Capitolo 33

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"Ti senti bene? Hai gli occhi un po' spenti"

Giorgio mi ha portata a cena questa sera, proprio come aveva annunciato davanti a Gabriel.
Mi è passato a prendere per le otto e mezza e ha prenotato un tavolo per due in un ristorante lussuoso ed esclusivo nel centro città.
Se devo dire la verità, non ho prestato attenzione a nulla se non al vestito e al trucco.
Ho affrontato il viaggio da casa a ristorante in religioso silenzio e anche adesso riesco solo ad annuire o emettere piccoli cenni di approvazione.
La verità? Giorgio è un gentiluomo ma, per quanto possa essermi simpatico, non c'è nulla nei miei confronti più del semplice rispetto.
Mi maledico perché so che potrei averlo illuso accettando il suo invito fuori.
Non si merita una scottatura del genere, lui non ha nessuna colpa.

"Sì, scusa. È stato un weekend interminabile con gli straordinari" mento, mascherando la seccatura che provo nel fingere di essere interessata alla sua vita.

"Capisco. Ad ogni modo, vorrei chiederti perdono" dice, tamponandosi la bocca con il fazzoletto rosso.

"Perdono?" ripeto perplessa, non comprendendo le ragioni per cui debba farlo.

"Si. Il tuo capo non sembrava entusiasta della mia proposta. Avrei dovuto semplicemente chiederti il numero e chiamarti successivamente.
Gli straordinari sono anche colpa mia, scusa"

"Ma cosa dici? Ultimamente, io e il mio capo non andiamo molto d'accordo" gli svelo, tenendo lo sguardo basso.

"C'è qualche motivo in particolare?"

Sì, il motivo è che ci amiamo entrambi.
Così, nessuno dei due riesce ad allonatanarsi perché ormai ognuno dipende dalla presenza dell' altro.
Gabriel, però, prova talmente tanto amore da trasformarlo in un morboso controllo.
È tutta la settimana che si preoccupa di non lasciarmi nemmeno un minuto libero.
Ogni ora, si ripresentava con un carico di documenti da stampare e difficilmente mi lasciava prendere un caffè durante la giornata.
Aveva forse paura che l'attrazione tra noi due sarebbe svanita se avessi incontrato Giorgio?
Temeva che Giorgio potesse rubargli il posto che spettava a lui di diritto?
Non so dirlo.
Negli ultimi mesi è enigmatico, cinico e insensibile.
Dalla sua faccia non traspare quasi nulla, sempre e solo indifferenza.
Anche un minimo contatto sembra dargli fastidio e quando può, evita al massimo di avvicinarmisi.
Però, poi, cerca in tutti i modi di limitare la sua evidente gelosia, affibiando la colpa ad un semplice pezzo di carta, chiamato altrimenti "contratto".

"È solo un periodo molto stressante per tutti" ammetto con gli occhi più lucidi del dovuto.

Vengo pervasa dall'istinto di afferrare il bicchiere e versare una notevole quantità di vino.
Un bicchiere andrà più che bene, non mi farà perdere la ragione.
Quantomeno, potrà alleviare la situazione e farmi sentire più leggera.

"Hai ragione, sono tempi frenetici" acconsente, pagando la cena con il bancomat.

Non è nemmeno la forza di oppormi per pagare la mia parte di cibo.
Anch'io sto diventando lentamente proprio come Gabriel.
Non so dove ci porterà questo tira e molla, però, spero che tutto questo dolore vada via in fretta.
Ho sopportato già fin troppi dispiaceri nella mia vita, aggiungerne un altro alla lista non farà bene.

"Vuoi che ti riporti a casa?"

"No, prenderò un taxi. Ti ringrazio della serata, Giorgio. Ne avevo bisogno" concludo, indossando il mio soprabito e uscendo fuori a prendere una boccata d'aria.

Insipiro ed espiro, questa situazione non farà che divorarmi.
E se mi lincensiassi?
In questo modo, tutti i miei problemi e le mie angosce potrebbero scomparire da un momento all'altro.
Non dovrei più preoccuparmi dei ritardi, delle parole, delle scuse.
Non avrei più un capo da evitare.
D'altra parte, non ho nemmeno dato un'occhiata agli annunci di lavoro.
Potrei ritrovarmi nella medesima condizione dello scorso anno: a stento, riuscivamo a nutrirci e a pagare le bollette.
Forse dovrei prima fare dei colloqui per ulteriori posti di lavoro per non cacciarmi nei guai.
Posso ancora sopportare Gabriel per qualche mese, il tempo di trovare una nuova sistemazione.
Poi, potrò finalmente troncare.
Prenoto un taxi e al suo arrivo, mi ci accomodo dentro.
Mi dispiace aver mostrato poco interesse nei confronti dei discorsi di Giorgio ma ho accettato la sua proposta solo per fare un dispetto a Gabriel.
Lui mi ha reso la vita un inferno ultimamente e io gli reso pan per focaccia.
Cosa si aspettava che facessi?
Subire i suoi continui rimproveri e mostrare sempre occhi sofferenti, pregando che tollerasse ogni minimo errore?
Non sono più la Maria che ha conosciuto.
E se crede di poter aver il controllo su di me anche nella vita privata, si sbaglia e di grosso.

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