1. Harry Styles

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Falling

Avviso: in questo capitolo sono presenti degli attacchi di panico, se siete sensibili all'argomento vi prego di non leggerlo :)

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Avviso: in questo capitolo sono presenti degli attacchi di panico, se siete sensibili all'argomento vi prego di non leggerlo :)

Mi sveglio nel mio letto. Da sola. Lui non è qui, e non tornerà se non per prendere tutta la sua roba.
Vorrei che fosse qui e che mi prendesse tra le sue braccia, dicendomi che è stato tutto un incubo e che non è successo niente. Ma ormai mi sveglio tutti i giorni sola, lui non è con me nel letto.
Mi mancano i suoi baci appena sveglia, le sue carezze, il suo sorriso con quelle adorabili fossette. Mi manca lui e basta.
Come ogni giorno da quando lui non è più qui, i miei occhi sono gonfi di lacrime anche appena sveglia. Cercando di evitare il mio riflesso, mi lavo la faccia e i denti. Lego i miei capelli, ma qualche ricciolo sfugge l'elastico. Non ci faccio troppo caso, tanto non deve vedermi nessuno. In salotto ci sono le sue valigie e fa un male cane sapere che dopo una settimana ancora non è venuto a prenderle perché non vuole vedermi.
Ma la cosa che fa più male è sapere che è colpa mia.

Il fatto è, che durante i miei attacchi di panico non riesco a controllarmi. Non so cosa dico o cosa faccio. Mi sento schiacciata dal mondo. E gli ho detto delle cose che non pensavo, ma ora non posso rimangiarmele, non posso fare finta di non averle dette.

L'improvviso suono del telefono mi riscuote dai miei pensieri.
«Sono qui fuori, devo prendere la mia roba.»
Cazzo. Non può vedermi così.

Non ho neanche il tempo di pensare che il campanello suona. Mi mordo il labbro per trattenere le lacrime e con la mano tremante apro la porta.
La persona che ho amato di più in vita mia è ad un passo a me, ma non posso toccarla. In verità non posso neanche guardarla in faccia.

"Ciao" il suo tono è freddo come il ghiaccio ed è una pugnalata dritta nel petto. Mordo l'interno della mia guancia per non scoppiare a piangere.

"Ciao" il tremolio nella mia voce mi tradisce, quindi mi sposto da davanti a lui per farlo entrare in casa.

"Devo solo prendere questo roba, poi vado" ora parla in modo più gentile, ma ancora non è il mio Harry. A dirla tutta, penso che non rivedrò mai più il mio Harry.

"Va bene. Io devo andare in momento in bagno" mi schiarisco la voce cercando di mascherare tutto ciò che mi sta succedendo dentro.

"Okay" per un momento incontro i suoi occhi, e quasi non riesco a tenermi in piedi. Sono a dir poco glaciali.
Mi giro, senza più riuscire a trattenere le lacrime e corro in bagno, chiudendo a chiave la porta.

Sento il panico prendere il sopravvento. Mi manca l'aria e le gambe sembrano non reggere il mio peso. Cerco velocemente le pasticche che il mio psichiatra mi aveva prescritto quando soffrivo costantemente di attacchi di panico. Con Lui, erano finiti quasi del tutto, perciò avevo smesso di prenderle. Cerco per un po' nel mobiletto, facendo cadere tutto ciò che c'è dentro ma la mia vista è completamente offuscata dalle lacrime e non vedo niente. Mi siedo a terra, le mani tremanti nei capelli e aspetto, sperando che finisca presto. Provo a regolarizzare il respiro, ma è quasi del tutto inutile. Provo a tirarmi in piedi, vorrei chiamare la mia migliore amica, ma mentre lo faccio, urto la boccetta di profumo di Harry, che cade a terra e si frantuma. È così che mi sento.
Frantumata.

"Che cazzo sta succedendo lì dentro Julie?" Harry sbatte con la mano sulla porta più di una volta. La sua voce, ora preoccupata, non fa altro che farmi pensare ancora di più a tutto ciò che è successo. Il senso di colpa aumenta e il peso sul mio petto con lui.

"Apri Julie, merda!" Continua a sbattere sulla porta ma quasi non lo sento. Boccheggiò in cerca di aria e, quando la porta si spalanca, quasi non me ne rendo conto. Mi accorgo però quando Harry mi solleva e mi porta in salotto, per poi posarmi sul divano.

