Jaxon
Sono seduto su questa dannata panca nell'aula di tribunale nella quale giudicheranno quella bestia di mio padre. Non mi dispiacerebbe se prendessero in considerazione la pena di morte, ma non sarebbe mai abbastanza per tutto il male che ha fatto a quelle ragazze. Se avesse fatto una cosa simile a Elena io ne sarei uscito pazzo, probabilmente lo avrei strangolato a mani nude, con le mie stesse mani. Invece mia moglie è come sempre a fianco a me non solo fisicamente. Cazzo quanto la amo, spero in qualche modo che riescano a trasparire i miei sentimenti verso di lei. Suo padre stamattina ha voluto sapere qualche dettaglio su come è iniziata la nostra storia, quanto ero coglione a pensare di poterle stare lontano. Mi viene la nausea al solo pensiero di stare lontano da lei, ma questa aula sta diventando davvero asfissiante, allargo leggermente la cravatta. Chiamano mio padre a parlare sul banco vicino al giudice. "Signor O'Donnel lei sapeva che le ragazze in questione fossero minorenni?" Ovviamente nega e anzi dice che quelle ragazzine si erano dichiarate più che maggiorenni e lui le ha creduto. Incrocio per un secondo il suo sguardo. "Tu sei come me. Non puoi scappare da ciò che sei." Afferma guardandomi, tutta l'aula si gira nella mia direzione, è troppo esco velocemente dall'aula e vado a passo svelto al bagno degli uomini. Elena ovviamente è venuta a controllare, mi sto passando dell'acqua sul viso e ho allargato la cravatta. "Sono come lui." Elena non dice nulla mi preme sul petto e mi fa addossare alla parete. Le sue labbra sono sulle mie, le sue mani scorrono sulla camicia finché non trova quello che cerca, il mio corpo risponde al suo tocco. "Ele." Ma non risponde, l'altra volta che era così determinata è stato nell'appartamento di Trevor. Mi slaccia cintura e pantaloni, li abbassa assieme ai boxer, muove quella sua manina sul mio sesso. "Tu sei questo, mio marito e non mi stai violentando nonostante io ti sia saltata addosso. Ora fa l'amore con me. Ho bisogno di te." Sono spiazzato da come abbia scelto di rispondere ai miei timori, ma dovevo aspettarmelo, lei è mia moglie e mi capisce come nessuno aveva mai fatto prima. La sollevo e la porto dentro uno dei bagni, chiudo la porta e la addosso alla parete. Mi ha detto quello che vuole come gli chiedo sempre. Le abbasso i pantaloni fino le caviglie, gli poso i polpacci sulla mia spalla, non è proprio una delle nostre solite posizioni, ma oggi va così. La penetro smanioso, finalmente sono nel mio angolo di paradiso dove esistiamo solo io e lei, vedo che mi posa le dita sul viso, non mi ero accorto che erano uscite due lacrime, sfuggite al controllo. "Tu sei questo. E io ti amo così come sei. Probabilmente non ti amerei così tanto se fossi diverso." Sa sempre cosa dire e quando. "Ora ti scopo, ma quando arriviamo a casa faremo l'amore piccola." Mi spingo dentro e fuori dal suo sesso caldo e bagnato. "Sei mio e ti amo così tanto, alle volte vorrei che ti vedessi dal mio punto di vista." Ansima mentre le faccio raggiungere l'orgasmo. "Ti amo, ti amo più di quanto sia umanamente possibile." Le confesso mentre esplodo dentro di lei. Le parole di quel bastardo mi scivolano addosso e finiscono nel bidone grazie al mio angelo. Si riveste e io faccio lo stesso, mi sistema il nodo alla cravatta. "Ti ci lego con questa cravatta dopo." Vedo che ammicca felice, la mia moglie che sembra innocente invece è una grandissima porca. Usciamo dal bagno con ancora la faccia post amplesso, ma se ne faranno una ragione. Rientriamo in aula e mio padre ci fissa incuriosito, ha già capito cosa abbiamo fatto, ma che si fotta io non sono come lui ha ragione Elena. Mio padre si lecca le labbra, come se volessi provocarmi, ma non devo cedere perché è quello che vuole. "Tutto bene?" Mi chiede Jhon una volta seduti. "Si, avevo bisogno di un po' d'aria." Annuisce anche se secondo me anche lui sospetta qualcosa. "Sua moglie Melania era consapevole di ciò che avveniva in casa sua quando lei non era presente?" Mio padre risponde che mia madre sapeva benissimo, non ci credo che mia madre lasciasse fare quelle cose a quel porco in casa sua, già accettava a stento le abitudini lascive mie e di mia moglie. Mateo mi guarda e io sostengo il suo sguardo, speriamo entrambi che quel verme non esca più di cella.
