Canzone: Hurricane, Thirty Seconds to Mars
Non respirava più.
La confusione ed il rumore lo avevano circondato, soffocandolo.
La fede argentata era lì, splendente sopra un cuscinetto bianco, così differente dal nero del velluto della scatola.
Non riusciva a distogliere lo sguardo da quella che era la sentenza che gli avrebbe strappato le ali che aveva costruito in tanto tempo. Frank voleva rubargli la libertà che aveva creato ponendo l'arte davanti a tutto, voleva renderlo solo suo. Quel pensiero era inaccettabile. Pensò alla libertà che poteva avere a disposizione rimanendo solo, pensò alle sue ali che un matrimonio avrebbe potuto strappare in modo che non ricrescessero più.
Arretrò. Non poteva rinunciare alle sue ali. Farsele strappare avrebbe significato morire prima del tempo.
-Stai pensando alla tua libertà, vero?
Le parole di Frank lo sorpresero: gli ricordarono quel che aveva detto Helena riguardo il fatto che, per lei, fosse trasparente. Sua nonna riusciva a vedere nei recessi della sua anima come se tutto ciò che c'era prima di quel concetto per alcuni esistente per altri no, non fosse altro che una piatta pozzanghera. Ora anche Frank poteva guardare dentro il suo cervello come se la sua scatola cranica fosse stata aperta sul tavolo di un laboratorio. E la cosa gli faceva fottutamente paura.
-Io... Gee... posso giurarti che te la lascerò, che il matrimonio, se tu vorrai celebrarlo, non sarà un contratto che ti impedirà di vedere altre persone. Se... se vorrai, potrai tradirmi tutte le volte che vorrai, potrai anche sparire per mesi e io non dirò nulla, potrai scopare con chi vorrai e amare chi vorrai, ma... non abbandonarmi!- lo fissò mentre scoppiava in lacrime con la scatola ancora aperta in mano. Gli faceva pena. -Tu... tu sei il mio primo amore, non ho mai amato nessuno prima di te. Io... io voglio solo assicurarmi che tu stia bene ed al sicuro!
Lo guardò inclinando la testa. Pensò a tutte le volte che aveva sussurrato "ti amo" dopo che avevano fatto l'amore nella camera del più piccolo come animali; quasi riusciva a sentire il suo sapore sulle labbra.
-Mi hai ferito- mormorò massaggiandosi la fronte che iniziava a pulsare a causa del forte stress di quel periodo. -Mi hai fatto male, perché dovrei sposarti?
Frank singhiozzò: -Perché ti amo! Ti amo, Gerard! Ti amo!
-Non mi sembra un buon motivo.
-Perché senza di te sono perso, tu sei il mio sole, sei la gravità che mi tiene ancorato a terra, sei i miei sogni e le mie speranze. Sei tutto ciò che desidero e tutto ciò che cercherò di avere in tutti i modi.
Un'ammissione del genere non era... bé, non era da Frank.
Nemmeno quella precedente, però.
Ma quello non era più Frank: era una sua copia più vecchia e consumata; il vero Frank non gli avrebbe detto "potrai scopare con chi vorrai". D'altronde, non si aspettava che fosse di nuovo quello di prima, il ragazzo che aveva fatto battere il suo cuore così forte che quasi non riusciva a sentire i suoi pensieri. Frank Iero era morto così come Gerard Way era morto. Si erano fatti un allegro funerale lasciandosi e quello era il momento in cui i nodi venivano al pettine. C'era sempre un momento in cui, dopo la morte di un caro, si scoprivano cose sconcertanti su di lui e che lasciavano i parenti sotto shock. Quello era il loro momento: Gerard sempre più forte, Frank sempre più debole.
Non si aspettava una proposta del genere, non si aspettava che diventasse così... zerbino. Quello era il termine più adatto per indicarlo: zerbino.
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Smoke gets in your Eyes - FRERARD
FanfictionEsistono tre parole che negli ospedali vengono ripetute fino allo sfinimento: "ma", "forse" e "se". Ma: "Certo, ora sei in remissione, ma potresti avere una ricaduta e tornare qui tra qualche mese". Forse: "Forse riuscirai a tornare a casa per Natal...