"Ehi, guardami. Guarda i miei occhi" prende il mio viso fra le sue grandi mani e punta i suoi occhi nei miei. In quei grandi pozzi verdi rivedo il ragazzo che amo tanto, che mi ha reso felice negli ultimi anni della mia vita. Non è solo preoccupato, ma proprio spaventato.

"Mi- mi dispiace" è tutto ciò che riesco a dire, tra un singhiozzo e l'altro. Alzo una mano per accarezzare il suo viso e lui chiude gli occhi quando percepisce il contatto.

"Non è colpa tua, davvero. Ora respira con me" mi guarda dolcemente, mentre io lentamente riprendo il controllo di me stessa. Il mio respiro torna regolare, il mio battito anche. Piano, con il suo aiuto, mi tiro su, a sedere.

"Stai meglio?" Le sue mani ora si poggiano sulle mie ginocchia. Mi stringo nelle spalle.

"È passato" sussurro, tremando ancora. Con il dorso delle mie mani mi asciugo le guance bagnate.

"Non era quella la mia domanda" la sua voce è terribilmente roca e il mio corpo reagisce di conseguenza. Sono totalmente ricoperta di pelle d'oca.

"Come dovrei stare Harry? Sono sette giorni che tu non sei qui ed è come se fosse stato portato via un pezzo di me. Dal momento in cui hai varcato la soglia della porta di casa, è andata sempre peggio. Crisi di nervi, attacchi di panico. Non ricordo di essere mai stata così male per qualcuno. E ora, senza di te, è tutto così vuoto. Questa casa è così vuota, il letto è così vuoto. Io, io sono terribilmente vuota cazzo. Ho questa sensazione orribile che tu non hai più bisogno di me, che tu non avrai mai più bisogno di me. E non sai quanto mi sento in colpa, quanto io ci stia male, perché so che è colpa mia. So che se io non avessi avuto quell'attacco, se io non avessi detto quelle cose, tu saresti ancora qui con me. Quindi, vuoi davvero una risposta? No, non va meglio. Va tutto uno schifo"
Butto tutto fuori.

Lui non distoglie un secondo lo sguardo dal mio viso, ma trattiene il respiro. Sta in silenzio qualche secondo dopo la fine del mio discorso, durante i quali si alza e fa qualche passo.

"È colpa mia. È tutta fottutamente colpa mia. Hai avuto quell'attacco per colpa mia e so che non controlli ciò che dici. Lo so, ma me la sono presa comunque. E fino a pochi minuti fa, quando ti ho vista rannicchiata a terra in quel bagno, in preda ad un'altra crisi, non me ne sono reso conto. Non mi ero reso conto di quanto tu ci stessi male, pensavo soltanto a quelle parole. E probabilmente, alla fine ci sei stata più male tu che io. Quindi sono io a chiederti scusa. Dio, sono stato un deficiente. Un totale deficiente"

Anche i suoi occhi ora sono leggermente lucidi. Mi alzo in piedi anche io, lentamente.

"Harry, io ti amo più della mia stessa vita e non penso neanche una delle cose che ti ho detto. Mi dispiace, da morire" mi avvicino lentamente.

"Lo so. Scusami, non avrei mai voluto farti stare così male. Ti amo Julie, ti amo da impazzire" cinge i miei fianchi con le sue mani e io porto le mie dietro al suo collo.

Rimaniamo a guardarci meglio occhi per qualche istante, nei suoi vedo tutto l'amore. Le fossette sulle sue guance mi erano mancate così tanto.
Mi avvicino lentamente a lui, baciandolo con dolcezza.
In pochi istanti la dolcezza si trasforma in passione, desiderio. Spingo le mie mani sulla sua nuca, avvicinandolo ancora di più a me. I suoi riccioli solleticano la mia fronte.

"Quanto mi eri mancato" sospiro, poggiando la mia testa sul suo petto. Le sue braccia mi stringono.

"Anche tu mi eri mancata" lascia un bacio leggero sulla mia testa. Ci sediamo sul divano, ancora abbracciati. "Ora mi toccherà svuotare le valigie"

"Credo proprio che ti toccherà. E a me toccherà comprarti un nuovo profumo" sorrido guardandolo.

"Non ce n'è bisogno, in bagno rimarrà l'odore per il prossimo secolo" ridiamo insieme.
Mi erano mancati questi momenti di semplicità. Per lo meno, ora sono certa di una cosa.

Harry Styles è una vera e proprio droga.

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