51. Conti loschi

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Jaxon mi porta a casa ancora euforico per la parità, non manca di ringraziarmi per essere stata a bordo campo invece con i miei zii sugli spalti, mi è mancata la telecronaca di Mateo in diretta durante la partita. "Sono riuscita a trovare quello che cercavo in quei conti che mi ha girato Gin." Mio marito esulta e mi incita a battergli il pugno. Mi carica in spalla e mi porta dentro casa, i miei zii devono già essere a letto, atterriamo sul letto di camera nostra e Jaxon mi si addossa con tutto il peso sopra, mi prende una mano e me la posa sulla patta dei suoi pantaloni. "Senti come sono duro per te. Ho bisogno di affondare dentro di te piccola." Lascio che mi spogli completamente, sfrega le dita sul mio piercing e io sussulto. "Anche tu sei pronta per me. Guarda come il tuo corpo mi dice che ha bisogno di me." Le sue parole sono vere. "Ho bisogno di te Jax. Ho bisogno di te dentro di me, che mi fai stare bene." Mi guarda lascivo perché non si aspettava che gli dicessi cosa voglio. Mi allarga le gambe con un ginocchio e con un colpo di reni ben assestato si spinge dentro di me fino in fondo. I miei ormoni diventano febbricitanti mentre mio marito mi fa sua, mi succhia ogni centimetro di pelle mentre si spinge deciso dentro e fuori dalla mia intimità. Mi succhia il capezzolo duro e lo mordicchia giocoso. "Quando saranno più grosse e piene. Porca puttana, te le succhierò ancora di più." Prendo mio marito per i fianchi mentre lui preme il pollice sul clitoride. "Vieni." Mi ordina e il mio corpo obbedisce. "Bravissima." Mugola prima di venire a sua volta e accasciarsi accanto a me. "Buonanotte piccola." Mi addormento rannicchiata al suo petto mentre l'aquila mi osserva fiera.

Mio padre è venuto a trovarci questo weekend, per fortuna Jaxon non aveva partite, ma io devo parlare con lui di diverse cose. Ovviamente Jhon ride e scherza di football con suo fratello e mio marito, non sospetta che ho capito i suoi traffici. Finito il pranzo gli chiedo se possiamo parlare due minuti in privato e lui annuisce serio. "È successo qualcosa? Ti vedo strana." Esordisce una volta che ci siamo chiusi nello studio di Liam. "Ho controllato a fondo i conti che mi ha fornito Gin. Quando pensavi di dirmelo?" Mi guarda stupefatto come se non capisse. "Come fai a fare quella faccia quando è così alla luce del sole?" Sono allibita di scoprire questo lato di mio padre. "Non capisco cosa tu stia dicendo Elena, mi fai preoccupare." Sospiro esasperata, non ho voglia di tirare avanti questo gioco ancora molto. "Quando pensavi di dirmi che hai dei traffici poco puliti? Cosa sono armi? Droga? Bambini o addirittura donne?" Spurò velenosa e vedo la sue espressione cambiare. "Gin mi aveva avvertito che avresti potuto capire, buon sangue non mente in effetti. Da cosa lo hai capito?" Si siede alla scrivania come un perfetto uomo di affari. "C'è una transazione ricorrente ogni metà del mese e magicamente dopo qualche giorno torna, cifre grosse come mezzo milione non passano inosservate." Annuisce serio. "Sono solo armi e droga. La nostra famiglia non traffica e non trafficherà mai persone." Mi ammonisce serio. "Perché non me lo hai detto?" Si insomma è sbagliato quello che fa, ma non penso di potergli fare la predica. "Perché eri appena arrivata qua e io non volevo coinvolgerti negli affari di famiglia, non subito. Avevo paura che pensassi male di me. Poi hai iniziato a frequentare Jaxon e allora ho lasciato perdere. Insomma avreste avuto la vostra vita e gli affari di famiglia sarebbero morti con me e Liam. Tuo marito sa qualcosa?" Scuoto la testa. "No, non gli ho detto ancora nulla, ma non voglio tenere segreti con lui. In più qualche tuo socio ti sta derubando." Scatta dritto, ora ho ancora di più la sua attenzione. "Vedi questi piccoli versamenti, sembrerebbero per una manutenzione o altro, ma quando ho controllato il destinatario finiscono in un conto non tracciabile." Controlla i fogli che gli o messo davanti e ne prende atto come se lo sospettasse. "Sono stati furbi, ma tu li hai beccati, brava. Manda tutto a Gin. Le dirò che ora sai anche della parte nera dei nostri affari. Ti farà controllare altro. Non una parola con tuo marito, potrebbe diventare pericoloso. Probabilmente chi fa quei versamenti è chi ha cercato di farti fuori." Annuisco. "Ehi, se non vuoi avere a che fare con