12. It's not somebody who's seen the light

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Gli faceva male il ginocchio. Ecco il suo primo pensiero che non aveva a che fare con Frank da quando erano saliti in macchina per andare a Newark, da Helena.

Erano passati a prendere il nano e in quel momento erano in autostrada. L'unico metodo per comunicare tra di loro erano gli SMS.

-Potresti mettere giù quel coso per un attimo?- chiese Donald ovviamente riferito al cellulare che teneva in mano dall'inizio del viaggio.

Lanciò un'occhiata allo schermo, lesse il messaggio e mise il telefonino nella tracolla ai suoi piedi. Sorrise dolcemente al nano.

Il fatto che il loro piccolo gruppo di amici sapesse della loro, era riuscito ad unirli ancora di più. Ora non dovevano nascondersi per darsi qualche bacio mentre erano a casa di Lynz a giocare a qualche videogame o a fare i compiti. Non potevano eccedere, ovvio, perché altrimenti Mikey sarebbe rimasto traumatizzato a vita, però il potersi toccare, accarezzare e abbracciare “in pubblico” era una grande, immensa, libertà.

-C'è anche Matilde?- si informò Mikey sistemando gli occhiali pesanti sul naso.

Donna incrociò -Non ci libereremo mai di lei, Miks, dobbiamo farcene una ragione. Né di lei, né di quelle piccole troiette che sono le sue figlie.

Frank ridacchiò dalla sua postazione a destra. Avevano lasciato che Mikey si sedesse in mezzo in modo che non iniziassero a strusciarsi l'uno sull'altro come poteva accadere. Solo il giorno prima era successo il finimondo: se ne stavano a letto, avvolti negli asciugamani, intenti a farsi qualche coccola post-terapia, e Frank aveva iniziato a toccargli piano il ventre, dove prima non aveva mai avuto il coraggio di andare. Sopra una maglietta, certo, ma nessuno aveva mai osato mettere le mani lì, nemmeno il suo pediatra e in seguito il suo medico. Erano bastati pochi movimenti circolari di quelle dita perfette ed aveva iniziato a miagolare, gemere e stringere le lenzuola febbrilmente. Frank era sembrato soddisfatto, di quelle reazioni e, evidentemente, era intenzionato a scendere fino ad una “brutta” zona. Grazie al cielo, Gerard aveva capito che cosa aveva intenzione di fare ed era riuscito a scappare poco prima che avvenisse il misfatto. Appena era tornato a casa, si era rinchiuso in bagno ed aveva iniziato a masturbarsi forte come non aveva mai fatto. Aveva immaginato che quella fosse la mano del dolce, piccolo, amorevole, porco Frank. Ed era stato... strano. Strano e piacevole allo stesso tempo.

Smoke, dal suo trasportino, miagolò a disagio. Non gli piaceva andare in macchina.

Pensò al cellulare, al messaggio che aveva ricevuto. Diceva “saresti potuto rimanere, ieri: è stata la cosa più eccitante che vedo da sempre”. Aveva una voglia matta di saltargli addosso e iniziare a baciarlo, e perché no, anche a spogliarlo. Sperava che Helena li mettesse a dormire nella stessa stanza: adorava dormire fra le sue braccia e sentire il cuore di Frank sotto al suo orecchio. Il battito cardiaco del nano era qualcosa di... di... speciale. Sentiva il muscolo contrarsi vicino al suo timpano, e nello stesso tempo la testa veniva sollevata dolcemente dal movimento del respiro. Era una cosa molto intima, quella; era come se gli stesse donando il proprio cuore.

Si rendeva conto che quella era una situazione davvero diversa da quello che era accaduto con Harry Meyer. Con Harry, non aveva niente in comune, tranne gli scacchi. Parlavano una volta a settimana nonostante fossero nella stessa scuola e non c'era mai stato un contatto fisico vero e proprio. E nemmeno uno “mentale”. Erano distanti. Quella che provava Gerard era pura attrazione fisica e nient'altro. Uno di quegli “amori a prima vista”.

Con Frank era diverso: si sentiva come se quella persona, quel piccoletto, fosse un salvagente in mezzo al mare. Era lì per proteggerlo, come un angelo custode. Lo apprezzava nonostante le cicatrici, il viso femmineo, l'insicurezza... ed era perfetto. E profondo. E Gerard lo ammirava nonostante il suo disordine, la sua fantasia che si riversava in piccoli disegni negli angoli delle pagine dei libri o nelle note che suonava alla chitarra, il fatto che, quando gli passava accanto una bella ragazza, si voltasse a guardarla. La loro era una relazione seria, certo, ma non voleva che fosse troppo... rigida. Non sarebbe stato sano per nessuno dei due litigare per cagate come uno sguardo lanciato a una specie di modella.

Smoke gets in your Eyes - FRERARDDove le storie prendono vita. Scoprilo ora