Il giudice decide di fare una pausa, così usciamo dall'aula e stiamo in piedi distribuiti a cerchio tra di noi. "Quel cane sta mettendo di mezzo mamma. Spero che non gli credano." Mio fratello è su tutte le furie per nostra madre. "La mia deposizione è chiara sulla mamma, lei non sapeva nulla." Cerco di rassicurarlo. Giuliacci si avvicina a noi e attira la nostra attenzione con due colpi di tosse palesemente finti. "C'è qualcuno che vorrebbe conoscervi. Potreste seguirmi?" Annuiamo e lo seguiamo fino ad un folto gruppo di persone, sono tutte donne che mio padre ha violentato e ci sono anche le tre che erano minorenni. "Ma questo non influirà sul caso?" Chiedo per sicurezza, voglio vedere mio padre chiuso in galera. "No tranquillo, tu sei fuori dal caso con la deposizione che mi hai fornito." Una volta giunti vicino il procuratore chiama qualcuno e da dietro qualche donna escono tre bambini, sono i nostri fratelli. "Loro sono Jaxon e Mateo i vostri fratelli maggiori e lei è Elena la moglie di Jaxon." Ci presenta e quei tre mi guardano dritto negli occhi, cresciuti senza un padre per colpa di Marcus. "Ciao ragazzi, siete proprio uguali a mio marito." È Elena a fare il primo passo e la bambina, la più piccola per modo di dire gli porge un disegno. Lo guarda e vedo che ha disegnato noi tutti anche Elena con ognuno il nome sopra. "Perché io ho un braccio nero?" Chiedo istintivamente mentre Mateo ci raggiunge per vedere il disegno. "Bhe a Clara sono piaciuti molto i tuoi tatuaggi. Vi hanno visto in qualche foto sui social e ne è rimasta colpita." Sbuffo divertito, un'altra fan dei miei tatuaggi. "Anche io adoro i suoi tatuaggi, il mio preferito è il mio nome che si è tatuato sul braccio vicino alla spalla." Elena è così gentile con questi bambini, chissà se sarà ancora più dolce con i nostri figli. La immagino con una piccola Elena mentre le racconta le favole prima di affrontare il lupo cattivo in camera da letto. "Quanto sollevi bro?" Mi chiede il nanerottolo che mi fissa con aria di sfida. "Più di quanto pensi." Ribatto minaccioso. "Sei grosso, ma secondo me non sollevi nemmeno tua moglie." È davvero spavaldo, prendo il telefono e gli mostro che ha torto, è una foto che mi hanno fatto dopo un allenamento in cui Elena mi ha gentilmente fatto fa peso. "Cacchio ma l'hai sollevata sopra la testa!" Resta a bocca aperta, non fa più lo sbruffone. "Kevin e Mike sarebbero curiosi di passare una giornata insieme a voi, ovviamente anche Clara e lei vorrebbe che ci fosse anche Elena." Io e Mateo ci guardiamo negli occhi e accettiamo la proposta, le rispettive mamme ci ringraziano. "Ti ricordi di noi?" Mi chiede una di loro e mi trovo spiazzato. "Vagamente, purtroppo con gli anni i ricordi si fanno sfocati. Mi spiace per quello che vi ha fatto mio padre." Un'altra si gira e mi posa una mano sulla spalla. "Tu non sei come lui. Nessuna di noi ce l'ha con te." Quelle parole sono l'assoluzione che non pensavo di poter avere e confermano ciò che mi ha detto Elena prima. "Vi siete sposati così giovani. Chi si sposa più?" Kevin ricorda me fino a qualche mese fa. "Qualcuno che è innamorato e ha trovato la persona giusta con cui passare il resto della vita. Ma se me lo avessi chiesto un anno fa ti avrei detto che nessuno si sposa." Ridacchio mentre Clara arrossisce, non riesce a nascondere le emozioni, ma è un bene perché tenersi tutto dentro non é piacevole come far vedere i propri sentimenti a chi ami. "Si riprende, ci vediamo allora con i ragazzi." Stringiamo la mano al procuratore e torniamo sulla panca in attesa che tutti tornino ai propri posti. Il giudice rientra e in quel momento portano i aula Marcus seguito da nostra madre. Melania è fatta accomodare al banco e gli viene chiesto se sapeva cosa faceva suo marito. "No, non sapevo cosa facesse. Avrei portato via i miei figli da lui e da quella casa se avessi potuto. Non so se sia qui, ma ti chiedo perdono Jaxon. Non mi sono accorta di cosa ti obbligasse a fare tuo padre." Sta piangendo e ho un nodo allo stomaco, vorrei poter dirle qualcosa. Il giudice la rimprovera e lei si scusa, deve solo rispondere alle domande. Non si merita un trattamento del genere mia madre. Ascoltano le testimonianze di altre persone esterne alle violenze e dipingono mio padre come un angioletto immacolato. È snervante stare a sentire quante cazzate raccontano sul suo conto, non è né un brava persona nè buona. Finalmente la giuria si ritira per prendere una decisione, mi avvicino al procuratore. "Posso chiederle una cosa?" Annuisce gentilmente. "Posso scambiare due parole con mia madre?" Mi guarda storto e mi sconsiglia di parlarle prima che sia letto il verdetto sulle sue accuse. Torno a sedere e abbraccio Elena, facendola addossare al mio petto, ho bisogno di sentirla vicina. Jhon mi assicura che abbiamo fatto bene ad accettare di passare del tempo con quei ragazzini. Pensare di avere dei fratelli così più piccoli e una sorella. L'attesa è snervante e Mateo sembra più agitato di me. Finalmente rientrano i giurati e si siedono. Lèggono il verdetto di Melania prima e la ritengono non colpevole, che sollievo, potrà uscire di qui con noi. È il turno di mio padre, verdetto di colpevolezza, finirà i suoi giorni in cella. Sia io che Mateo siamo soddisfatti delle decisioni della giuria e Jhon esulta assieme a noi. Usciamo dall'aula e Giuliacci fissa l'incontro con i ragazzi per domani pomeriggio al campo del campus universitario. Melania ci raggiunge ancora distrutta, mi guarda terrorizzata. Le vado incontro e la abbraccio, lei si aggrappa a me con tutte le sue forze, è scossa dai singhiozzi. "Tu non hai colpa, ti fidavi di papà. Ma se ti può aiutare io ti perdono." Singhiozza più forte resto lì immobile finché ne ha bisogno, penso che sia la prima volta in tanti anni in cui la abbraccio così. Quando usciamo dal tribunale la folla è ancora lì e fa un chiasso terribile, prendo mia moglie per il fianco e andiamo a passo deciso verso la macchina assieme a Mateo, mia madre andrà in macchina con Jhon.
Entriamo a casa di Jhon per primi, probabilmente hanno trovato qualche semaforo rosso. Elena si cambia mettendosi degli abiti comodi e io faccio lo stesso, pantaloni della tuta e felpa, è dannatamente sexy anche vestita così mia moglie. Mi avvicino lentamente e la abbraccio da dietro, lei si addossa a me. "È finita. Finalmente." Lei mi accarezza la barba corta, le piace la mia barba. "Si e sono fiera di te." Nessuno mi aveva mai detto di essere fiero di me, è un'altra esperienza nuova per me e ovviamente è merito di Elena. Torniamo in sala, mia madre è seduta su uno dei divani con uno spritz in mano. Mi butto sul divano accanto e Elena prima di sedersi accanto a me prende un bicchiere di spritz. "Jaxon io davvero non immaginavo che tuo padre potesse farti cose del genere. Come è successo?" Me lo aspettavo questa domanda. "Una sera che tu eri fuori mi sono alzato, non riuscivo a dormire così pensavo di chiedere a papà, ma quando ha aperto la porta ho visto quella donna legata. Non sono riuscito a tornare in camera che papà mi ha preso per il braccio, mi ha fatto togliere il pigiama e i boxer poi mi ha legato alla sedia e mi ha detto che mi avrebbe insegnato come si comportano le persone grandi." Mi fermo un istante. "Ha fatto sesso e altre cose con quella donna davanti a me. Negli anni ha continuato alle volte facendo le cose più disdicevoli con quelle donne e quando ero un abbastanza grande le ha fatte fare anche a me quelle cose. La prima volta è stata sui tredici anni se non ricordo male." Mia madre è sbigottita se potesse vomiterebbe quel poco che ha nello stomaco glielo leggo in faccia. "Chiameremo un medico competente e ti aiuterò a superarla figliolo." La guardo storto. "Non ho niente da dire ad un dottore, non sono come mio padre e men che meno mi chiuderai in una clinica." La avverto cambiando tono di voce. "Ma come? Queste cose lasciano segni indelebili e tu neghi per cui hai bisogno di aiuto." Mateo fino ad ora era rimasto zitto. "Mamma Jaxon non ha bisogno di alcun dottore. Ha già tutto l'aiuto di cui ha bisogno. Ha me, ha Elena e anche Jhon." Mia madre ci guarda sconcertati come se fossi un maniaco sessuale pronto a colpire. "Voi non vi rendete conto che potrebbe invece essere come lui." Sta volta è Elena a dirgliene quattro. "No, mio marito non è come suo padre. Ha torto questa volta Melania." È inviperita, è pronta a controbattere a mia madre per difendere noi.
STAI LEGGENDO
Ce n'è sempre una
ЧиклитElena è una ragazza solitaria, pochi amici e anche in casa nulla è come dovrebbe essere. La sua vita procede come sempre fino a quel incidente, di lì tutto cambia e i cambiamenti portano sempre aria nuova. La storia è piena di violenza, linguaggio f...