Capitolo 37

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"Ti dispiacerebbe aspettare qui? Vorrei risolvere la questione da sola" sostengo impavida, incastonando le mie pupille su quella imponente casa che un giorno desideravo diventasse la mia.

Quando frequentavo Gabriel ammiravo quell'abitazione curata nei minimi dettagli, perfetta, moderna.
Era proprio il riflesso del suo proprietario.
Avevo imparato tutti i percorsi da fare, conoscevo a memoria ogni singola stanza.
A Gabriel faceva piacere e non vedeva l'ora di dividere la sua enorme casa con me ed Arianna, dopo aver vissuto tanto tempo da single.
Aveva già allestito una camera per mia figlia con tanto di mobilia, televisore, libri...
Chissà che cosa ne ha fatto...

"No, io vengo con te" contesta Giorgio con la mano ancora sul volante, nonostante abbia spento il motore.

Non voglio coinvolgerlo in quella che sarà lo scoppio di una bomba ad orologeria.
Ne dirò della tante e Gabriel starà a sentirmi perché io devo sapere.
Ho così tanti dubbi che mi frullano nella mente, un sacco di seccature che non mi fanno chiudere gli occhi.
Ho bisogno di chiarimenti, di spiegazioni ai suoi atteggiamenti poiché mi sta facendo uscire di senno.

"Giorgio, ti prego. Lascia fare a me" lo scongiuro e mi rivolgo verso di lui per lasciargli un bacio.

Giorgio potrebbe aiutarmi a non cadere preda facile di Gabriel perché non so come agirà dopo il mio monologo.
Preferisco che ci sia una faccia a faccia tra me e lui.
E se fosse sbronzo e io rimanessi intrappolata nella tana del lupo senza via di fuga?
Cosa succederebbe se rimanessimo solo io e lui?
No, lui non mi farebbe mai del male.
Però, per precauzione, rimarrò davanti alla porta.

"Sì ma se..." comincia a fantasticare.

Mi scappa una risatina involontaria che arrestano le supposizioni che Giorgio sta già enunciando.
Mi conforta il fatto che tenga alla mia incolumità, ma so che prova tanto astio nei confronti di Gabriel e portarlo con me significherebbe scatenare una rissa.
Meglio evitare, è Natale.

"Vado e torno. Non ci sarà alcun problema" lo tranquillizzo e gli accarezzo le mani gelide per il meteo di dicembre.

Lo scruto quasi fossi un agente del FBI, dai capelli ricci messi in disordine dal vento fino al suo mento pronunciato.
Adoro il colore della sua giacca e, tentando di calmare l'ira che trapassa il mio corpo, mi appoggio su di essa.

"Questa giacca ti sta alla grande. Nuovo acquisto di natale?" domando e respiro il profumo che emana.

Mi ricorda qualcosa di familiare: l'essenza sa di determinazione, forza ma anche gentilezza e pacatezza.

"A dire la verità, credo di aver preso la giacca di tuo padre. Io ne avevo una nera" rivela schietto.

"Impossibile. Mio padre non usa giacche" gli rispondo
Immediata, rendendomi conto del significato successivamente.

Sì, perché se quella giacca non è di mio padre e Giorgio ne aveva una nera... Questo vuol dire che la giacca è di... Gabriel!

Giorgio emette un sospiro come per invitarmi a sputare il rospo, a svelare il mistero.
Si toglie la giacca come se ne fosse disgustato e io rimango sbigottito, incapace di trovare parole giuste.
Crede che io lo abbia tradito?

"No, no. Non è come credi" tento di discolparmi e aziono il cervello per inventare una scusa plausibile.

Penso e ripenso, cerco una scappatoia da questa situazione imbarazzante.
Però, non mi sembra giusto.
Lui è qui a sostenermi, a proteggermi e a essere una nuova parte della mia vita.
Non si merita bugie.

"È di Gabriel. Si trova da lungo tempo a casa. Me la prestò per evitare che mi congelassi, quando ci incontrammo per la prima volta" stringo i denti per non permettere alle mie emozioni di prendere il sopravvento.

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