37. Rientro

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Atterriamo a Seattle in piena notte, Mateo è voluto rimanere da sua madre qualche altro giorno, torneranno poco prima della festa in onore di suo padre. Nel tragitto aeroporto casa mia dormiamo entrambi e il povero Connor ci fa da autista. Per fortuna ancora mi ricordo il codice di accesso per la casa. È tutto buio, non ci credo che mio padre non ci abbia aspettati, mi guardo attorno e trovo finalmente l'interruttore per le luci del salotto. È tutto sotto sopra qui, Connor entrare la pistola dal fodero e ci fa segno di stare dietro a lui, Jaxon mi impala con le mani ai fianchi in modo che io stia tra lui e Connor. Entriamo nella cucina e trovo Abigail distesa sul pavimento. "Abigail." La chiamo e le scuoto lèggerete la spalla, mugugna quando si riprende, la aiuto a sedersi usando come schienale l'isola della cucina. Connor da il via libera dopo aver girato tutto l'appartamento da cima a fondo, entro nella mia camera, apro la valigia e vado a sistemare i panni nella cabina armadio, ho un brutto presentimento. Sto per uscire dalla cabina armadio quando dallo specchio vedo una sagoma nera che si muove dietro di me, corro e urlo. Il tizio incappucciato mi segue e cerca di raggiungermi, non mi sembra armato. Mi raggiunge e mi spintona, vado battendo la testa. Sento il sangue colarmi sulla fronte, sento anche delle vici e quello che presumo siano dei colpi di pistola. Oddio, fa che non sia stato Jaxon a sparare o a ricevere i proiettili. I ricordi si fanno confusi, sento le sue braccia forti che mi girano e mi sollevano leggermente. "Ho chiamato l'ambulanza, arriveranno tra poco sia per Elena che per Abigail. Cerca di tenerla sveglia." Connor impartisce ordini a Jaxon, cerco il volto del mio ragazzo, ma è sfocato. Cerco disperatamente di mettere a fuoco il suo volto, per un attimo ci riesco e lo vedo col volto completamente bagnato dalle lacrime, ha gli occhi con il terrore dipinto sopra, quel bel azzurro ora è un grigio scuro tendente al blu. "Per favore, resta con me. Resta sveglia piccola." Mi tiene tra le sue braccia e le sue lacrime bagnano anche il mio viso. Quando i paramedici arrivano, mi mettono la tavola sotto la schiena e lentamente mi portano al piano di sotto, Jaxon ci segue a poca distanza. "Tu va con Abigail, io vado con lei, ci vediamo all'ospedale." No, non vorrei separarmi da O'Donnel, ma so che Connor sta facendo il suo lavoro. Il tragitto in ambulanza per fortuna è breve, solo quando mi fanno scendere dall'ambulanza noto che la camicia della mia guardia di sicurezza è macchiata di sangue. Entrati al pronto soccorso rivedo Jaxon per qualche secondo prima che mi portino dove loro non possono entrare per farmi degli esami. Sento che i dottori mi chiamano, ma sembrano così distanti. "Elena, non cedere, resta qui." Mi ripetono, ho le orecchie ovattate, non mi sento per niente bene. "Elena sono il dottor Moore, mi senti?" Cerco di formulare una frase, ma l'unica parola che mi esce dalla bocca è. "Dottore." Lo sento sempre, ma sempre più distante. "Allora una tac total body, così sapremo subito cos'ha. Subito!." La barella riprende a muoversi e mi spostano lungo i corridoi dell'ospedale. Mi sballottano dalla barella al macchinario, fa un rumore terribile e io devo cercare di rimanere il più ferma possibile da quel poco che ho capito.

