Canzone: Kings and Queens, Thirty Seconds to Mars
Si chinò sul ciglio della strada e vomitò tutto ciò che aveva mangiato nelle ultime quarantotto ore.
Frank e il tatuatore lo fissavano sconvolti dall'uscio.
Lo stomaco di Gerard si era rovesciato quando il tatuatore gli aveva mostrato con cosa avrebbe fatto il disegno. Era una macchina delle torture, altro che scherzi! E l'ago!
Vomitò ancora pensando a quanto fosse lungo l'ago che avrebbe iniettato il colore sottopelle. Cazzo, avrebbe potuto dire che era lungo quanto il suo dito!
-Gee...
Scosse il capo e rimise ancora una volta, i resti della cena di due sere prima si riversarono sul marciapiede. Non avrebbe più mangiato pollo al curry in vita sua.
-Non posso proprio fargli nulla, se reagisce così al solo vedere l'ago- lo schernì il tatuatore.
Se non fosse stato debole e con i capillari degli occhi che minacciavano di esplodere un conato dopo l'altro, si sarebbe messo in posizione eretta ed avrebbe picchiato quello stronzo.
Sputacchiò un po' di saliva acida e tornò dritto, la mano appoggiata alla vetrina. -Posso farlo- gracchiò con la voce resa roca dallo sforzo.
No, non è vero, non posso farlo!
Guardò Frank, le sue braccia tatuate e quasi sorrise, ricordandosi di come fosse rimasto sconvolto quando gli aveva detto che i tatuaggi in realtà non erano altro che cicatrici colorate. Rimpiangeva quel periodo.
-No, non puoi- ribatté seccamente il tatuatore incrociando le braccia. -Non posso lavorare con uno che vomita appena vede l'ago.
Strinse i denti.
-Tom, levati- sibilò la donna che aveva osservato tutta la disgustosa scena stando seduta all'interno del negozio. Con le dita, dava dei colpetti sulla spalla dell'uomo che le impediva di andare in strada.
Senza aspettare alcuna risposta del suo collega, lo spinse ed uscì.
Nell'immaginazione di Gerard, i tatuatori erano rudi uomini vicini alla mezza età con un'incipiente calvizie e i rimanenti capelli lunghi e increspati (spesso, a quel deplorevole spettacolo, la sua mente aggiungeva anche dei baffoni sporchi di mostarda e una bandana rossa avvolta attorno alla testa che aveva in compito di raccogliere le goccioline di sudore), Tom gli aveva già dimostrato il contrario. Ma la donna dai capelli bruni che si stava avvicinando a lui gli stava dando prova di quanto si fosse sbagliato in tutti quegli anni.
-Kat- si presentò lei allungando una mano.
Mentre il ragazzo ricambiava la stretta, la osservò. Aveva più tatuaggi di Frank: le coprivano le braccia, le mani, le gambe, i piedi e anche il collo. C'erano anche delle piccole stelline tatuate sulla tempia e vicino ad uno degli occhi neri.
-Gerard.
-Bene, Gerard- adocchiò il vomito arancione che deturpava il marciapiede. -Credo che questo coso- girò la testa e rivolse a Tom un sorriso, poi tornò a guardare Gee, -non abbia usato i giusti metodi, come al solito, e ti ha spaventato.
Gerard, come un bambino dinanzi alla maestra, annuì.
Kat gli prese la mano e lo ricondusse dentro al negozio dando, sbrigativamente, ordine a Tom di ripulire il macello.
Gli venne dato il tempo di rimettersi in sesto: con l'aiuto di Frank, si pulì la faccia e si tolse la felpa pesante e, quando tornò nello studio, Kat era già appollaiata su uno sgabello e con i guanti di lattice indosso.
STAI LEGGENDO
Smoke gets in your Eyes - FRERARD
FanfictionEsistono tre parole che negli ospedali vengono ripetute fino allo sfinimento: "ma", "forse" e "se". Ma: "Certo, ora sei in remissione, ma potresti avere una ricaduta e tornare qui tra qualche mese". Forse: "Forse riuscirai a tornare a casa per Natal...