tutto questo puoi. Puoi restarne fuori, anche se mi piacerebbe averti dalla mia parte anche in questi affari." Si alza e mi abbraccia stretta. "Purtroppo quando arrivano i soldi arrivano anche quelli sporchi. Con le varie società ripuliamo i soldi derivanti dai traffici illeciti. Il petrolio non poteva essere l'unica nostra fonte di sostentamento. Anche perché nel caso di imprevisto è un mercato molto competitivo e ti schiaccia senza pensarci." Usciamo dallo studio per tornare in salotto con gli altri, mi siedo vicino a Jaxon che sta parlando con Liam ancora di football. Quando mio padre riparte per tornare a Seattle mi chiudo in camera a riflettere, è pericoloso quello che fanno mio padre e mio zio, ma hanno cercato di farmi fuori anche solo per non farmi controllare quei conti. Jaxon entra in camera e lo vedo che ha già capito che qualcosa non va, si stende accanto a me, mi prende le mani e mi invita in silenzio a stendermi accanto a lui. "Sputa il rospo piccola. Sai che qualsiasi cosa sia a me puoi dirla." Mio padre non sa del passato da membro di una gang di Jaxon quindi glielo devo dire anche se Jhon non vuole. "Si tratta degli affari di Jhon e anche di Liam." Mi guarda preoccupato più che mai. "Sono dei gangster in poche parole." Jaxon ridacchia sommesso, non sembra sconvolto. "Lo sospettavo da un po'." Apro la bocca shoccata. "Perché non mi hai detto nulla?" Chiedo quasi isterica. "Calma piccola. Non te l'ho detto perché avevo solo il sospetto e tu stravedi per lui e lo consideravi più che una buona persona, tipo cavaliere senza macchia e senza paura. Non volevo essere io a distruggere quest'immagine di tuo padre, per un sospetto poi." Sospiro pesantemente perché in effetti ha ragione, non gli avrei creduto fino in fondo se non avessi avuto la certezza detta da mio padre che le cose stavano così. "Ti ha offerto di far parte anche di quel tipo di affari?" Annuisco seria. "Per assurdo ero così arrabbiata quando ho scoperto che tu facevi parte di una gang e ora che scopro che mio padre fa il boss non riesco ad essere arrabbiata con lui e non so perché." Jaxon mi accarezza la guancia con delicatezza. "Perché è tuo padre e puoi scegliere di non far parte di quel mondo mentre con me sei stata catapultata nel mio passato che ti avevo nascosto e dal quale non avevi scelta se non affrontarlo." Mi bacia la fronte. "Ti darebbe fastidio se io entrassi in quel tipo di affari con mio padre e mio zio?" Lo sento sospirare. "No, fastidio no, mi preoccuperei per te ovviamente. Com'è normale che un marito si preoccupi per sua moglie, ma promettimi che non mi terrai mai nascosto nulla di quel tipo di affari nel caso decidessi di accettare la proposta di tuo padre. In più dovrai girare sempre armata." Sembra tranquillo mentre ne parla e continua ad accarezzarmi il viso. "La mia piccola boss." Mi scimmiotta divertito mentre si protende sopra di me. "Sei già duro piccolo." Mi bacia la pelle sul collo. "Sono sempre duro per te piccola." Tasto il suo petto finché non trovo l'orlo dei pantaloni, li strattonò giù liberando la sua erezione, la prendo in mano e mi muovo come so che gli piace. "Brava piccola. Quando te lo dico fermati, sai che mi piace venire dentro la tua intimità." La sua voce è bassa e gutturale. Mi solleva la maglietta e mi deposita dei baci casti sulla pancia per poi strattonarmi giù i pantaloni con le mutandine e lanciarli via. "Mettilo dentro." Faccio come mi ha chiesto, lo posiziono e lui con una spinta e tra dentro di me. "Cazzo, il mio posto preferito. Non so se riuscirò a dividerlo con mio figlio o figlia." Gli do una pacca sulla spalla mentre lui si muovo lentamente. "Ti amo." Mi confessa prima di aumentare il ritmo, si deve essere accorto che io sono vicina. "Ti amo." Confesso a mia volta prima di venire ansimando. Lui viene a ruota mugolando il mio nome. Si sdraia accanto a me, ma mi tira giù con se in modo che non debba togliere il suo sesso da dentro di me. "Non mi farò mai un tatuaggio per l'appartenenza ad una famiglia a stampo mafioso." Jaxon sghignazza di gusto. "Solo le gang di strada hanno i tatuaggi di riconoscimento, i pezzi grossi come tuo padre e tuo zio non ne hanno così nessuno li può associare agli affari illeciti delle gang." Gli accarezzo la clessidra che ho odiato tanto, ma alla luce degli ultimi sviluppi la odio un po' meno. Jaxon invece giocherella con l'anello di suo nonno che porto al collo.

Sono chiusa in bagno con un dannato test di gravidanza, nessuno sa che l'ho preso. Lo fisso tremante, Jaxon è in palestra, ma domani mi accompagna alla visita dal dottor Fox. Prendo il foglietto delle istruzioni e le seguo alla lettera, imposto timer di cinque minuti. Sono i fottuti cinque minuti più lunghi della mia vita. In questi cinque minuti mi scorre davanti agli occhi l'ultimo anno e come la mia vita sia cambiata. Un figlio la stravolgerà di nuovo. Il timer suona che sono finiti i minuti, mi avvicino lentamente, ho paura di vedere il risultato. Due linee, sono incinta. Mi appoggio al mobile del bagno e mi scende qualche lacrima, domani lo scoprirà anche Jaxon. Mi disfo di tutto così da non lasciare traccia del test. Il giorno dopo Jaxon guida su di giri verso l'ambulatorio del ginecologo. L'infermiera ci chiama ed entriamo nel ambulatorio dov'è il dottor Fox ci accoglie gentilmente. "Bene, allora hai avuto problemi in questo mese?" Scuoto la testa. "Ho in ritardo di una settimana." Il dottore annuisce serio mentre Jaxon mi guarda stupito, non aveva tenuto dietro al ciclo. "Si accomodi che verifichiamo, immagino che voglia assistere anche lei signor O'Donnel. Si può sedere da questa parte. Mi metto sul lettino come indicato mentre Jaxon si siede accanto a me e mi posa una mano sulla mia. Il dottore scorre l'ecografo sulla mia pancia e dopo un po' si ferma su un punto in particolare. Fa diverse misurazioni e poi spegne la macchina. "Congratulazioni, avrete un bambino. Sei incinta da due settimane buone." Mi giro verso Jaxon che si nasconde con la testa bassa, quando la alza vedo che sta piangendo. Non l'ho mai visto piangere così a dirotto. "Non provare a dire a nessuno che mi hai visto piangere." Annuisco mentre mi pulisco la pancia dal gel e Jaxon si asciuga alla meno peggio le guance. "Bene, io farei dei controlli mensili al momento e delle analisi del sangue per vedere se c'è qualche carenza così da colmarla con qualche integratore. Il prelievo te lo farà l'infermiera nel ambulatorio qui accanto e una volta avuto i risultati ti manderò una mail con eventuali integratori da prendere. Ti segno l'appuntamento tra due mesi per questa volta, è inutile vedersi tra un mese per ora." Mi passa il foglietto con la data del prossimo appuntamento e poi chiama l'infermiera per il prelievo. Tornati a casa Jaxon mi trascina in camera anche se la casa è vuota. "Si cazzo, si. Avremo un bambino." Mi solleva e mi fa roteare in aria, quando mi rimette con i piedi per terra si inginocchia e mi bacia la pancia tenendomi stretta in modo che non possa muovermi. "Ti prometto che sarò un padre migliore del mio." Accarezzo i capelli di mio marito perché capisco che abbia bisogno di dirlo. "Ora però mi devo deificare alla signora O'Donnel. La farò stare bene." Mi bacia addossandomi alla parete, le sue labbra sono fameliche sulle mie. "Vedrai che sarai un padre fantastico." Si addossa completamente a me e sento la sua erezione premere sulla pancia. "Dopo non potrò più spingermi così addosso a te, ci sarà la pancia. Porca puttana non vedo l'ora." Gli butto le braccia al collo e appoggio la fronte al suo petto, lui mi costringe a guardarlo per tornare sulle mie labbra. Mi solleva per le cosce e mi trasporta fino al bagno, apre l'acqua della doccia e inizia a spogliarmi. Facciamo l'amore come se ci fossimo ritrovati dopo tanto tempo.

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