Sono in una camera da sola, il letto è comodo e leggermente rialzato, fuori è notte fonda, chiamo una delle infermiere col cicalino, ne arriva una di una certa età. "Buonasera, ha bisogno di qualcosa signorina?" Annuisco. "Dovrei andare a fare pipì e poi le volevo chiedere se può entrare una persona o due in camera." La signora mi aiuta a mettermi in piedi e ad arrivare al bagno, svuoto la vescica. Tornata al letto le rifaccio la domanda sulle persone in camera. "Signorina è notte. Vedrà che saranno tornati a casa e verranno domani." Scuoto la testa. "La prego faccia un tentativo." Annuisce sconfitta ed esce dalla stanza. La testa mi fa malissimo. Dopo una mezz'ora sento bussare e rispondo di entrare. Sia Jaxon che mio padre si catapultano dentro alla mia stanza e l'infermiera richiude la posta dietro di loro. "Ehi, sei sveglia." "Cavolo mi hai fatto prendere un infarto." Sono le prime cose che sono mentre si avvicinano per abbracciarmi. Si siedo entrambi dalla parte destra del letto. "Come ti senti?" Jhon mostra subito la sua preoccupazione. "Meglio, quando sono arrivata ero frastornata, sentivo male e non riuscivo a connettere, a formulare una frase. Ora sembra andare meglio." Lo vedo tranquillizzarsi in parte. "È stato terribile, non provare a spaventarmi così mai più." Mi rimprovera Jaxon per poi darmi un bacio sulla guancia. "Era nascosto nella mia cabina armadio, non l'ho visto perché era incappucciato." Jhon guarda in basso. "Probabilmente cercavano informazioni sulla compagnia, ma i dati sono ben protetti. Forse speravano di estorcerli a te o volevano usarti come ostaggio non saprei. So solo che Connor ha fatto il suo lavoro." Guardo Jaxon con aria interrogativa. "Ero stesa a terra col sangue sulla fronte il tipo era in piedi a fianco a te e ti puntava una pistola, Connor ha sparato per primo." La spiegazione è plausibile coi colpi che ho sentito mentre ero stesa. "Comunque ora ci penserà la polizia. Quello stronzo non ci romperà più le scatole perché finirà sotto terra." Jhon è davvero incazzato per sta storia. "Mi spiace non essere stato lì. Mi hanno trattenuto on consiglio per via di una proposta." Entrambi lo guardiamo in attesa che continui. "Vorrei farti entrare in azienda se sei d'accordo. So che lo seguirai anche lontano da Seattle se servisse, ma ci sono un paio di lavori che puoi fare anche se sei in giro o studi. Impareresti come funziona l'azienda di famiglia anche perché quando non ci saremo più io e Liam tu sarai l'unica Dallas in azienda e vorrei fossi preparata." Allunga la mano per stringere la mia anche se ho qualche flebo attaccata. "Waw, che notizia bomba per essere le quattro del mattino." Ridiamo tutti, ma so che dovrò dare una risposta a mio padre. "Davvero vorresti che imparassi a lavorare nella tua azienda e che un giorno io la guidi pure?" Sono esterrefatta quando lo vedo annuire serio. "Ma che lavoro potrei mai fare?" Chiedo quasi sopraffatta. "Ti manderanno i dati dei conti bancari e dovrai controllare quelli che risultano sospetti. Gin la ragazza che se ne occupa ora ti aiuterà e ti insegnerà il lavoro anche in remoto. È un compito importante perché è già successo che qualche amministratore spostasse somme anche piccole in altri conti bancari nei paradisi fiscali. Ma se denunciamo la transazione in tempo l'azienda non avrà ripercussioni legali." Cavolo é davvero una cosa importante, guardo che Jaxon che mi sorride, mi sta incoraggiando ad accettare. "Direi che posso provare a farlo." Jhon è davvero contento. "Il consiglio delibera domani la mia proposta, ma la considero praticamente accettata." Il nostro discorso è interrotto dal dottor Moore che entra nella stanza, riconosce Jhon e legge i risultati degli esami, ho una commozione celebrale, ma non grave, con un po' di riposo tornerà tutto a posto per fortuna, sento che Jaxon sospira di sollievo. "Allora cosa mi raccontate voi due di bello? Ah ho visto l'invito per la premiazione di tuo padre Jaxon. Ci verrò di certo." Mio padre torna a parlare con noi dopo che il dottore è uscito dalla camera. "Tutto bene, per ora sta procedendo tutto bene." Confermo, ma vedo che il mio ragazzo è in dubbio se dire qualcosa o meno, lo guardo negli occhi e lo vedo prendere coraggio. "Ho avuto tre proposte per passare a professionista sognor Dallas. I Seahawks, i Rams e i Patriots." Parla velocemente come se volesse togliersi un peso. "Cavolo è una bellissima notizia, complimenti Jaxon e chiamami pure Jhon. Sai già quale accettare?" Scuote la testa. "Non abbiamo ancora guardato bene i contratti." O'Donnel spiega qualche particolare in più a mio padre. "Bhe potremmo chiamare un avvocato sportivo e farci dare un occhio? Così sapresti quale è quello migliore." Jaxon ringrazia mio padre per la disponibilità.

Finalmente mi dimettono dall'ospedale, non ne potevo più di stare chiusa in quella camera, per fortuna Jaxon è sempre stato con me. Parcheggia la macchina nel parcheggio sotterraneo, scendo guardandomi attorno, probabilmente è un movimento involontario. Connor avanza da dietro l'angolo, si abbottona la giacca sicuro. "Bentornata. Mi fa piacere sapere che stai bene, mi spiace non aver controllato più a fondo la casa. Spero ti fiderai ancora di me come addetto alla tua sicurezza." Mi avvicino a lui e gli metto una mano sulla spalla. "Non ti libererai così facilmente di me, certo che mi fido. Ora torniamo in casa." Sorride e aiuta Jaxon con i miei bagagli. Arrivata in casa Abigail mi corre incontro e la abbraccio, poco dopo arriva anche mio padre, in pantaloni casual e maglione natalizio. Il maglione rosso e verde con un babbo Natale gigante. "E quello che roba è?" Chiedo sconcertata. "È la vigilia di Natale, sono in tema e ne ho anche per voi." Mi passa un maglione azzurro con un pupazzo di neve gigante mentre il maglione di Jaxon è marrone con un albero di Natale enorme davanti. Ci cambiamo in camera mia e accontentiamo mio padre indossando i maglioni. Tornati in salotto vedo il bellissimo albero che è in salotto, sotto ci sono dei pacchetti. "Io però non sono riuscita a fare i regali a nessuno." Li guardo dispiaciuta. Entrami mi guardano sereni. "Che tu sia qui e stia bene è già il miglior regalo. E poi è il primo Natale che non passò da solo quindi per me doppio regalo." Lo abbraccio stretto, ultimamente sono finalmente riuscita a sbloccarmi e far vedere agli altri le mie emozioni. Pensare che il Natale scorso ero a casa do Sara a festeggiare con la sua famiglia perché mia madre e Alessandro erano via per i fatti loro. Mia sorella era via col suo gruppo di amici. "È il nostro primo Natale assieme, l'anno scorso non mi ricordo nemmeno come l'ho passato quindi è un notevole regalo pararlo con te." Lo fanno per farmi stare meglio e ci stanno riuscendo. Mi deposita un bacio casto sulle labbra, non è il nostro solito, ma immagino si staia sforzando per fare il bravo fidanzato, come se Jhon non ci avesse mai sentito fare l'amore in camera mia qui a casa. Abigail fa capolino nel salone e ci comunica che il pranzo è pronto, ci sediamo nel tavolo che ora arreda il sala principale. "Domani è Natale, il pranzo lo hai già impostato pa?" Jhon mi guarda senza capire. "Hai fatto un menu particolare o hai lasciato scegliere ad Abigail?" Finisce il suo boccone. "Non ci ho pensato perché di solito ero da solo, quindi non preparavo nulla di esagerato, ma se volete organizzare qualcosa possiamo farlo più che volentieri." Guardo Jaxon che alza le mani in segno di resa. "Allora potemmo mettere giù un menu e poi andare a fare spesa?" I due uomini si guardano guardinghi, non otterrò granché da loro due. Finito il pranzo mi rifugio in cucina da Abigail intanto che quei due parlano di sport. "Possiamo preparare qualcosa di particolare per domani?" Mi sorride entusiasta e mi elenca tutto quello che è nelle dispense, praticamente ho un supermercato a casa. Scopro di avere tutto in casa per preparare il pranzo natalizio. "Per primo potremmo fare dei passatelli con guanciale e punte di asparagi, mentre di secondo il rotolo col polpettone va bene e i dolci farei i biscotti alla cannella con cioccolato e una bella torta." Abigail è d'accordo con me su tutto eccetto per la torta perché ne ha già ordinata una in una pasticceria. Mi stringo nelle spalle. "Vabbè, allora torta già fatta e quindi posso darti una mano domani mattina per preparare il pranzo." Acconsente a farmi mettere le mani ai fornelli, Jaxon entra in cucina mentre prendo qualche ciotola, voglio preparare i biscotti. Abigail esce silenziosamente dalla stanza. "A piedi nudi in cucina. Mi ecciti così piccola." Mi strizza il sedere. "Ci manca la cucina come posto." È il solito pervertito. "Non sei eccitata?" Mi chiede allungando la sua mano sulla mia pancia, si insinua dentro le mie mutandine. "Si che sei eccitata, il tuo corpo non mi nasconde nulla piccola." Poso una mano sulla patta dei suoi pantaloni, sento il rigonfiamento dei suoi pantaloni, lo strizzo leggermente e lo sento indurirsi di più. "Potremmo usare il tavolo." La sua voce è bassa e roca vicino al mio orecchio. Guardo il tavolo e poi mi giro portandogli le braccia al collo, mi solleva per il retro delle cosce e mi trasporta fino al tavolo, i biscotti li farò dopo.

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