Capitolo 29

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Le ciabatte ultra morbide e costose di Gabriel sono la cosa migliore che mi sia successa oggi, insieme ai suoi comodi divani con l'opzione massaggio.
Il suo accappatoio è un pelino grande ma ci farò presto l'abitudine.
Mi trovo qui da meno di un'ora e sembra che sia già diventata casa mia.
È moderna, elegante e super pratica con un sacco di comandi vocali che controllano la temperatura e che ti permettono di regolare l'intensità di luce, di avviare la lavastoviglie e di accendere la TV con un solo richiamo.
Percorro a lenti passi il soggiorno, cercando di cogliere quanti più dettagli possibili del mio uomo.
Sul muro sono appese delle foto del liceo e qualcuna di quando era a Chicago, nell'ufficio con suo padre o a guardare una partita dei Bulls con i suoi amici.
Sulle mensole noto molti oggettini che riportano la dicitura dei luoghi che ha visitato: Stoccolma, New Delhi, Honk Kong, Madagascar, Ankara e molte altre.

"Tutto bene? Come va adesso?" compare con una tazza fumante di camomilla.

Adoro che si prenda cura di me e non mi faccia sentire un peso.
È anche vero, però, che non devo approfittare della sua bontà.

"Sto meglio, grazie" reagisco.

La verità è che sto un inferno perché non ho nemmeno le parole per descrivere il mio stato d'animo.
Non riesco ancora a razionalizzare ciò che è accaduto con Vittoria e non mi capacito del motivo.
Sono arrabbiata con me stessa perché avrei dovuto difendermi nel migliore dei modi e mai avere la guardia calata.
Un po' è colpa mia se è successo e me lo merito, a causa della mia imprudenza e sfacciataggine.
Credevo davvero che mi avrebbe lasciata perdere e mi sbagliavo di grosso evidentemente.
Rabbia, confusione, autocolpevolezza si mischiano tra loro e causano questa sensazione di sottile insensibilità, la quale mi impedisce di manifestare qualsiasi tipo di sfogo.
Questo mi rende più nervosa del solito poiché significa che ho in me una bomba emotiva e che ho le ore contate.
Prima o poi l'ordigno esploderà e spero avverrà presto e nel momento giusto.

"Sai che puoi parlarne con me..."mi accenna, cingendomi da dietro.

Quest'uomo ha l'incredibile capacità di farmi sentire al sicuro e, cosa più importante, sa sempre come prendermi.
È assurdo, deve essere un extraterrestre.

"Sì, lo so. Però, sto bene. Non voglio che tu ti preoccupa inutilmente" mi giro e appoggio la testa sulla sua spalla.

È tutta la serata che mi sta vicino, mi coccola, mi prepara da mangiare e mi offre i suoi vestiti per mettermi a mio agio.
Molto probabilmente si aspetta che io pianga, urla o strepiti ma no.
Per adesso, vorrei soltanto alloggiare tra le sue braccia e non pensare a nulla, una volta tanto.

"Va bene. Cosa facciamo? È notte fonda ma sembra che tu non abbia intenzione di dormire" svela con un ghigno malizioso.

"Beh, sembra che anche tu non sia affatto stanco" mi limito a rispondere.

"Che ne dici di un film? Sempre che tu non abbia voglia di qualcos'altro..." ridacchia, mentre si dirige verso il divano e apre Netflix.

"Vado a prendere una coperta. Scegli un film e ti prego, niente di troppo smielato come Notting Hill o Prima di te" impera e si dilegua dalla stanza.

Al signorino non piace il genere romantico, eppure è sempre pronto a fare il carino e gentile.
E poi, è un romanticone nato e se non vuole guardare film sentimentali è perché ne ha visti fin troppi da bambino.
Dunque, scarto gli horror ed escludo anche i polizieschi.
C'è il genere d'azione/avventura e la commedia, la quale prediligo.

"Allora?" ritorna lui con una lungo e coloratissimo plaid che adagia sulle nostre ginocchia.

"Ehm, che ne dici di una commedia con Ben Stiller?"

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