48. Tatuaggio

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Jaxon

Mia madre è impietrita, ma doveva aspettarsi che Elena mi avrebbe difeso. "Moglie?" Balbetta con voce tremante, Jhon non le deve aver detto nulla mentre la andava a trovare in carcere. "Si mamma, non sono riuscito ad aspettare a sposare Elena. Non riesco ad immaginare la mia vita senza lei." Non la sta prendendo benissimo, speravo in un po' più di supporto da parte sua invece sembra mi voglia rinchiudere in un manicomio per depravati. Ok è vero che sono più incline a fare sesso più frequentemente e forse più osè mettiamola così. Elena mi riprende sempre quando vede che cerco di trattenermi, la sua opinione è quella che conta di più per me e lei mi ama, pacchetto completo con anche depravazione annessa. "Ma non è nemmeno maggiorenne? Lei ha dato il consenso a sua figlia per sposare un malato?" Jhon si schiarisce la voce. "Suo figlio non è malato. Se io avessi trovato in una persona quello che hanno loro l'avrei sposata senza pensarci due volte. Lei non li ha avuti sott'occhio negli ultimi mesi, suo figlio non è lo stesso che era la prima volta che l'ho visto. A entrambi piace concedersi ai piaceri della vita, ma fanno bene, non lo trovo malato." La voce del padre di Elena è pacata e sembra arrivare a colpire mia madre dove serve. "Ho firmato con una squadra di football, tra una o due settimane ci trasferiamo a Los Angeles." Fa finta di andargli di traverso la bevanda e tossisce platealmente, odio quando fa questo teatrino. "Come vi trasferite? Avete già dove andare?" È preoccupata e la capisco. "No, in questi giorni guarderemo gli annunci per trovare un appartamento in cui stare." Mia madre finalmente sembra acquietarsi. "Potreste stare da mio fratello Liam. Ne sarebbe così felice di avervi nella sua enorme casa vuota. Si lamentano sempre di essere solo lui e Ivy." La proposta di Jhon è allettante, ma deve andare bene anche a Elena. "Per te andare da tuo zio potrebbe andare bene?" Le chiedo e lei annuisce serena, devono farle un monumento a questa santa donna che mi sopporta. "Allora chiamo mio fratello." Prende il telefono e chiama subito la persona interessata che risponde dopo poco. "Buongiorno Jhon, a cosa devo la chiamata?" Bhe sembrano avere un buon rapporto lui e suo fratello, devo ammettere che da quando sto con Elena il mio rapporto con Mateo è migliorato notevolmente. "Jaxon ha firmato con i Rams." Non fa in tempo a finire la frase che si sente un fischio di esaltazione, direi che Liam è tifoso dei Rams. "Dicevo, lui e Elena si dovrebbero trasferire a Los Angeles a breve e pensavo che potrebbero stare da voi così sarei più tranquillo per la loro sicurezza." Liam medita per qualche istante. "Bhe che aspetti a spedirmi qua la mia nipote così che io la possa viziare come si deve?" L'ha presa bene lo zio di Elena. "Ah Liam c'è una cosa che ancora non sai." Liam resta interdetto e sentiamo che sospira. "Elena e Jaxon si sono sposati a inizio gennaio." Ivy esulta, la sentiamo bene dal viva voce. "Cosa? E non ci avete detto niente per essere presenti alla cerimonia?" Jhon si sorbisce la predica del fratello. "Liam, non c'era tempo per aspettare che arrivaste a Austin da papà e mamma." Liam incassa il colpo. "Allora faremo una cerimonia come si deve qua a Los Angeles. Non si transige. Avverti pure mia nipote e suo marito e fammi avere la lista degli invitati della famiglia dello sposo." Direi che ha trovato come rimediare, Elena mi guarda titubante, ma le stringo la mano per rassicurarla. Voglio che abbia una vera cerimonia, vederla col vestito da sposa. "Ti strapperò via il vestito bianco e faremo l'amore mentre tu mi sussurrerai che ne vuoi ancora e ancora." La vedo arrossire. "Ma io ne voglio sempre ancora e ancora." Sa sempre come stuzzicarmi, le faccio il solletico mentre Jhon finisce di chiacchierare con suo fratello. "Quando pensate di trasferivi?" Chiede infine Liam. "Prossima settimana contiamo di essere lì. L'allenatore mi ha già scritto un paio di mail per dirmi che è meglio se mi trasferisco il prima possibile." Mia madre e Jhon si scambiano qualche occhiata. "Ok perfetto ragazzi, vi aspettiamo allora." Jhon chiude la telefonata e ci avvisa che per questa settimana è meglio se seguiamo le lezioni a distanza, voterebbe evitare un'altra storia come quella di ieri.

