-
FanficCan è un uomo con la testa sulle spalle, ha un'etica e non ha intenzione infrangere i suoi valori. 25 anni, e nonostante la giovane età gestisce fluentemente tre hotel di lusso sparsi per la Turchia. Ha una passione irrefrenabile per la fotografia...