76 - 𝐿𝑖𝑡𝑡𝑙𝑒 𝑏𝑙𝑎𝑐𝑘 𝑑𝑟𝑒𝑠𝑠

2.3K 111 284
                                    

{Diciottesimo compleanno}

^^

Quando aprii gli occhi, la prima sensazione che provai fu la paura. Non in modo razionale, ovviamente, ma più istintivo: allungai la mano accanto a me, e mi resi conto che il letto era vuoto, e freddo.

Una piccola parte di me si chiese se quel che era successo quella notte non fosse stato altro che un sogno, un sogno iniziato nel peggiore dei modi e finito nella più assoluta tenerezza, ma non era nulla rispetto a quella che si ritrovava immersa nel terrore. Mi tirai a sedere velocemente, adattando in fretta gli occhi alla luce azzurrina che veniva dall'acqua del Lago Nero attraverso le finestre. Non solo lui non era nel letto, ma nemmeno gli altri erano nei loro. L'intera stanza era deserta.

Senza pensarci due volte afferrai una felpa dall'armadio di Albus per coprirmi dalle basse temperature e mi precipitai verso l'uscita. Poteva essere successo di tutto, e sicuramente c'era una spiegazione logica a quell'assenza, ma ero troppo agitata per fermarmi a riflettere. E se gli fosse capitato qualcosa? Se avesse avuto un altro incubo, se si fosse fatto male, se—

Dovetti fare un balzo all'indietro per evitare che la porta, aprendosi, mi prendesse in pieno. La scena che mi si presentò era a dir poco idilliaca, quei quattro babbuini che ridevano con dei cartoni di caffè fumante in mano e l'aria rilassata. Poi mi notarono, con gli occhi sgranati, un diavolo per capello e il volto pallido, e smisero di sogghignare tutti insieme.

"Rosie?" chiese Albus, corrugando le sopracciglia e venendomi incontro. "Tutto bene? Che succede?"

"Niente," trovai la forza di rispondere, indietreggiando, "stavo—stavo tornando nel mio dormitorio."

Noah, Albus e Dave mi superarono, forse mi chiesero qualcosa, ma io non vidi nulla che non fosse Malfoy. Aveva il bicchiere di carta alle labbra, e gli occhi brillanti, mi resi conto con un singulto, fissi proprio nei miei. Mi sfilò accanto con un sorrisetto. "Ti trovo bene, Weasley," disse, ridendo sotto i baffi per la mia espressione sbalordita.

Nel percorso fino al dormitorio, che dovetti fare a passo veloce essendo in ritardo per le lezioni e la colazione, non feci altro che chiedermi che cosa fosse appena successo. Insomma, fino al giorno precedente non c'era stato nessun tipo di contatto tra di noi, non da quando gli avevo restituito la collana di Astoria. Eravamo rimasti lontani come poli omologhi di calamite, respingendoci senza nemmeno accorgercene, senza guardarci, parlarci o sfiorarci. Era stata una settimana davvero orribile, perché quella condizione per noi era assolutamente innaturale.

E poi quell'incubo, quell'incubo terrificante. Non sapevo che cosa vedesse - sapendo del suo passato, e dalle sue parole, c'entrava con sua madre - ma il ritrovarmelo davanti in quello stato mi aveva scossa nel profondo. Lo Scorpius che conoscevo era sparito, in favore di uno spettro colmo di insicurezze e fragilità. Anzi, lui le sue fragilità le aveva sempre avute, e io le avevo viste e amate, ma... Dio, la notte prima era stato vulnerabile. Era rispuntato fuori il ragazzino di tredici anni che aveva perso la madre, e sparito il meraviglioso uomo che era diventato - quello che si era preso una fattura mortale per me, che aveva trascorso le settimane di Natale all'opera per aiutarmi, e che mi aveva dato così tanto, senza nemmeno saperlo. Il progresso che aveva fatto da quella notte lontana di agosto, la paura che aveva vissuto e superato e i ricordi belli, come quello delle sere passate con lei a guardare le stelle, tutto era scomparso, avvolto in una spirale di terrore e dolore senza precedenti.

Ero riuscita a svegliarlo, però. Non mi importava che avesse effettivamente sentito la mia dichiarazione di affetto nei suoi confronti, se era servita a farlo stare meglio. Il modo in cui si era accoccolato sul mio grembo, stringendomi la vita con quelle braccia che mi mancavano ogni giorno, sfregando il viso sul tessuto del mio pigiama... mi sarebbe mai stato concesso di smettere di amarlo, se ogni volta che sorgeva una difficoltà il mio istinto più forte mi obbligava a gettarmi da lui? I suoi capelli erano risultati più morbidi che mai, il profumo più buono, i lineamenti del suo viso più belli. E che dire, poi, dell'essere ritornata nel suo letto? Era stato come un sogno, uno stupendo sogno che si era infranto al mio risveglio, lasciandomi sola in un luogo che, per quanto lo desiderassi con tutta me stessa, non mi apparteneva.

Give Me Love // Scorose Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora