7. When you beat me up in the boy's room

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Sarebbe potuto rimanere lì per sempre.

Inspirò godendosi l'odore della pioggia che entrava dalla finestra accanto al letto, del pigiama di Frank, della sua pelle morbida.

Erano stesi da ore, ormai; il petto di Frank era diventato il cuscino del moro, lo poteva stringere quando voleva, come voleva. Adorava sentirlo sotto le dita. E... amava come il torace si alzava per permettere ai polmoni di riempirsi d'ossigeno.

Chiuse gli occhi per assorbire al meglio tutto quanto.

Era riuscito a non piangere, quando il nano aveva sollevato per la seconda volta la manica della maglietta ed aveva accarezzato in modo dolce quei piccoli segni che decoravano in modo alternativo il suo avambraccio. Non aveva insistito quando non gli aveva voluto dire come se le fosse fatte, era stato accomodante e gli aveva sistemato il piumone addosso quando si era sdraiato. Lo aveva toccato, aveva passato le dita fra i capelli; lo aveva fatto rilassare finché non era tornato nel suo amato dormiveglia.

Essendo sabato, potevano dormire quanto volevano senza preoccuparsi della scuola e di tutte quelle inutili cazzate.

Mosse la testa con calma per sfregare la guancia contro il tessuto. Avrebbe potuto crogiolarsi in quel mare di dolcezza ancora per un po', non sarebbe cambiato nulla, no? Allungò la gamba e la posizionò tra quelle di Frank.

Tutti dicevano che avrebbe nevicato presto e il cielo, da qualche giorno, prometteva una bella bufera. Iniziò ad immaginare come sarebbe stato essere bloccato in casa con Frank e sorrise. Si vedeva accoccolato sul divano, sotto una coperta di pile blu, davanti al grande camino del salotto più piccolo di casa Iero, sdraiato insieme al nano.

-Come mai sorridi?

Aprì le palpebre pian piano per poi alzare lo sguardo e trovare quello di Frank che lo osservava. Divenne rosso e rotolò via fino a cadere dal letto con un tonfo. Scoppiò a ridere quando sentì la testa picchiare contro il pavimento. Ridere o piangere era la stessa cosa, in quel momento; ma, dato che quando piangeva sembrava una foca con l'asma, preferiva ghignare come una iena e smettere di fare scenate per ogni cosa che accadeva.

Le molle del materasso gemettero sotto al peso del nano che si spostava. Vide metà della testa di Frank sbucare; poi il naso ed infine le labbra aperte in un sorriso. -Ti sei fatto male?- parlava senza abbandonare quella smorfia divertita.

Rimase con la bocca semi aperta per qualche secondo, incapace di fare altro che non fosse sbattere le ciglia con sguardo da triglia.

-Gerard...?

Capendo che non si sarebbe mosso di un centimetro, il nanetto allungò la mano facendo sembrare il tutto una scena da cartone animato. La prese con le dita tremanti e si diede una spinta con i piedi per poter tornare sul letto. Per quanto la compagnia del più piccolo degli Iero lo mettesse in soggezione, era carino vedere che si preoccupava e stava attento a non fare domande troppo... avventate, come aveva fatto qualche ora prima con le cicatrici. Se ne stava in disparte, lasciandolo accomodare come voleva e lasciandolo fare. Riassumendo tutto ciò con una sola parola, si poteva dire che lo viziava. Aveva sempre pensato che, essere viziati da altre persone, era una cosa a dir poco disgustosa, ma non aveva mai saputo in cosa consistesse. E comunque, quelle erano pure e semplici coccole perché gli faceva pena, perché aveva lasciato da poco la sua ragazza e perché era sempre solo in casa. Da quando era diventato ufficialmente single, tutti quelli che pensava fossero suoi amici, lo avevano lasciato in disparte. Aveva perso tutto il suo potere. Ma non sembrava importargli molto, di quella perdita. “Preferisco stare con voi” aveva detto.

Si tolse una lunga ciocca di capelli dalla fronte. A mezzogiorno sarebbe dovuto essere a casa perché Helena veniva a pranzo da loro e non aveva intenzione di scollarsi dalle gambe di sua nonna nemmeno per un momento. Aveva deciso che le avrebbe parlato dei propri gusti sessuali. Sia a lei, che a Mikey: era arrivato il momento e, per una volta, si sentiva sicuro di sé, non avrebbe sprecato quella situazione. Con i suoi genitori la discussione era impensabile; lo avrebbero cacciato di casa a calci nel culo e bruciato tutta la sua roba.

Smoke gets in your Eyes - FRERARDDove le storie prendono vita. Scoprilo ora