46. Udienza

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Mi sveglio indolenzita, la faccia di Jaxon è affondata nel mio petto mentre le gambe sono intrecciate con le mie. Gli passo delicatamente le dita nei capelli, adoro farlo. Continuo finché non sento che mugugna qualcosa, scosta leggermente la testa. "Continua, per favore." Ritorna con la testa nel mio petto e riprendo a scompigliarli i capelli. Mi solleva la maglietta fino al collo, si avventa sul mio seno come se avesse una necessità animalesca, ansimo quando mi stringe il capezzolo con i denti, gli tiro i capelli e lui mugola. Scuote la testa veloce mentre mi tiene ferma per i fianchi. Gli mordo l'orecchio e istintivamente lui caccia due dita dentro la mia intimità e io gemo vicino al suo orecchio. "Jax." Ansimo mentre il suo pollice preme insistente sul piercing. "Vuoi la mia lingua o le mie dita per ora?" Lo guardo storto prima di dirgli che voglio la sua dannata lingua, quello che riesce farmi provare con quella mi manda fuori. Mi guarda malizioso prima di affondare nella mia intimità e sento la sua lingua scorrere sulla mia pelle sensibile. "Hai un buon sapore. Voglio che vieni sulla mia lingua piccola." Ordina prima di tornare vorace sulla mia intimità. La sua lingua non mi da tregua mentre con le braccia mi tiene ferma, inchiodata al letto e vicina a lui. Vengo gemendo, la sua lingua mi accarezza sapientemente. "Sei fantastica." Mugugna continuando i movimenti con la lingua. Si alza sulle ginocchia e si da piacere con la mano sul suo sesso. "Guardami, so che ti piace." Lo ammiro anche se preferirei fare altro. "Ti piace quello che vedi?" Allargo istintivamente le gambe. "Si, anche se preferirei sentirti dentro di me. Ho voglia di fare l'amore con te." Confesso con voce bassa, lo vedo che mi guarda con quel suo ghigno stampato in volto. "Sarà meglio." Affonda dentro la mia intimità e inizia da subito a muoversi con un ritmo sostenuto. La sua mano mi accarezza, la fede nuziale è calda e scorre lungo i miei fianchi. "Jaxon, ti amo." Lo sento ansimare mentre mi solleva le gambe per mettersele sulle spalle. "Ti amo Elena." Mugola mentre affonda più in profondità dentro al mio sesso. Vengo ansimando sonoramente, lo vedo sorridere soddisfatto prima di venire dentro di me. Entriamo in cucina per la colazione è mio padre è col giornale in mano, la prima pagina è con una foto gigante del padre di Jaxon, oggi si terrà la prima udienza e il procuratore ci aveva chiesto di andarci. "Come mi dovrei vestire per andare in tribunale?" Chiede mio marito di punto in bianco, Jhon abbassa il giornale e lo guarda comprensivo. "Se ti mettessi la giacca e la camicia sarebbe meglio, ma se proprio non vuoi mettere il completo dovrai metterti qualcosa di consono. Tipo jeans lunghi, una camicia e il maglioncino sopra." Penso che mio padre sia stato molto esaustivo, pure io mi dovrò vestire bene. "Non ho molta voglia di andarci." Sibila, ma lo sentiamo comunque. "Dovresti andarci, se non altro per tua madre che è davvero scossa dalla situazione." Jhon non nasconde che Melania è a pezzi per le vicende di cui è appena venuta a conoscenza. "Ci andremo, ha ragione, lo devo almeno a mia madre. Lei è in prigione senza che abbia mai saputo nulla." Ammette sottovoce quasi sconfitto. "È per questo che stavi lontano da mia figlia al inizio? Bhe più o meno lontano dato che sei venuto a trovarla in ospedale." Jhon non aveva mai chiesto nulla sui comportamenti di O'Donnel, ma penso che con questa storia che è venuta a galla sia normale. "Si. Avevo paura di essere come quella bestia di mio padre. Ma quando è rimasta con me quella notte d'estate e non è scappata via terrorizzata ho iniziato a sperare di avere una possibilità, ma non volevo illudermi. Poi è piombata da me come un carro armato, mi ha mostrato che non aveva paura di me nonostante sapesse la verità sul mio passato. Non ho più potuto fare a meno di lei da quella sera alla festa della confraternita." È una delle poche volte che Jaxon lascia vedere i propri sentimenti a qualcun altro che non sia io. "No, ma parlate pure di me come se io non fossi qui." Protesto, ma mio padre stamattina è dannatamente curioso. "Come dalla festa alla confraternita?" Posa il giornale sul bancone della cucina. "Era con Mateo quel giorno, la sera sono venuti alla confraternita e c'era una festa. Elena ha bisticciato con una delle cheerleader, devo ammettere che si sa difendere bene così l'ho presa di peso e l'ho portata fuori. Abbiamo scambiato due parole quasi civilmente e dopo l'ho portata in camera mia. Sapevo che era vergine, me lo aveva detto poco prima, ma ha lasciato che fossi io prendermi la sua purezza. Quando sono affondato dentro di lei è stato il paradiso, non avevo mai provato nulla del genere con una ragazza e da quella sera non sono più riuscito a fare a meno di sua figlia." Doveva essere proprio così specifico? Ora mio padre sa i scabrosi dettagli di come ho perso la verginità con Jaxon. "Ma se vi frequentavate già prima dell'estate come mai per tutta l'astate è rimasta a casa vostra con Mateo e i suoi amici?" Mio marito abbassa lo sguardo sul suo caffellatte. "L'avevo fatta stare male e così quello che temevo si era avverato. Mi sono allontanato per i motivi che le ho detto prima. Ma sono contento e alla fine non ci siamo riusciti a stare lontano. Non avrei mai immaginato di poter trovare l'amore e men che meno pensavo di sposarmi." Ammette per poi ridacchiare. "Amo sua figlia come nemmeno avrei potuto immaginare." Aggiunge per rimarcare il motivo per cui stiamo assieme. "Mi fa piacere che tu faccia parte della famiglia ora Jaxon. Mia figlia ti ama ed è felice e per un padre questo è tutto quello che potevo desiderare per lei." John guarda il suo orologio. "Sarà meglio prepararci o faremo tardi all'udienza." Scattiamo tutti in piedi. "Vieni anche tu?" Chiedo con mio padre che annuisce serio.

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