Finalmente sono un po' da solo con Elena, è sdraiata sopra di me, passa l'indice sui tatuaggi del mio petto, evita la clessidra da quando ha saputo il motivo per cui ce l'ho, forse non gli è ancora andata giù del tutto la storia della gang. Ma poi mi sorprende e posa il suo indice sul quel tatuaggio in particolare, non dice nulla, ma lo prendo come un perdono per mia fortuna. "So che non è proprio il tuo preferito, avevo paura che ti pesasse ancora la storia della gang." Mi bacia dove è tatuata l'aquila. "No, so che non sei più quella persona e da una parte posso capire perché hai deciso di tenere questo tatuaggio. Mi è pesato che non me lo avessi detto, ma ora che non ci sono più segreti sono passata oltre. Sono felice come non lo sono mai stata con te." Amo sentire il battito del suo cuore contro il mio petto. "Tu mi hai reso la persona più felice nel universo piccola." Sento come le mie parole le facciano battere il cuore. Passa l'indice sul serpente arrotolato al teschio, nonostante sia macabro le piace, penso che non smetterò mai di imbrattarmi la pelle e vedo che a lei non dispiace. "Potresti farti un bel tatuaggio anche tu?" La prendo in giro perché so che non lo farebbe mai. "E cosa mi dovrei fare?" Sta al gioco. "Un bel dragone lungo la schiena ti starebbe a pennello." Ridacchia perché entrambi sappiamo che non lo farebbe mai. "Potrei farmi una J sul polso, non troppo grande." È seria? "Davvero?" Le chiedo quasi sorpreso. "Perché no?" La guardo di traverso. "Andiamo se ne hai il coraggio." La punzecchio e lei si alza prendendo le chiavi della sua macchina. "Andiamo signor non ci credo finché non lo vedo." Mi alzo, metto la felpa e la seguo fino al piano di sotto. "Dove andate?" Chiede mia madre vedendoci con la coda dell'occhio. "Elena vuole andare a farsi un tatuaggio." Rispondo ridendo perché secondo me torneremo a casa senza che se lo sia fatto. "Davvero ti fai un tatuaggio?" Chiede Jhon nemmeno troppo preoccupato. "A quanto pare si." Risponde Elena col sorriso in volto. Connor insiste per venire con noi e alla fine saliamo sul suv nero con la scorta. Gli dico l'indirizzo di un tipo bravo, per fortuna quello che mi ha tatuato il nome sapeva il fatto suo ed è venuto benissimo. Entriamo nello studio di Victor che ci saluta in grande stile. Elena gli spiega cosa vuole. "Allora una bella J in corsivo sul polso, ti puoi gia accomodare, faremo presto." Aspetto Elena sui divanetti della sala d'attesa. Dopo un po' il tipo mi chiama, ha voluto che vedessi il tatuaggio prima di coprirlo con la benda. "Ora ci credi?" Annuisco sconfitto, ma ridacchio. Le sta bene quella lettera sul polso. Paghiamo Victor e usciamo dallo studio, chissà come sarà casa di suo zio Liam. "Io e te non abbiamo mai seguito le tappe per di relazione normale. Alcune le abbiamo saltate altre le abbiamo proprio eliminate. Forse è presto, ma non voglio essere troppo grande e avere figli relativamente piccoli. Se smettessi di prendere la pillola?" Passeggiamo nel quartiere mentre Connor e Igor sono a poca distanza. "Tu dici che siamo pronti?" Ha solo diciannove anni e io le sto già proponendo di diventare genitore, forse per lei è effettivamente presto. "No, secondo me nessuno è pronto, lo si diventa per forza." Sospira. "Ma se per te è presto possiamo aspettare un anno ancora, di più non so. Non vorrei essere vecchio quando i miei figli saranno grandi tutto qua." Fa passare il mio braccio sulle sue spalle. "Ho capito il tuo punto di vista, ma c'è una cosa che anche se avremo dei bambini non voglio rinunciarci." La fermo e la guardo con aria interrogativa. "La nostra vita sessuale, mi piace così com'è e non ci rinuncerei mai." Pensa davvero che io riuscirei a non fare l'amore con lei. "Nemmeno sotto tortura rinuncerei a fare l'amore con te. Anche se ci saranno dei marmocchi in giro per casa io e te saremo sempre i soliti a letto e anche fuori dal letto." Sembra convincersi. "Lascio a te la scelta piccola se smettere o meno di prendere la pillola ora, qualsiasi sia a me andrà bene." Annuisce un po' controvoglia, avrebbe preferito non dover scegliere. Camminiamo fino ad un quartiere che riconosco bene, qui c'è la casa di Trevor. Chissà come se la passano, senza rendermene conto punto proprio verso quella casa, anche Elena la riconosce. C'è stata una retata della polizia a giudicare dal nastro e dalla notifica sulla porta. Torniamo alla macchina senza chiederci oltre che fine abbiano fatto tutti quelli che frequentavano la casa.

