31. Everything is all good, what else can I create to ruin me?

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Notando che la carissima plagiatrice ha deciso di smettere di pubblicare un mese fa - oddio, che novità! - ho deciso di fare un'ulteriore prova che potrebbe permettermi di vincere la causa contro la simpaticona: pubblico questo capitolo giusto per vedere se ha la faccia tosta di copiare anche questo. Se non vedrò aggiornamenti da parte sua, continuerò con il normale postare dei capitoli, ovvero uno ogni sabato alle tre e mezza; se aggiornerà anche lei, non mi farò problemi a interrompere tutto di nuovo e a segnalarla per l'ennesima volta a Wattpad.

Tenendo le dita incrociate,

Keep living, keep smiling, keep bleeding, KEEP RUNNING

Myrtale



Canzone: Ruin me, Shiloh

Avrebbe vomitato volentieri, non riusciva a pensare ad altro.

La dottoressa Morrison gli aveva fatto fare qualunque tipo di esame le fosse venuto in mente, ed ora era sdraiato a pancia in su sul letto matrimoniale nella stanza che Frank aveva affittato per due notti.

I risultati dei test sarebbero stati pronti in ventiquattro ore.

-Ehi, amore...- la voce di Frankie era puro zucchero.

Era in piedi davanti alla porta del bagno avvolto nell'accappatoio bianco che l'albergo metteva a disposizione dei pazienti, i capelli bagnati a causa della doccia gli si erano appiccicati al viso.

-Sì?

Nelle ultime ore, la sua voce si era arrochita molto, tanto che sembrava quella di un vecchio decrepito. Probabilmente era così che le mummie parlavano, una volta che uscivano dai loro sarcofaghi.

Frank si sedette sul letto e guardò il pavimento. -Hai intenzione di farti curare, vero?

La domanda lo lasciò interdetto: non aveva mai detto di non volersi curare, ma lo pensava.

Aveva vissuto, ormai.

Aveva sperimentato tutto ciò che c'era da sperimentare.

Inoltre, le cure costavano molto, erano eccessive, non era giusto che Frank o che sua madre pagasse per esse quando non aveva altre esperienze da vivere.

-Gerard... non dirmi di no. Per favore- gli occhi di Frank lo imploravano. -Non... non dirmi che hai intenzione di lasciarti morire, perché non te lo lascerò fare!

Parlava come se stesse trattenendo la rabbia, i denti stretti e le lacrime pronte a scorrergli sulle guance. -Non ti lascerò andare via- deglutì rumorosamente. -Non te ne andrai via.

Fissava Gerard dormire.

Probabilmente sarebbe stato così anche da morto: il viso rilassato, un'aria da bambino che quasi gli faceva dimenticare che ad aprile aveva compiuto diciannove anni. Lo avrebbe voluto baciare fino ad avere le labbra livide e sanguinanti e ad avere in bocca solo il suo sapore.

Allungò una mano ed accarezzò i lunghi capelli del compagno. Era ancora lì, in carne ed ossa; nulla glielo avrebbe potuto togliere dalle braccia e di questo ne era certo.

Avrebbe pagato qualunque cura, non gli importava quanto sarebbe costata, l'importante era che Gerard si rimettesse in sesto.

Scivolò fuori dal letto, rimboccò le coperte a Gerard e gli baciò la guancia, soffermandosi per qualche secondo sulla pelle profumata. Inspirò il suo profumo, l'odore della sua pelle, una fragranza così dolce ed inimitabile. Lo baciò per una seconda volta, sotto al lobo dell'orecchio e si allontanò in fretta.

Smoke gets in your Eyes - FRERARDDove le storie prendono vita. Scoprilo ora