Capitolo 39

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"Ci credi che Arianna sta per laurearsi? Ti ricordi quando eravamo a Roma ed era ancora un bambina?Quanta tenerezza faceva con la sua cartellina bianca e le sue treccioline. Ahh" rievoca Aurora con la faccia corrucciata per la malinconia.

"Senti, ho appena finito di piangere. Vuoi darmi il colpo finale?" scherzo, passandomi tra gli occhi il fazzoletto ormai già bagnato.

Oggi è il giorno in cui Arianna riceverà la sua laurea in architettura e stento a crederci.
Non riesco a razionalizzare tutto ciò che è accaduto in questi ultimi anni.
Mi ricordo quando, durante la gravidanza, seguivo meccanicamente tutti i consigli del medico per paura che la mia piccola potesse nascere con strane voglie o con qualche anomalia.
Prima del parto, mi sentivo terrorizzata.
E se non fossi stata capace di occuparmi di mia figlia? Se non fossi stata adatta a fare la madre?
Anche se all'inizio presentavo un po' di titubanza, successivamente mi convinsi di come concepire Arianna fosse stata la scelta migliore della mia vita.
Mia figlia non ebbe certo un'infanzia felice e, di questo, me ne duole il cuore.
Avrei tanto voluto donargli una famiglia felice, stabile e presente.
Invece, è stata esposta ai miei cambi di umore, alle sofferenze derivanti dai miei numerosi lavori e alle pene d'amore sin da piccolissima.
Ogni tanto ci penso e mi riempio d'orgoglio.

"Tra un po' è il suo turno. Non dimenticare di scattare le foto!" mi avvisa Aurora, ripassandosi il rossetto sulle labbra.

"Sì, certo" le rispondo, scavando nel buco nero della mia borsa, alla ricerca della mia minuscola sony "Oggi conosceremo finalmente il famoso Alex?" alludo al ragazzo di mia figlia.

"Così pare. Dovrebbe essere quel ragazzo alto con un cespuglio di capelli ricci e biondi" mi informa la mia 007.

La sala è gremita di genitori, amici, cugini, conoscenti, professori, studenti in toga che discutono uno ad uno le loro tesi.
L'unica persona dalla quale non riesco a togliere gli occhi è proprio mia figlia, super agitata che non fa altro che attorcigliarsi un ciuffo di capelli attorno alle dita.
Quando viene nominato il suo nome, vengo presa dall'agitazione e tremo come una foglia.
Cominciò a commuovermi e vorrei uscire fuori dalla sala per poter sfogarmi in pace.
Tuttavia, non voglio perdermi uno dei momenti più importanti della vita di mia figlia e, soprattutto, io sono qui per sostenerla.
Trattengo i singhiozzi e tento di creare meno rumore possibile, mentre Aurora mi strappa la Sony dalle mani e scatta foto di sua iniziativa.

Nel frattempo che Arianna discute la sua tesi sull'architettura eco-sostenibile, viaggio con la mente e ripenso alle parole scritte sulla pagina iniziale della sua relazione: "dedicata a mia madre, la mia eroina, la mia leonessa, la soluzione di tutti i miei problemi".

Come mi piacerebbe avere a disposizione una macchina del tempo per avvisare la me di dieci anni fa come il tempo vada via e non ritorni più, come sia inutile rimandare la propria felicità a data da destinarsi.
Come mi piacerebbe passare solo un'altra notte con la mia bambina, a farci le coccole sul divano, a fantasticare su principi azzurri.
Se solo ci fosse una possibilità...

"Anche questa è finita. Non so se sia un dispiacere o una gioia per te. Tanto piangi comunque..." si beffa di me Aurora mentre Arianna stringe le mani ai relatori presenti.

"Non prenderti gioco dei miei sentimenti!" ribatto, dandole una gomitata.

Attendiamo la fine di tutta la cerimonia e ci avviciniamo alla neolaureata, dal sorriso smagliante e gli occhi lucidi per lo sforzo.
La abbracciamo per un lasso di tempo infinito ed è lei a costringerci di lasciare la presa.

"Arianna, non voglio vedere un'altra piagnucolona! Credo che tu madre sia già abbastanza..." la ammonisce Aurora con la sua solita personalità grintosa e frizzantina.

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