Jhon non ci crede che sua figlia si sia tatuata, ma posso confermare che lo abbia fatto. La mia famiglia di origine è andata in pezzi, ma ne ho trovate due, una con mia moglie e l'altra è con suo padre e mio fratello. Mentre Elena discute con Jhon i dettagli del nostro trasloco raggiungo Mateo. "Come va?" Si gira di scatto non aspettandomi nella sua stanza temporanea. "Bene, insomma per quanto possa andare bene in una situazione del genere e non dico solo per papà." Mi siedo con lui nel letto. "Non siamo di certo una famiglia normale." Ridacchio e lui mi segue nella risata. "È che ultimamente ti avevo ritrovato come fratello e ora tu vai via così lontano." Sospettavo avesse questo timore. "Non sarò più il tuo vicino di stanza, ma resto tuo fratello e mi puoi chiamare quando vuoi, puoi venire a trovarmi e noi ogni tanto torneremo a Seattle per te, Jhon e la mamma." Lo abbraccio e lui ricambia, in ventuno anni penso di non averlo mai abbracciato mio fratello. La cena a base di carne è squisita Abigail è un'ottima cuoca e mi mancheranno i suoi piatti semplici. Mi stendo nel letto esausto, è stata una lunga giornata e ho proprio bisogno di starmene tranquillo con mia moglie. Elena esce da bagno dopo la doccia e si sdraia accanto a me completamente nuda. "Così mi tenti signora O'Donnel." Mi mordicchia la pelle. "È il mio intento signore." Mi rotolo così ora è sotto di me, il suo corpo aderisce al mio, ma bussano alla porta. Cazzo, resto in quella posizione, ma lascio entrare chiunque sia. È mia madre e capisce subito che probabilmente siamo nudi sotto le coperte. "Ho interrotto?" Chiede quando sa già la risposta. "No, non ancora." Mi fulmina con lo sguardo. "Volevo scusarmi per prima, non volevo dire che sei malato. Mi fa piacere che tu abbia trovato la persona della tua vita. Ora dovrai pensare a lei oltre che a te stesso." Si avvia alla porta per uscire. "Lo so, mi prenderò sempre cura di Elena. È da quando l'ho conosciuta che il mio mondo ruota attorno a lei e non più solo a me." Esce lasciandoci finalmente soli, quando guardo Elena vedo che le sono sfuggite un paio di lacrime. Le asciugo baciandole la pelle, le sue mani mi attirano verso il suo corpo caldo. Lascio che il suo corpo mi dica ciò che vuole, ciò di cui ha bisogno, data l'atmosfera so che non parlerà sta sera. Muovo il bacino per farmi spazio, lei allarga le sue gambe e mi accoglie perfettamente dove volevo, premo l'erezione sulla sua intimità, è dannatamente bagnata pronta per me. Lascio che il mio sesso scivoli dentro di lei lentamente, la vedo assaporare il piacere centimetro dopo centimetro. Non ci servono le parole per capirci ed è una cosa così naturale che non si può insegnare, è così e basta. Affonda le unghie nei miei muscoli quando la penetro completamente. "Jax." Ansima. "Ele." Rispondo iniziando a muovermi lentamente dentro e fuori dal suo sesso. Vorrei davvero che smettesse di prendere la pillola, ma le ho detto che è una scelta sua e la rispetterò. Mi tira i capelli e io vado fuori di testa quando lo fa, aumento la velocità delle stoccate. I miei occhi sono inchiodati nei suoi, non mi lascia scampo con quello sguardo. Viene mugolando e poco dopo esplodo dentro di lei. Mi accascio sulla schiena e lei ruzzola con la testa sopra al mio petto, la abbraccio e lascio che si addormenti così addossata a me.

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