Canzone: Baby, you wouldn't last a minute on the creek, Chiodos
Ehi, amore! Sono dovuto andare via un po' presto questa mattina: papà ha chiamato la polizia perché sono arrivati un paio di coglioni che hanno tirato fuori un paio di cartelli dal contenuto... eccessivamente violento nei nostri confronti, ecco.
Mi dispiace lasciarti solo dopo una nottata del genere, ma non ho avuto scelta.
Ti amo tanto,
Frankie
PS: spero che ti piaccia la colazione!
Appallottolò il biglietto e lo gettò nel cestino.
Si era svegliato da solo, nel letto freddo, nella solitudine più totale. Un uccellino cantava sul davanzale, ma nulla più. Non c'era nemmeno la sua famiglia, dal comportamento rumoroso, durante le prime ore del mattino, a tenergli compagnia.
Con un movimento rabbioso, si azzannò il labbro inferiore: non era geloso di Frank! Si strinse la coperta addosso nonostante il caldo torrido. Si sentiva come se un vento gelido si fosse abbattuto su di lui, gelandolo. Strinse i denti e si mordicchiò il labbro inferiore; la sua testa pulsava, probabilmente qualcuno aveva messo lì dentro una bomba con il timer, pronta ad esplodere.
Davanti a lui, sul comodino, era posata la colazione preparata da Frank: una tazza di cappuccino, una fetta di torta al cioccolato e un bicchiere di succo d'arancia. Forse avrebbe mangiato la torta... e avrebbe bevuto il cappuccino...
Senza rendersene conto, si lanciò verso il vassoio rosso e ripulì la spremuta per poi mangiare la torta intingendola nel caffè.
Si sporcò il naso con il caffè, ma non ci fece caso: era troppo preoccupato per il suo stomaco. Poteva passare intere giornate senza ingollare nulla, nel digiuno più assoluto, e altre volte... bé, si ingozzava come un maiale.
Tornò sdraiato ma con il cellulare ben stretto in mano, in attesa della chiamata di Frank. Sì, sperava che chiamasse il prima possibile.
Sentì la porta aprirsi con un cigolio, ma non andò a salutare Donald e Donna, e nemmeno ad aiutarli con gli zaini: si sentiva distrutto, dolorante, poteva sentire i lividi formarsi sulla sua pelle pallida. Ma se si concentrava, riusciva a sentire il calore delle labbra di Frank che scivolavano sulla sua epidermide accaldata, i baci schioccati rumorosamente e le carezze bollenti come quella giornata che gli venivano regalate su ogni parte del corpo. Sospirò; se ci ripensava, sentiva una fiamma che cresceva dallo stomaco e saliva, silenziosa, fino alla sua bocca bianca. Il pensiero che tutto potesse... tornare indietro lo spaventava e lo eccitava allo stesso tempo. Un po' come stare con Frank: poteva dirsi la persona più fortunata al mondo, e, al contempo, spaventarsi e tentennare ad ogni scelta che riguardava loro due come coppia.
Si girò sul fianco; magari un pisolino avrebbe fatto passare il tempo, e la chiamata sarebbe arrivata più in fretta. Decise che avrebbe funzionato e si girò sul fianco.
-GEEEEEERARD!
Strillò per poi ribaltarsi e rovinare a terra dolorosamente. Aveva dormito molto più di quanto si era aspettato, molto più di quanto avrebbe voluto dormire. Poco importava: Frank non aveva chiamato e nessuno si era interessato a lui.
Con un movimento sgraziato, riuscì a mettersi in ginocchio e poi ad alzarsi. Donald, per la maggior parte del tempo, lo ignorava e cercava di pronunciare il suo nome il meno possibile, come se fosse una bestemmia; per cui, il fatto che lo avesse chiamato urlando significava che doveva muoversi velocemente per raggiungerlo, oppure lanciarsi fuori dalla finestra il prima possibile.
STAI LEGGENDO
Smoke gets in your Eyes - FRERARD
FanfictionEsistono tre parole che negli ospedali vengono ripetute fino allo sfinimento: "ma", "forse" e "se". Ma: "Certo, ora sei in remissione, ma potresti avere una ricaduta e tornare qui tra qualche mese". Forse: "Forse riuscirai a tornare a casa per Natal...