74 - 𝐻𝑎𝑝𝑝𝑖𝑙𝑦

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{«L'eternità era sui nostri occhi e sulle nostre labbra, la felicità nell'arco delle ciglia; e non v'era parte, anche misera, di noi che non fosse di natura celeste»
Shakespeare - Giulio Cesare}

^^

"Ho una proposta per te."

Non alzai gli occhi dal mio saggio di Astronomia, che dovevo consegnare la settimana dopo. "Mh-mh?"

"Vuoi darmi retta?" insistette.

"Devo finire questo."

"Ma è per martedì. Oggi è sabato."

"Non voglio rimanere indietro."

"È tutta la settimana che studi come un'ossessa," mi fece notare, sedendosi al tavolo, vicino a me. "Prenditi un pomeriggio libero. Divertiamoci un po'."

"L'ultima volta che hai proposto di divertirci Gazza ci ha rincorsi per tutto il Castello, Julian," gli feci presente, scuotendo la testa.

"Veramente," replicò lui ghignando, "l'ultima volta siamo stati da M.A.E.S.T.À. Mi stai dicendo che non ci torneresti?"

Finalmente gli dedicai la mia attenzione, e un lampo di soddisfazione gli attraversò gli occhi verdi, riflettendosi nel suo sorriso. Cinque giorni erano passati dall'infausto incontro con lui di fronte la Sala Grande, ed erano stati di tortura. Come avevo previsto, sapere che non era al Castello mi aveva aiutata a costruire una specie di corazza, il non averlo di fronte mi aveva fatta credere forte di me; e invece adesso mi ritrovavo con un pugno di mosche, il cuore sempre in gola e della polvere al posto della mia armatura.

Soltanto le ore che passavamo chiusi nella stessa aula costituivano un delirio. Lui da una parte, io da quella opposta, e mai alcuna interazione. Nessuno si permetteva di guardare l'altro, figurarsi di parlarci. I nostri amici, e di questo mi dispiaceva, non sapevano più che pesci prendere, e se volevano stare tutti insieme dovevano rinunciare o alla mia presenza, o a quella sua. Io infatti ero diventata molto più intima del gruppo di Julian, e, sorprendentemente, anche Livia aveva deciso di seguire la mia stessa strada, non volendo stare troppo a contatto con Noah. Non si erano lasciati, ma stavano attraversando un periodo difficile, e vivere insieme di sicuro non migliorava le cose. Lui, dall'altro lato, aveva iniziato a preferire la compagnia di Norah, Wilhelmina e i gemelli Flint, e così il gruppo centrale si era ridotto all'osso.

Oltre le varie dinamiche nostre interne - i litigi costanti tra Livia e Noah, il rapporto confuso di Kalea e Dave, - si respirava un'aria indubbiamente pesante in generale tra i ragazzi del settimo anno. Non avrei voluto creare così tanti problemi, ma due giorni prima ero venuta a sapere di uno screzio tra gli amici di Julian e i Serpeverde, avvenuto a causa della nostra rottura. Se poi si andava ad aggiungere la partita di Quidditch Corvonero-Tassorosso di quel pomeriggio, si poteva ben comprendere come nessuno fosse propriamente tranquillo. Quella partita avrebbe deciso le sorti dell'intero campionato: se i Corvonero avessero vinto avrebbero avuto lo stesso numero di vittorie di noi Grifondoro, e in base al punteggio della successiva partita di maggio si sarebbe saputo se i Campioni saremmo stati noi o loro, oppure, sperando di no, i Serpeverde.

Così era fiorito il rapporto tra me e Julian. In un clima torbido e difficile come quello, era stato il mio faro nella nebbia. Dove lui era tenebroso e dal carattere difficile, Julian aveva sempre il sorriso, la risata pronta, si faceva amare da chi aveva attorno, e se ne usciva sempre con nuove idee per divertire se stesso e gli altri. Il giorno prima aveva fatto spuntare dal nulla dei pattini e ci aveva invitati a sciare - aveva invitato anche Izzy e Kalea, che avevano portato Dave e Albus, rendendo il tutto ancora più bello; e quello prima ancora aveva organizzato una sorta di torneo magico tra i Grifondoro dell'ultimo anno nella Sala Comune, che era finito con il raccontarsi storie dell'orrore tutti insieme davanti al fuoco.

Give Me Love // Scorose Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora