{51} Problemi, solo problemi

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Era assurdo, come poteva quel nome tornare a torturarmi dopo tutti quegli anni?

Gli sguardi di Ilker e di Can mi facevano sentire a disagio, nessuno dei due conosceva davvero la mia storia.

-Cosa facciamo?- Disse Ilker improvvisamente spostando lo sguardo da me e a Can.

-Stai bene?- Mi chiese Can.

Scossi la testa, non stavo bene per niente.

Ilker non sapeva cosa fare, potevo percepirlo dal suo sguardo.

-Vi lascio soli, magari ne discutete e mi farete sapere- Sembrava sapere sempre cosa fare, in ogni momento. Anche quello più delicato.

Ilker uscì dalla stanza, eravamo di nuovo soli, di nuovo io e lui.

Si alzò e fece il giro della scrivania, si sedette al mio fianco, poggiando una mano sul mio ginocchio, posai la mia mano sulla sua. 

In un solo giorno gli avevo mandato miliardi di segnali diversi, nessuno era coerente con quello che lo precedeva.

-Demet, c'è qualcosa che devi dirmi?- Chiese tranquillo, come se dovesse prendersi cura di una bambina.

Lo guardai, non riuscivo a capire perché farsi viva in questo modo dopo così tanti anni.

-Ci sono così tante cose che non ti ho detto- Sussurrai tenendo il suo sguardo.

Lui fece un mezzo sorriso.

-Solo perché non abbiamo avuto il tempo di raccontarcele, puoi farlo adesso, se vuoi- Non era invadente, non lo era mai stato. 

Non lo capivo, non capivo per la millesima volta il suo modo di fare, avevamo discusso fino al giorno prima ed ora sembravo essere la cosa più importante per lui.

Questa era una delle cose che amavo di lui.

Annuii. Dovevo farlo, perché quella donna stava sottraendo soldi dall'hotel del mio ex ragazzo ed io non avevo la più pallida idea del perché.

-Come sai sono cresciuta con mia nonna. Mia madre è dovuta stare lontana da me per via della famiglia di mio padre, non me la ricordo, ho solo alcune sue foto. Non sono mai riuscita a mettermi in contatto con lei e come sai... mio padre è morto, non c'è nessuno che possa ricondurmi a lei. Davvero Can, non capisco perché ci sia il suo nome dietro tutto questo- Ero in una valle di lacrime. 

Lui sospirò.

Mi prese fra le sue braccia, e fu allora che ne ebbi la certezza, quello era il mio posto nel mondo. 

Mi fece sedere sulla sua gamba e mi strinse a sé, come non faceva da tempo, quel tempo che ci era stato negato, che io avevo negato ad entrambi.

Continuai a raccontargli i dettagli di quella storia, con il viso poggiato alla sua spalla e la sua mano che andava su e giù per il mio braccio.

Mi era mancato quel contatto fra di noi.

Ma ovviamente durò poco, non poteva essere altrimenti. Avevo deciso di asciugarmi le lacrime, prima che potesse toccare ancora una volta il mio viso con le sue mani grandi e delicate.

Mi alzai dalle sue gambe, ritornando sulla sedia.

Lui non sembrò farci troppo caso, era troppo impegnato a pensare e potevo capirlo, una perfetta sconosciuta gli stava estorcendo soldi e lui non sapeva cosa fare. Almeno questo era quello che pensavo io.

Quella storia andava avanti da parecchio tempo, mi ero accorta di quale falla nei budget già da diverso tempo, ma non riuscivo a capacitarmi del fatto che qualcuno tramava alle spalle di Can.

Più forte dell'amore -Can Yaman-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora