49. Trasloco

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Jaxon ha ricevuto una mail dal coach Peterson che lo aspetta dopodomani che c'è un allenamento con la squadra e ha preteso che mio marito ci fosse così abbiamo anticipato il trasloco. Sto prendendo dei vestiti leggeri per la maggior parte dato che Los Angeles ha delle temperature più miti, Jaxon era scocciato di dover partire prima, non gli ho ancora detto che l'altro ieri ho smesso di prendere la pillola, ora ho il ciclo, non so se possa succedere così velocemente. Spero sia la decisione giusta, spero che saremo pronti quando succederà. È migliorato moltissimo da quando l'ho conosciuto e non ha mai nascosto di volere molti figli. Sono seduta sul letto in un vortice di pensieri quando lo vedo sulla porta che mi scruta. "Tutto bene piccola?" Si avvicina e si siede sul letto accanto a me. "Si, tranquillo." Mi prende per il braccio e mi tira su per farmi mettere a cavalcioni su di lui. "Non è vero. Dimmi la verità." Devo togliermi il peso di ciò che gli sto nascondendo. "Ho smesso di prendere la pillola dal altro giorno." Sputo fuori tutto d'un fiato, mi guarda sorpreso. "Davvero? Ma non mi sembri felice." Mi accarezza la guancia. "Si davvero, ora che te l'ho detto sto meglio. Ho solo paura del futuro. Insomma se sarò una buona madre o diventerò come mia madre." Mi fissa con quegli occhi penetranti. "Non sei come lei. E poi non sei sola, ci sono io con te." Riesce risollevarmi il morale. "Quindi da quando ti finisce il ciclo c'è la possibilità che tu rimanga incinta?" Mi stringo nelle spalle. "Non so, non sono così informata sulla questione, ma presumo che se non è subito può essere dopo non molto." Mi alza la felpa e me la sfila, mi passa le labbra sul seno contenuto a mala pena dal reggiseno. "Ti amo." Continua ad accarezzarmi ovunque. "Hai l'assorbente interno?" Annuisco mentre la sua mano trova il piercing e io sussulto. "Non vorrei che Jhon pensasse che lo abbandono qua da solo." Ecco forse finalmente sono arrivata al nocciolo della malinconia che ho addosso oggi. "Tuo padre non lo pensa affatto. Lo torneremo a trovare tutte le volte che vuoi e poi saremo a casa di suo fratello quindi non stai scappando da loro." Si butta all'indietro sul letto e mi porta giù con lui, ridacchiamo assieme, sa come calmarmi quando i pensieri prendono il sopravvento. Chiudo la valigia a fatica e Jaxon la porta al piano di sotto. Melania ci saluta con le lacrime agli occhi, saluto mio padre abbracciandolo forte. "Mi raccomando chiamate quando arrivate e poi ci vedremo presto per la cerimonia. Sapevo che ti saresti fatta strada senza problemi qua in America." Mateo invece è più leggero nel saluto, è ovviamente dispiaciuto di non averci più sempre attorno. La squadra ci ha salutato ieri, siamo andati al campo e Jaxon ha comunicato le novità ai ragazzi, sono stati tutti contenti per la bella notizia. Connor e Igor ci scortano fino al jet, caricano le valige e saliamo su sedendoci nelle poltroncine.

Atterriamo all'aeroporto internazionale di Los Angeles, la macchina è già pronta, caricano i bagagli, partiamo e mando un messaggio a mio padre dicendogli che siamo arrivati e lo rassicuro. La casa dello zio è un attico in uno dei grattaceli del quartiere. Entriamo nella casa sempre attraverso gli ascensori con codice. Dovrò imparare dei nuovi codici di accesso, osservo la J nera tatuata sul mio polso e non posso non essere felice di essere qui con mio marito. "Siete arrivati ragazzi." Liam si avventa prima su di me e poi su mio marito, Ivy è più pacata con i saluti, ci mostrano la nostra camera. È una stanza color crema e cenere, il letto è moderno, color antracite con lenzuola crema che riprendono le pareti. La cabina armadio é immensa, disfiamo i bagagli riempiendo la stanza quasi completamente. Jaxon chiude la porta, lo sento mentre finisco di sistemare i pantaloni. Mi carica in spalla e mi butta sul letto per poi insinuarsi sopra di me, allargo le gambe e lui senza farsi pregare ci si insinua facendomi sentire la sua erezione premuta sul mio sesso. "Battezziamo questo letto piccola?" Annuisco smaniosa, gli strattono la felpa mentre lui si avventa sulle mie labbra. Ci spogliamo frettolosamente, come se fossimo in astinenza da troppo tempo. Prende uno dei teli dal bagno e lo posa sotto di noi, mi toglie l'assorbente e lo butta nel cestino. Si fa strada dentro di me con prepotenza e anche le sue spinte sono feroci. Ansimo vicino al suo braccio quando sto per raggiungere l'orgasmo. Vengo abbandonandomi al piacere. "Si piccola. Sei bellissima." Continua a muoversi deciso finché non esplode dentro di me. Si ripulisce mentre io prendo un assorbente, insiste per mettermelo lui. "Ci avranno sentito?" Jaxon sbuffa divertito. "Prima o poi ci sentiranno date le nostre abitudini. Domani ho il primo allenamento, vieni con me al campo?" Annuisco convinta mentre torniamo in camera per rivestirci. Scendiamo dai miei zii che ci aspettano nella sala pranzo tutta agghindata. "Lei é Marisol, la governante. Per qualsiasi esigenza potete chiedere a lei." Connor si fa avanti e mi bisbiglia all'orecchio che ha nascosto due armi in casa, una nel ingresso è una nella cabina armadio di camera mia, lo ringrazio prima che sparisca nella sala di controllo assieme a Igor. Il pollo alla diavola è molto buono, chissà se è gentile e premurosa come Abigail. Il pomeriggio lo passiamo a giocare tutti assieme con le console, abbiamo deciso di fare maschi contro femmine. Abbiamo perso con valore contro sti due scalmanati. "Ah, non volevo dirlo al telefono con mio fratello perché forse sarebbe sembrato avventato. Ma a noi farebbe piacere se rimaneste qui sempre. Cioè non solo il tempo di trovare una sistemazione. Non dovete risponderci subito, ma pensateci d'accordo?" Guardo Jaxon che arriccia il sopracciglio. "Ci farebbe piacere Liam. Di sicuro sono più tranquillo sapendo che Elena non è mai a casa da sola." Liam sfodera un sorriso a trentadue denti e ci viene incontro per abbracciarci. Mi stendo nel letto e lascio che Jaxon mi baci tutta la schiena, mi stringe i glutei prima di stendermi e farmi addossare a lui.

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