Era seduto davanti all'armadio, intento a fissarne il contenuto.
Sarebbe andato alla festa di Halloween, ovviamente, ma i suoi vestiti non sembravano essere d'accordo. Certo, erano tutti scuri e con teschi disegnati sopra, ma non aveva qualcosa che assomigliasse ad un vero costume per la festa dei fantasmi.
-Meow.
Tese la mano per accarezzare Smoke. Lui, da bravo gattino qual era, si diresse verso il grembo del proprio padrone e vi si accoccolò facendo le fusa. Poi, non contento dei grattini tra le scapole, spinse la testolina triangolare verso la sua mano.
Era andato a casa di Frank, il giorno prima. A piedi. Si era fatto una scarpinata di cinque chilometri dopo essere tornato a casa da scuola (per pulire la lettiera di Smoke e controllare che avesse cibo e acqua) per arrivare alla villa degli Iero. Avevano parlato, per almeno due ore e, alla fine, era riuscito a farlo piangere. Perché pensava che Jamia lo amasse davvero, che provasse qualcosa, per lui e che non avesse solo l'ambizione di diventare popolare in una scuola di provincia. E faceva male, vedere un ragazzo con la faccia innocente come Frank piangere con i lineamenti contratti dalla rabbia per una stupida puttanella.Già, lui, per gli ultimi sei anni della sua vita, aveva amato davvero Jamia e, scoprire che non era la ragazzina dolce che aveva sempre creduto che fosse, quello era stato un brutto colpo.
Però non era sembrato molto dispiaciuto di averla lasciata; ma perché, in tutto quel tempo, avrebbe potuto conoscere una persona davvero sincera con lui.
E, da quel che aveva capito, tra tutto quello che aveva farfugliato in modo confuso, aveva intenzione di recuperare.
-Cosa mi metto?- chiese a Smoke, che se ne stava beato fra le sue braccia.
-Meow.
Sospirò.
Il suo gattino-topo non dava molto aiuto, in quel frangente.
Aveva passato tutto il pomeriggio a cucinare una torta che avrebbe regalato al nanetto, ma non aveva l'aspetto molto invintante, nonostante fosse buonissima. Ci avevano lavorato cinque ore, lui e Mikey, per controllare il cioccolato che si scioglieva e tutte quelle piccolezze che avevano dovuto curare in modo a dir poco maniacale per non far schizzare ovunque quella roba. Il risultato era... deludente. Certo, aveva un buon odore, ma la glassa bianca sopra faceva a dir poco cagare. Sperava che Frank ignorasse il lato estetico di quella... cosa.
Sollevò Smoke e si alzò dal pavimento per prendere un paio di jeans, una maglietta degli Iron Maiden a maniche lunghe e una felpa nera. Gran bel travestimento, Way, davvero.
Passò una mano tra i capelli, che, mezzo secondo dopo essere stati spinti all'indietro, erano già negli occhi. Scalciò via la tuta blu e mise i vestiti che aveva appena tirato fuori dall'armadio, il tutto con il gatto che ronfava su un braccio.
-Cosa vuoi?- gli chiese sollevandolo e iniziando a fare una vocina deficiente. -Cosa vuoi, te? Vuoi venire con me, mh?
Smoke miagolò e mosse la codina grigia fissandolo. Lo appoggiò sul letto, dove affondò nel piumone nonostante pesasse poco. Gli baciò la testolina e andò a infilare gli anfibi con le suole consumate. Era molto bravo a maneggiare cose come l'eyeliner, la matita per occhi e il rossetto; non sarebbe stato troppo difficile disegnarsi un teschio sul viso, no? Donna usava giornalmente la cipria bianca e una roba in crema, anch'essa bianca, per il resto, avrebbe usato il suo ombretto nero. Sì, aveva un ombretto, lo usava per le evenienze “speciali” come Halloween. Doveva ammettere che ogni tanto, quando era a casa da solo, con l'aiuto dello scotch si disegnava una “banda” nera sugli occhi e gironzolava nel giardino così. Quando erano ancora a Newark, era andato nel giardino dei suoi vicini e si era nascosto dietro un albero: c'erano i figli dei Wind che strillavano sempre, mentre giocavano ed era insopportabile, soprattutto se doveva studiare. Quando i tre bimbi lo avevano visto, si erano messi ad urlare (forse non per la sua faccia, ma per la maglietta dei Misfits) ed erano scappati dentro casa.
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Smoke gets in your Eyes - FRERARD
FanfictionEsistono tre parole che negli ospedali vengono ripetute fino allo sfinimento: "ma", "forse" e "se". Ma: "Certo, ora sei in remissione, ma potresti avere una ricaduta e tornare qui tra qualche mese". Forse: "Forse riuscirai a tornare a casa per Natal...