6. Malattie ereditarie

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Entriamo nel ambulatorio del dottor Lee, sarà la decima volta che Cora sgrida il figlio per aver scelto un uomo e non una donna per farmi visitare. Ci sediamo nelle sedie davanti alla scrivania, non so bene cosa aspettarmi. Un signore con di sicuro più di quarant'anni entra e si presenta come dottor Lee. "Mr Dallas, piacere rivederla. C'è qualche problema urgente?" Sembra tranquillo il dottore. "No, sono qui per far visitare Elena, mia figlia." Il dottore si gira verso di me e mi fissa stupefatto. "'Mr Dallas non mi prenda in giro, sappiamo entrambi che nella sua condizione non può avere figli." Jhon gli piazza davanti i risultati dei test della dottoressa Samuelson, il dottore li guarda attentamente e resta ancora più stupito. "Quindi lei è tua figlia." Ora sta prendendo più sul serio la situazione. "Si, avevo vent'anni quando ho fatto sesso con sua madre, avevo già problemi di sterilità, ma non completamente come ora. C'era una remota possibilità, ma è bellissimo sapere di essere padre." Jhon si stravacca sulla poltrona mentre sua madre gli appoggia una mano sulla spalla. "Bene allora Elena puoi a spogliarti e accomodarti sul lettino. Faremo l'ecografia interna e poi vorrei eseguire un'esame approfondito per verificare se hai ereditato o meno la sterilità che affligge la faglia Dallas." Mi alzo e lascio la stampella alla sedia. "Esame interno?" Chiedo dubbiosa al dottore. "Si, ti metterò l'ecografo dentro e con quello faremo l'esame." È molto chiaro nello spiegare cosa vuole fare. "Si può fare anche se non ho mai fatto sesso?" Chiedo per sicurezza, dato che non ho mai avuto a che fare con queste visite. "Ah, allora no, faremo la visita esterna e preleveremo della mucosa oltre che un pezzetto di pelle interna così che passa fare i miei esami approfonditi." Il dottor Lee è molto gentile, cerca di mettermi a mio agio. Mi spoglio e mi siedo sul lettino, mi mette del gel freddo sulla pancia e mi vengono i brividi. Passa il macchinetta su e giù per l'addome. "Bene direi che è tutto normale, le mestruazioni sono regolari? Abbondanti o no?" Mi chiede mentre stampa l'ecografia. "Sono regolari, sono abbastanza abbondanti, nei giorni centrali sono parecchio abbondanti." Nei giorni abbondanti sono uno straccio, resto nel letto perché faccio fatica a stare dritta. "Ora sentirai solo un leggero pizzicotto, preleverò un campione di tessuto." Si mette gli occhiali con delle lenti spesse, sento il metallo fresco appena dentro, in lieve pizzicotto e poi è fatto, mi posso rivestire. Mi risiedo accanto a Jhon, Cora mi guarda come se fossi sua nipote da sempre. "Allora dottore? Quanto ci vorrà per i risultati?" Chiede mio padre nervoso. "Mr Dallas comprendo la sua impazienza, ma voglio essere accurato quindi una settimana ci vorrà tutta. Comunque sua foglia sta benissimo, non ha alcun problema nel apparato riproduttore, l'unica accortezza consiglierei l'uso di un contraccettivo, sia in previsione di un'attività sessuale attiva, sia per limitare la quantità durante il ciclo in quanto così abbondante rischia l'anemia. Una pillola da assumere regolarmente." Jhon guarda Cora e poi guardano me. "Ti va bene ridurre il ciclo con la pillola?" Cora mi fa cenno di si, probabilmente il dottor Lee sa il fatto suo, non voglio di certo rischiare l'anemia. "Si, va bene." Vedo tutti rilassarsi e respirare di nuovo. Il dottore mi prescrive un'anticoncezionale, chiede a Jhon di riempire un barattolo così controllerà anche il suo liquido seminale se è cambiato qualcosa o meno. Una volta usciti passiamo dalla farmacia per prendere le mie pillole, il dottore mi ha spiegato bene come iniziarne l'uso.

A casa troviamo la tavola già pronta e imbandita. "Siete tornati. Com'è andata?" Chiede Liam al fratello. "Bene, lei sta bene, ma il dottore è meticoloso e pignolo quindi controllerà più che bene." Jhon sembra un'altra persona da quando ha scoperto di essere padre. Esco sulla terrazza per prendere un po' d'aria fresca, tutte queste persone, tutta sta frenesia degli ultimi giorni. Cora mi segue senza farsi sentire dagli altri. "Tutto bene cara?" Mi chiede appoggiando una delle sue manine piccole sulla mia spalla. "Si, è solo che non sono abituata a tutto questo. Non ho mai avuto dei nonni, non sono mai stata la priorità di nessuno e ricevere tutte queste attenzioni da persone che mi conoscono da qualche ora mi spiazza. Non che non ne sia felice, ma non so come gestire tutte queste emozioni in una volta." Mi asciugo le lacrime. Cora mi abbraccia e non dice niente in un primo momento. "Cara, mi spiace sapere che fino ad ora non hai avuto dei genitori che si potessero chiamare tali, ma permetti al mio ragazzo di mostrarti cosa vuol dire avere una famiglia. Tu sei la sua famiglia ora, non è più solo. Non ho mai visto quel sorriso sul volto di mio figlio. Per me è una gioia essere nonna. Forse noi siamo molto espansivi, ma vogliamo farti sentire parte della nostra famiglia, delle nostre vite." La nonna è riuscita a tirarmi su di morale, annuisco sorridendo alla signora Dallas. Rientriamo e tutti ci guardano curiosi, salgo le scale per andarmi a cambiare, metto dei pantaloncini e una maglietta a mezze maniche. Torno al piano di sotto, mi siedo sul divano, Mason si avvicina e mi fissa di nuovo negli occhi. "Hai gli stessi occhi di mio figlio, lo stesso sguardo. Sei mai stata in Texas?" Chiede con vice burbera. "No, non ci sono mai stata, non sono mai uscita dall'Italia." Confesso un po' dispiaciuta di non aver mai girato il mondo. "Allora ci devi venire, secondo me ti piacerebbe molto. Posso chiederti come mai non puoi piegare il ginocchio? Oltre al fatto che è stato un incidente." Il suo tono è cambiato, sembra aver tolto la facciata burbera. "Mi hanno bloccato il ginocchio così perché è dilaniato. Dovrei fare un intervento e sostituire il ginocchio per poter tornare a camminare normalmente." Annuisce pensieroso. "Ti piace il football americano? Dubito che Jhon non ti abbia fatto vedere una partita, lui è sfegatato per i Seattle Seahawks."  Mason lo conosce bene suo figlio. "Si ho visto una partita, ma non conosco le regole quindi non riesco a seguire bene la partita." Non è un brutto sport.

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